Intercettazioni, Bush rischia l'inchiesta di Maurizio Molinari

Intercettazioni, Bush rischia l'inchiesta TELEFONI SOTTO CONTROLLO I DEMOCRATICI CHIEDONO UN'INDAGINE PARLAMENTARE PER STABILIRE SE LA CASA BIANCA ABBIA VIOLATO LA LEGGE Intercettazioni, Bush rischia l'inchiesta Nel discorso televisivo il presidente attacca i critici sull'Iraq e dice: «Stiamo vincendo» DALLA PRIMA PAGINA Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK I democratici sospettano che Bush abbia violato questa norma decidendo di autorizzare la National Security Agency ad eseguire trenta intercettazioni di comunicazioni intercorse fra gli Stati Uniti e località estere negli ultimi quattro anni. «Vogliamo anzitutto appurare quanto è avvenuto - ha detto Cari Levin, senatore del Michigan, aUa tv Nbc - e dunque dovrà essere il ministro della Giustizia, Antonio Gonzales, a venire a spiegarci su quah basi legali il presidente ha agito, solo dopo averlo ascoltato potremo dire se Bush ha violato o meno la legge». L'offensiva dei democratici è sostenuta anche da repubblicani come il presidente della commissione suU'Intellicente, senatore deUa Pennsylvania Arlan Specter, che si aspetta di sapere dalla Casa Bianca «chi è stato intercettato, perché ciò è avvenuto, quale è il contenuto delle intercettazioni fatte e che uso ne è stato poi fatto». La parola sta adesso ai leader repubblicani che dovranno far sapere se condividono o meno la richieste di Reid. Lo scenario che si profila è quello di audizioni a Capitol HiU che chiameranno in causa il rispetto deUe libertà civili da parte del presidente. «Se Bush ha autorizzato per trenta volte intercettazioni segrete senza chiedere l'autorizzazione del giudice - ha scritto in un editoriale il "Washington Post" - potrebbe aver commesso un reato per trenta volte». E' scesa in campo il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, con una raffica di interviste nelle quah ha affermato che (da legge del 1978 è stata scritta per dare la caccia aUe spie straniere e non a terroristi simili a quelli che ci colpirono l'I 1 settembre» e che quindi Bush «ha usato i suoi poteri di presidente per difendere i cittadini rispondendo aUe richieste fatte in questo senso daUa commissione di inchiesta sull'I 1 settembre». Ma la Rice è apparsa più volte in difficoltà quando le è stato fatto presente che il conflitto giuridico suUe intercettazioni rischia di finire di fronte alla Corte Suprema. «Non sono un avvocato» si è limitata a ripetere il Segretario di Stato evitando di esprimersi direttamente suUe obiezioni relative alla violazione della legge in vigore dal 1978. A ciò bisogna aggiungere che lo scontro suUe intercettazioni rende più difficile l'accordo al Senato sul rinnovo del Patriot Act. ((Anche in questo caso - ha detto Levin - si tratta di tutelare le libertà civili dei cittadini». In questa atmosfera pohtica arroventata Bush si è rivolto alla nazione in diretta tv dallo Studio Ovale - quando in Itaha erano le 3 del mattino di oggi - per iUustrare i progressi registrati in Iraq dopo U successo delle recenti elezioni politiche. «E' l'inizio di qualcosa di nuovo: una democrazia costituzionale nel cuore del Medio Oriente e ciò significa che abbiamo un alleato più forte nella guerra al terrore» ha esordito Bush per poi lanciare un duro attacco a chi lo critica: «C'è chi dice che abbiamo perso, che non vale la pena restare un giorno in più in Iraq ma io non lo credo, i nostri comandanti militari non lo credo, le nostre truppe non lo credono ed anche i nostri nemici non lo credono, sappiamo che temono la nascita di un Iraq democratico». Non è dunque ancora giunto il momento del ritiro: «Consegnerebbe l'Iraq ai terroristi, non abbandoneremo i nostri amici, andremo via solo a missione compiuta». Ma in ragione dei progressi politici di cui ha parlato Bush il Pentagono si avvia a ridurre il contingente di 20 mila soldati rispetto ai 160 mila presenti. i. , i .'. ^i \\ presidente Bush (nella foto nello Studio Ovale con Condoleezza Rice) si è rivolto agli americani in un discorso televisivo

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