Bpl, l'ora dei prestanome Pista politica per i giudici di Paolo Colonnello

Bpl, l'ora dei prestanome Pista politica per i giudici L'INCHIESTA SU FIORAIMI IDENTIFICATI TRENTASETTE COLLABORATORI OCCULTI Bpl, l'ora dei prestanome Pista politica per i giudici Paolo Colonnello MILANO Sono almeno 37 i prestanome individuati dalla procura che avrebbero favorito le colossali fortune di Giampiero Fiorani, ricevendo sui loro conti, in appena tre anni e fino al 2005, oltre 70 milioni di euro. E sempre attraverso operazioni «del tutto anomale e ingiustificate», spesso nemmeno registrate nei bilanci contabili della banca di Lodi. È su questo elenco di nomi e su queste pingui movimentazioni di denaro, contenute in dettaglio nella recente denuncia querela presentata dai legali della banca di Lodi, che la procura sta lavorando da tempo per capire a chi davvero rispondeva l'ex amministratore delegato della Lodi. Da una parte sicuramente a se stesso, visto l'immenso capitale accumulato da Fiorani (in parte depositato all'estero presso fiduciarie, in parte investito in operazioni immobiliari) e stimato in almeno 200 milioni di euro. Ma dall'altra gli investigatori non escludono che dietro i nomi misconosciuti beneficiati dalle partite di giro delle speculazioni su titoli e derivati messe in atto da Fiorani e i suoi complici - Gianfranco Boni, principalmente, ex direttore della direzione finanziaria - si nascondano ben altri personaggi. Da chiarire. per esempio, i rapporti tra l'ex ad della Bpl e il ministro della Lega Roberto Calderoli. Agli atti della procura, c'è infatti la testimonianza di un ex collaboratore di Fiorani che racconta come il manager, un giorno del 2004, fece un prefievo in contanti di circa 50 mila euro, ( giustificandoli come destinati al'esponente leghista. Una somma che poi, a detta di Fiorani, non sarebbe mai stata versata. La Lega aveva sempre difeso le operazioni di Bpl, inquadrandole nel suo «sogno» di dare vita a una grande banca padana. Sogno che si era già infranto con le vicende di Credieuronord, la piccola banca del Carroccio salvata dal fallimento proprio da un intervento di Bpl. Ma i magistrati vogliono approfondire anche i rapporti di Fiorani con Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, rispettivamente presidente e vice di Unipol, la compagnia assicurativa delle coop rosse. I due, iscritti sul registro degli indagati della procura milanese tre settimane fa, devono rispondere per ora di concorso in aggiotaggio per la scalata Antonveneta. E la stessa compagnia d'assicurazioni deve rispondere come persona giuridica anche della violazione della legge 231 per responsabilità oggettiva, in quanto non avrebbe predisposto U modello organizzativo adatto a prevenire la commissione di reati. Per i due manager del gruppo che attende il via libera per l'Opa lanciata sulla Banca nazionale del lavoro, la situazione processuale però potrebbe diventare più . delicata. Non solo per 130 milioni di euro investiti in aprile da Unipol per acquistare e poi schierare con Fiorani il pacchetto di azioni Antonve- neta. La procura vuole a questo punto capire anche perché il 28 dicembre del -2004 in sole 24 ore venne aperto dalla Bpl un fido di 4 milioni di euro a favore di Consorte «per operazioni mobiliari e immobiliari» al favorevole tasso del 4,2 («un'operazione personale, lineare e del tutto estranea ad Antonveneta», dichiarò Consorte). Nella denuncia presentata dalla stessa Bpi sabato scorso, in nome della «discontinuità» con gli affari poco leciti di Fiorani, i due amministratori delle assicurazioni delle coop rosse risultano poi protagonisti di. ima strana operazione, risalente al 2002, quando Consorte e Sacchetti avevano due conti intestati presso la Popolare di Lodi,, numero 046-1038/37 e 046-1039/38. La direzione finanza e mercati della banca, ovvero Gianfranco Boni, decise infatti di addebitare inspiegabilmente sui conti dei due manager di Unipol la somma di 794 mila euro ciascuno, attivando nel contempo una serie di movimentazioni che portarono sui conto di alcuni clienti prestanome di Fiorani (e non solo) svariati milioni di euro. Forse si trattò di un semplice riequilibrio di partite, 0 forse di altro. Consorte e Sacchetti comunque chiusero i conti presso la Lodi il 31 luglio 2003 ma nella contabilità della banca ci sono transazioni e plusvalenze accreditate a Consorte fino al 2005. Come mai? Lo stesso Consorte lo ha spiegato ieri al Sole 24 ore: ((0. conto è sempre stato mio ma a un certo punto è stato intestato a ima fiduciaria per problemi di riservatezza». Fatto sta che all'interno di quella movimentazione del 2002, la somma più sostanziosa, 5 milioni 735 mila euro, finì sul conto di Marco Sechi, il misconosciuto imprenditore immobiliare ora indagato dalla procura, diventato tra le principali sponde del duo FioraniBoni per sottrarre quattrini all'istituto di credito. La denuncia dei legali di Bpi riserva però altre sorprese. Tra i cinque chenti beneficiati in quell'occasione si trova per esempio Egidio Menclossi, (750 mila euro in due tranche) ex vicedirettore della Bpl Suisse diventato poi tra i principali accusatori di Fiorani. A che titolo Menclossi, che presentò vari esposti anche alle autorità svizzere sulla gestione della banca di cui era tra i responsabili, ricevette quei soldi? Vi sono quindi nomi assolutamente sconosciuti ma beneficiari di somme importanti, come untale Elio Argenti sul cui conto, in tre anni, finiscono 5 milioni. Molti di più e con costanza impressionante, sono i soldi destinati a Sechi. Denaro che poi, come ha rivelato lo stesso Fiorani, tornava nelle disponibilità sue e di Boni, nella misura del 40-6007o. Ieri la procura ha ordinato il sequestro preventivo di alcuni di questi conti. Da chiarire i rapporti col ministro Calderoli «Un top manager gii girò 50 mila euro» Il dubbio Il ruolo della Lega, che sogna una banca, potrebbe rivelare qualche sorpresa »POP IA POPOU NA Fiorani (a destra) in una foto con Luisa Corna scattata ai bei tempi

Luoghi citati: Lodi, Milano