Demoni in Romania Il monaco esorcista e la novizia posseduta

Demoni in Romania Il monaco esorcista e la novizia posseduta CRONACHE GOTICHE I CREDENTI DIFENDONO PADRE DANIEL, CHE RISCHIA 25 ANNI Demoni in Romania Il monaco esorcista e la novizia posseduta La morte di Irina incatenata a una croce la storia PASCALBRUCKNER VASLUI (Romania) L'appuntamento è a Vaslui, una città senza grazia della Moldavia, provincia diseredata del nord-est della Romania. Devo incontrare Daniel Corogeanu, monaco ortodosso e principale imputato in una vicenda di sapore gotico che ha spaccato il Paese dal giugno 2005. Ma nella lugubre, hall dell'alberto Europa, dipinta di un blu notte che assorbe la luce già pallida della giornata invernale, scopro che l'incontro con l'uomo, rimesso in libertà in attesa del processo al quale potrebbe essere condannato a 25 armi di prigione, è stato annullato. L'avvocato ha ricevuto dal procuratore l'ingiunzione di proibire al suo cliente ogni intervista sulla stampa, soprattutto straniera, in attesa del irocesso. Potrei mettere in pericolo 'immagine della Romania a meno di un anno dah'adesione all'Europa. Nelle società modeme i fatti di cronaca come questo ci fanno disperare, riportanoci a un'epoca oscurantista che sembrava superata, infliggono una sonora smentita al nostro orgoglio di persone civili. E' una rivelazione della Romania contemporanea: una matassa che si srotola all'improvviso, coinvolgendo media, religiosi, psichiatri e poliziotti. Tutto comincia con una ragazza, Irina Cornici, nata a Birlad nel 1982. Suo padre, di salute mentale fragile, si suicida quando lei ha 2 anni. La polizia la trova mentre gioca con i piedi dell'impiccato. Insieme a suo fratello Vasile, leggennente ritardato, viene messa in orfanotrofio. Studia al liceo agricolo e nel 2002 va in Germania a lavorare come baby sit- ter e cameriera. Il 5 aprile 2005 toma a trovare un'amica, Paraschieva Anghel, monaca al monastero della Santa Trinità di Tanacu, distretto di Vaslui. La accompagna il fratello Vasile, anche lui ne frattempo diventato monaco. Il 9 aprile viene presa da una violentissima crisi nervosa: rotola per terra, batte la testa contro il muro, urla oscenità. I medici ignorano la chiamata di soccorso e le sorelle devono caricare Irina su una Dacia e, temendo che si possa ferire durante le convulsioni, la legano come ima salsiccia. Il medico di Vaslui annota che soffre di agitazione psicomotoria e delirio di persecuzione e sospetta una psicosi grave. La ragazza dice di essere posseduta dal diavolo, che la incita a peccare con gh uomini. Il 24 aprile, costretto a sgombrare il suo reparto sovrapopolato, il dottore la giudica stabilizzata e la la dimette. Le prescrive l'assunzione del Zaiprexa, un neurolettico contro la schizofrenia, e le dice di restare sotto sorveglianza. Irina deve dormire bene, evitare il lavoro nei campi, lo stress di lunghe preghiere e non esporsi al sole. L'8 giugno Irina, che nel frattempo si è installata nel convento e ha smesso di prendere le medicine per motivi di soldi, cade in stato di sovreccitazione, prega per tre giorni e tre notti senza bere né mangiare. Sopraggiunge una nuova crisi di urla blasfeme e parolacce: il prete del convento, Daniel Corogeanu, 29 anni, ex giocatore di calcio, vuole riportarla all'ospedale, ma il fratello Vasile, deluso dalla medicina ufficiale, lo dissuade. Là dove sono falliti i rimedi umani provvederanno quelli divini: si celebrano messe, si recita la preghiera a san Basilio per i posseduti e gh ammalati gravi. Lo stato della giovane non migliora: il diavolo la induce al peccato. Si dibatte con forza incredibile, vomita insulti. Per evitare che si faccia male o dia fuoco alla sua cella. Irina viene legata con catene avvolte in asciugamani su una croce improvvisata, per immobilizzarle ipolsi. E' una crocifissione per comodità, non intenzionale. Ma dà alla vicenda un aspetto di medioevo. Per giorni la ragazza rimane sdraiata, senza bere né mangiare altro che acqua santa, somministrata a forza, per non «alimentare il diavolo». Corogeanu s'improvvisa grande esorcista: litanie, genuflessioni, orazioni. Infine Irina si calma e viene slegata: mangia un po' di pane col the, parla piano, ma appare in uno stato letargico, respira con difficoltà. Vengono chiamati di nuovo i medici, che constatano un battito cardiaco debole e le somministrano sei dosi di adrenalina mentre la portano all'ospedale. Il medico di guardia però sostiene che Irina arriva al pronto soccorso morta già da 24 ore di disidratazione e denutrizione. La polizia va ad arrestare Corogeanu e il convento insorge. Le suore picchiano il rappresen¬ tante del vescovo e strappano la lettera che ordina la sospensione del prete. La popolazione locale è con loro, n monaco, invece di pentirsi, celebra la messa funebre per Irina, continuando l'opera di espulsione dei Maligno. Poi viene arrestato, insieme a quattro suore accusate di complicità. La difesa invoca l'errore medico e le buone intenzioni: Daniel voleva solo distruggere gh spiriti mahgni nel corpo della vittima. L'ha uccisa per salvarla, è un estremista della filan- tropia. La barba rossa e riccia, gh occhi ardenti, il berretto nero, appare un Cristo hippie un po' esaltato. Ha la dolcezza dei fanatici, dei ritratti dei martiri. Daniel, mi dice il suo avvoca- to, è come lo starez Zosima dei «Fratelli Karamazov»: «Assorbe la vostra volontà». Dostojevskij nel suo Tz^S^r etSSm è S^o^a^iT^tutt0 è in una nazione devastata dalla dittatura Ceausescu, i monasteri so no sorti un po' dapertutto, attirando giovani disoccupati e impoveriti, e preti mal preparati a svolgere la loro missione. La chiesa, garante per seco h dell'identità nazionale e della resi stenza agh occupanti, resta l'istitu zione più rispettata. Il neofervore postcomunista è volto interamente verso reliquie e miracoli. Il comuni smo non solo ha lasciato intatte le superstizioni, ma le ha rinforzate presentandosi come veicolo di una ragione infallibile. Oggi la ragione appare folle e la foiba ragionevole, e giovani diplomati di Harvard e Oxford tornano al loro Paese abbrac dando le forme più intransigenti del dogma religioso, i : Il dottore Silvestrovici, crnquan- ^'S SfSS questa stona a mostrare rimorso. Descrive Irina non come una folle invasa dal Maligno, ma come una ragazza bella e intelligente, vittima della schizofrenia. La sua clinica è malridotta, nella Moldavia misera dove i giovani disoccupati scappano a Ovest, la psichiatria viene conside- rata dal governo un lusso. Il dottore ha ritrovato la fede dopo 40 anni di ateismo, e dice che la tradizione ortodossa riconosce i taumaturghi, i miracoli, ma non gh esorcisti: «La schizofrenia di Irina era quella della società intera, siamo tutti colpevoli», Copyright© Le Monde Nel paese devastato da Ceausescu le chiese sorgono dovunque Il fervore postcomumsta vuole miracoli e reliquie j o rana77'a A crhi7^mnÌra La I agdZZd 6 SCniZOITeniCd ma i medici la dimettono e non ha soldi per i farmaci ^ ^^^ |a ^^ COU preghiere e digiuno Nella foto a fianco, alcuni religiosi del clero ortodosso in preghiera. Sopra l'immagine simbolo del film «L'esorcista», il classico dei film dell'orrore del 1973 di William Friedkin che raccontava la vicenda dell'esorcismo del demonio dal corpo di una bambina