Avviso di garanzia, traballa il regno di Bilie
Avviso di garanzia, traballa il regno di Bilie WlATTOWi MEL MIRSNO LA GUARDIA DI FINANZA NELLA SEDE DELLA CONFEDERAZIONE. IL LEADER FA BUON VISO A CATTIVO GIOCO: «SI TRATTA DI UN ATTO DOVUTO» Avviso di garanzia, traballa il regno di Bilie H presidente di Confconimercio indagato per gli affari con Ricucci. C'è già chi ne chiede la testa Raffaello Masci ROMA La storia del palazzetto dei Parioli (prestigioso quartiere di Roma) che Confcommercio ha acquistato a febbraio per 60 milioni da Stefano Ricucci, il quale l'aveva pagato 12 appena due mesi prima, è ora al vaglio della magistratura. Un avviso di garanzia è stato infatti recapitato al leader dell'organizzazione, Sergio Bilie. La vicenda giudiziaria potrebbe avere i tempi geologici propri del caso, molto più rapida potrebbe invece essere la resa dei conti intema alla Confederurione, che - secondo alcuni - avrebbe preso l'abbrivio proprio da questa controversa operazione per defenestrare il leader dei commercianti - vitale, spiedo di modi, qualche volta perfino rude - inviso a una parte dell'organizzazione (per esempio ad alcune federazioni del turismo e a certe associazioni territoriali, come quelle del Trentino, del Veneto o dell'Emilia). Quando la Guardia di finanza, ieri mattina, ha fatto il suo ingresso nella monumentale sede della Confederazione, in piazza Belli (a Trastevere), Bilie ha fatto buon viso: ha collaborato, ha dato carte, faldoni e tutto il possibile, sostenendo - come poi ha dichiarato - che l'iniziativa dei giudici era «un atto dovuto, esclusivamente a tutela mia e dell'associazione che rappresento». Lui, peraltro, si è subito detto «tranquillo» e certo che tutto sarà chiarito. Resta, tuttavia, pesante l'ipotesi formulata dai magistrati, di «appropriazione indebita» nella gestione del «fondo del presidente», una assai congrua voce di bilancio affidata alla discrezionalità del capo. Ieri Bilie non ha voluto parlare, ma nella piovosa mattina del 7 ottobre raccontò la sua versione dei fatti a un gruppo di cronisti. Confcommercio - disse in sostanza Bilie - un anno fa aveva di fronte due esigenze, da una parte quella di rafforzare la sua posizione patrimoniale attraverso «oculati investimenti», e dall'altra quella di acquisi- re nuovi spazi per i propri uffici. Si cercò uno stabile che desse risposta a entrambe queste esigenze e fu trovato nel palazzetto di via Lima 51, le cui operazioni di acquisto furono avviate nelfebbraio 2005. Il proprietario dell'immobile era Stefano Ricucci che l'aveva acquistato due mesi prima al prezzo di 12 milioni. A Bilie però, l'immobile fu proposto «chiavi in mano», restaurato e ristrutturato secondo le esigen- ze dell'acquirente (il progetto di recupero avrebbe perfino consentito di realizzare un piano in più) ma, certo, il costo sarebbe .lievitato:.60 milioni, di cui 39 da anticipare. Cominciano i malumori interni ed esterni alla Confederazione. Nell'assemblea del 23 giugno Bilie fa un duro attacco alla politica fiscale del governo che premia - secondo lui - certi imprenditori a scapito di altri. Da quel momento Bilie sostiene di essersi fatto molti nemici, al punto che «qualcuno - racconta ai cronisti - mi avvicinò e mi disse all'orecchio: "Ma lo sa Bilie che parlando così, mettendo così in piazza certi problemi che riguardano proprio l'assetto del nostro sistema economico e finanziario, lei rischia di pestare i piedi a molta gente? Stia attento che, in questo Paese, è stato sempre pericoloso disturbare il manovratore. Non permetteranno che un Bilie qualsiasi che, in fondo, rappresenta una marea di imprese che, rispetto ad altre, devono continuare ad avere solo il ruolo di gregarie e di portatrici d'acqua, rompa loro le uova nel paniere".» «Perché sia chiaro - racconta ancora Bilie - che in Italia l'area immobiliare non si tocca, il Corriere della Sera non si tocca, certe rendite non si toccano, il sistema bancario non si tocca, il metodo di erogazione delle risorse pubbliche fin qui e per decenni seguito non si può e non si deve toccare». Insomma scattò - secondo il leader di Confcommercio - la congiura. Resta il fatto che quei soldi sono tanti, e in buona parte sborsati ad operazione di vendita uon ancora conclusa. Ma Bilie ha una risposta anche per questo: «C'è una delibera del 1974 - sostiene - che costituisce un "fondo" che il presidente può gestire come meglio ritiene, soprattutto per iniziative finalizzate a consolidare il complesso patrimoniale della Confederazione». E a domanda diretta se il presidente non dovesse dame ragione ad alcuno. Bilie risponde con sicurezza: «No». La Giunta confederale, nella seduta del 28 settembre, gli accorda «piena fiducia», istituisce, tuttavia, una commissione che indaghi su non meglio definiti «problemi dell'organizzazione». Quando- si tratta di votare il bilancio previsionale, poi, alcune associazioni territoriali si dissociano. L'assedio si stringe. Ma alla fine - chiediamo a Bilie - perché le piaceva o le piace tanto Ricucci? «Ma perché - è la replica - mi dovrebbe piacere, invece. Della Valle?». La contestazione Con 60 milioni voleva acquisire un palazzo dell'immobiliarista Così si finanziavano le scalate della Magiste I capitali discussi II denaro veniva da una posta messa a disposizione del numero uno della categoria Il complotto Adesso si scommette che l'offensiva dei pm scatenerà la corsa al rinnovo del vertice dell'associazione copfcanimercio re il compratore nel mirino. Sergio Bilie, presidente della Confcommercio I venditore. Stefano Ricucci
Persone citate: Della Valle, Raffaello Masci, Ricucci, Sergio Bilie, Stefano Ricucci
Luoghi citati: Bilie, Emilia, Italia, Mel, Roma, Trastevere, Trentino, Veneto
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