Il nucleo delle comete è come una spugna

Il nucleo delle comete è come una spugna ESPLORAZIONE DELLO SPAZIO Il nucleo delle comete è come una spugna 1 RISULTATI DEL BOMBARDAMENTO DELLA «TEMPEL1 » CON UN PROIETTILE DI 4 QUINTALI SCAGLIATO DALLA NASA MOLTE LE SORPRESE: PIÙ' POLVERI CHE GHIACCIO, DENSITÀ 0,6 VOLTE QUELLA DELL'ACQUA. UNA CROSTA SOTTILE Mario DIMartlno (*) A poco più di tre mesi dall'impatto di un proiettile di rame del peso di circa 4 quintali lanciato dalla sonda della Nasa «Deep Impact» contro il nucleo della cometa Tempel 1, sono stati pubblicati i primi risultati di questo spettacolare "esperimento" spaziale e, come è praticamente sempre successo nel corso dell'esplorazione del Sistema Solare, non sono mancate le sorprese. L'impatto, che è avvenuto ad una velocità di circa 12 chilometri al secondo (circa 43.000 chilometri all'ora), ha espulso dal nucleo cometario alcuni milioni di chilogrammi di polvere fine, vapore d'acqua ed una sorprendente grande quantità di composti organici, tra cui formaldeide, etano e metanolo. Al momento della collisione, dal punto ir cui si è schiantato il proiettile si è levato un pennacchio di materiale caldo e luminoso (vapore e polveri) che si è allontanato dalla superficie ad una velocità compresa tra 7 e 10 chilometri al secondo. Questa nube è rimasta a contatto con la superficie del nucleo, le cui dimensioni sono di circa 14 chilometri, per 22 ore, prima di separarsi e assumere una forma ad arco. La sequenza di osservazioni spettroscopiche del materiale espulso ha permesso di rilevare la banda dell'acqua prodotta dalla liquefazione del ghiaccio, come conseguenza del calore liberato dall'impatto, a cui ha fatto seguito dopo circa due secondi una nube di particelle di ghiaccio, miste a granelli di polvere, provenienti dalle parti più interne del cratere le quali non sono state soggette a fusione o vaporizzazione. L'analisi dei dati osservativi ha permesso di stimare in circa 5.000 tonnellate l'acqua (sotto forma di vapore) che è stata espulsa dall'impatto, mentre la quantità di polveri - altra sorpresa - è risultata essere da due a cinque volte superiore (di solito nelle chione cometarie il rapporto gas-polveri è circa 1). La polvere era infatti così abbondante che la telecamera ad alta risoluzione della Deep Impact, che si trovava a 500 chilometri dalla cometa, non è stata in grado di osservare il cratere prodotto dall'impatto, che si presume abbia un diametro di un centinaio di metri e sia profondo 30 metri. La misura della velocità del materiale espulso ha permesso di misurare la gravità e quindi di stimare la massa (72 miliardi di tonnellate) e la densità (circa 0 6 grammi per centimetro cu¬ bo) del nucleo della Tempel 1. La struttura del nucleo deve essere quindi molto porosa e costituita da un aggregato alquanto friabile di ghiaccio d'acqua e polveri in cui sono frammisti i composti organici osservati. Insomma, un enorme corpo spugnoso con ima gran numero di cavità. Non risulta che la superficie sia ricoperta da una crosta relativamente consistente, come previsto dai modelli che cercano di rappresentare la struttura dei nuclei cometari, ma sembra invece che questa sia costituita da una coltre di polveri di materiale inerte estremamente poroso. Si è potuto giungere a questa conclusione grazie, in particolare, alle osservazioni fatte allo spettrometro infrarosso a bordo della Deep Impact. Questo strumento ha infatti rilevato che la superficie ha una inerzia termica molto bassa, cioè si riscalda e si raffredda molto rapidamente in risposta all'irraggiamento solare, un pò come la sabbia di una spiaggia. Ciò fa pensare che la conduzione del calore verso l'interno ghiacciato non deve essere molto efficiente, per cui i ghiacci ed il materiale presenti nelle parti più inteme del nucleo cometario potrebbero essere quelli primitivi e non aver subito alcun cambiamento sin da quando, più di 4,5 miliardi di anni fa, iniziò la formazione del nostro sistema planetario. Naturalmente, tutti i maggiori telescopi basati a terra hanno tenuto sotto stretta sorveglianza la cometa prima, durante e dopo l'impatto ed anche queste osservazioni hanno fornito risultati molto importanti. Il più interessante è forse che la quantità di etano (C2H6) osservata attorno alla cometa era significativamente più abbondante do¬ po l'impatto. Questo dato confermerebbe il modello secondo cui lo strato di materiale più o meno spesso che ricopre la superficie di un nucleo cometario ha una composizione diversa dalle regioni inteme. Questi risultati rappresentano soltanto una piccola parte dell'enorme quantità di informazioni che l'analisi completa dei dati ottenuti dagU strumenti della sonda e dalle osservazioni da terra ci forniranno sulla natura di questi affascinanti oggetti celesti. Il quadro risulterà poi ancora più completo quando il prossimo mese di gennaio la sonda Stardust riporterà a terra campioni di materia cometaria raccolti poco meno di due armi fa nell'attraversamento della chioma della cometa Wild 2. (*) INAF, Osservatorio Astronomico di Torino LA NUBE DI DETRITI SOLLEVATI DALLA SONDA «DEEP IMPACT» HA IMPEDITO DI OSSERVARE IL CRATERE PRODOTTO: SI RITIENE CHE SIA LARGO DUECENTO METRI E PROFONDO UNA TRENTINA

Persone citate: Deep Impact, Sottile Mario

Luoghi citati: Torino