L'uomo che cancellò i serbi dalla Krajina

L'uomo che cancellò i serbi dalla Krajina LATITANTE DAL 2001 NEL 1995 GUIDO' L'«OPERAZIONE TEMPESTA»: VENNERO UCCISI 150 CIVILI, OLTRE 1 50 MILA I DEPORTATI L'uomo che cancellò i serbi dalla Krajina personaggio GIUSEPPE ZACCARIA Il generale Ante Gotovina, l'ultimo prezzo che la Croazia doveva pagare per il proprio ingresso in Europa, è stato catturato l'altra sera a Tenerife con un'operazione della pohzia spagnola che per gh accusati di crimini di guerra probabilmente apre la stagione degh arresti eccellenti. Il ricercato dal tribunale dell' Aja ha cinquant'anni, si trovava in un albergo a Playa de Las Americas, la polizia spagnola lo ha fermato nottetempo per trasferirlo subito a Madrid, dove aspetta di essere interrogato dal un giudice della Audienca Nacional prima di essere estradato in Olanda. Il mondo intero esprime soddisfazione, perfino Boris Tadic, presidente di Serbia, si è congratulato con i croati sapendo bene che adesso al suo governo toccherà arrestare rapidamente i ricercati serbi. Da tempo il governo di Zaga¬ bria sosteneva che Gotovina non si trovasse sul suolo patrio e adesso il primo ministro Ivo Sanader può dire che «questa è la prova della nostra credibilità», in effetti pare che Gotovina si trovasse alle Canarie già da qualche tempo muovendosi di frequente da un'isola all'altra grazie a un falso passaporto croato con il nome di Kristian Horuat. L'ex comandante della regione militare di Spalato, colui che nell'agosto del '95 guidò r«Operazione Tempesta» spazzando via i serbi dalla repubblichetta delle Krajine deve rispondere di crimini contro l'umanità, distruzione di beni, deportazione e atti inumani dal tribunale intemazionale. Il caporale che divenne generale fu prodotto tipico della ventata di follia che attraversò la ex Jugoslavia nei primi anni Novanta. Nato su un'isola nei pressi di Zara, idee di estrema destra, avventuroso, soldato della Legione Straniera, mercenario in Argentina, Paraguay, Grecia e Turchia, alla fme del 1990 era rientrato in patria con la cittadinanza francese, il grado di caperai maggiore e una condanna in contumacia a 5 anni per un grosso furto di gioielli a Parigi. In qualsiasi altro luogo sarebbe stato guardato con sospetto, nella Croazia di quegli anni, ubriaca di nazionalismo «ustasha» e della retorica di Franjo Tudjman venne invece subito inquadrato nel nascente esercito: nel '92 era già comandante della Prima brigata della Guardia, nel '95 capo del distretto militare di Spalato per la Hrvastka Vojska, e nel suo territorio ricadeva tutta la Krajina meridionale. Nella regione montuosa deUe Krajine i serbi avevano stabilito da tre anni una repubblichetta povera e aggressiva con capitale Knin che si sciolse in poche ore quando il 5 agosto del '95 l'esercito croato attaccò con la famosa operazione «Oluja», ovvero tempe¬ sta. Ouasi 200 mila contadini serbi fuggirono a bordo di vecchie auto e trattori, alcune centinaia fra essi furono uccisi, molte delle loro case hmeiate e prese a sacco. L'intero territorio avrebbe dovuto trovarsi sotto la protezione delle Nazioni Unite. H governo croato dichiarò «conclusa» l'operazione militare il 7 di agosto ma in realtà gli attacchi si esaurirono soltanto il 15. Nell'incriminazione il tribunale dell'Aja scrive che «si ha ogni ragione di ritenere che il territorio deUe Krajine fosse sotto il diretto controllo del generale Gotovina mentre si commettevano serie violazioni delle leggi umanitarie internazionali» e che lui avrebbe avuto il potere e l'obbligo di controllare i suoi uomini impedendo le violenze. Nell'elenco allegato all'atto di accusa ci sono i nomi di 150 serbi assassinati, quasi tutte persone anziane, e una lunga descrizione dei beni distrutti o rubati. In Croazia le reazioni ufficiah sono tutte improntate alla soddisfazione, quasi al sollievo. Mesi fa il procuratore dell'Aja, Carla Del Ponte, aveva accusato la chiesa cattohea croata di nascondere Gotovina in un monastero provocando reazioni sdegnate perfino da jarte del Vaticano; più di recente 'opposizione del procuratore aveva rischiato di impedire che avessero inizio trattative per l'ingresso del Paese dell'Unione. Adesso una delle pregiudiziali maggiori cade, i croati ritrovano ottimismo e soltanto il capo della destra nazionalista, Anto Djapic, definisce questo giorno «triste per la Croazia, per i reduci di guerra e per tutti quelli che rispettano il generale». In patria c'è molta gente che ancora considera Gotovina un eroe ma la prospettiva europea dovrebbe acquetare le proteste. In Serbia la situazione è differente. Ieri la signora Del Ponte era a Belgrado, dove lei stessa ha dato la notizia al governo e dopo un incontro col premier Kostunica si è detta «adirata» per il fatto che Ratko Mladic e Radovan Karadzic siano ancora liberi. Se Karadzic è ben protetto in Bosnia, la Del Ponte pensa che Mladic possa nascondersi in territorio serbo. «Sono delusa che Belgrado non abbia fatto quel che può fare», ha aggiunto. Quasi nelle stesse ore in margine a un meeting europeo anche il primo ministro del Montenegro, Milo Djukanovic, ha sollecitato la Serbia a un'azione più incisiva. Il cerchio è pronto a stingersi, anche se la questione Mladic si presenta complessa: tutti dicono che l'ex generale pur di non consegnarsi è pronto a spararsi un colpo in testa. Il tribunale dell'Aja non ha bisogno di un imputato morto, né la Serbia di un altro discutibile eroe. Gli inizi militari Soldato nella Legione straniera, in patria fece una carriera fulminante nell'esercito Polemiche recenti II procuratore dell'Aja aveva accusato la Chiesa cattolica di nasconderlo in un monastero I generale Gotovina in una foto con il presidente croato FranjoTudjman (a sinistra)