«Alle bestie di Satana 4 ergastoli» di Fabio Poletti

«Alle bestie di Satana 4 ergastoli» VARESE LA SETTA UCCISE TRE RAGAZZI E LI SEPPELLÌ' IN UN BOSCO. UNA DI LORO FINI' SOTTO TERRA MENTRE ERA ANCORA VIVA «Alle bestie di Satana 4 ergastoli» La richiesta del pm col crocefisso sul tavolo: ho bisogno di un alleato potente Fabio Poletti inviato a BUSTO ARSIZIO (Varese) Saranno state quattro prevedibilissime richieste di ergastolo, saranno stati omicidi balordi di ragazzi da niente, con il cervello spappolato dall'heavy metal, dalla droga e dall'Anticristo. Saranno anche omicidi «abietti con un'ideologia aberrante» come li definisce nel suo intervento il pubblico ministero Tiziano Masini, ma alla fine questa storia delle «Bestie di Satana», un po' contagia anche il magistrato che nelle otto ore della sua requisitoria, tiene sulla scrivania, accanto ai codici e alle mentine, pure un crocefisso: «Non lo faccio mai, ma oggi avevo voglia di un alleato potente». Oggi è il giorno delle quattro richieste di ergastolo per Paolo «Ozzy» Leoni, Marco Zampolli, Nicola Sapone, Eros Monterosso e dei 26 anni di carcere per EUsabetta Ballarin che scampa alla pena più alta solo perché aveva diciotto anni da poco quando spararono in faccia a Mariangela Pezzetta e usarono un coltello e la vanga per ammazzare Fabio Tollis e Chiara Marino, i loro amici, anche loro adepti al culto di Satana prima di diventare le vittime sacrificali di questa orgia di sangue che ancora sembra colpire il pubblico ministero. I ghigni dalia gabbia Oggi è il giorno dei sorrisi dalla gabbia, dove gli imputati ammiccano, negano tutto, prendono appunti, si guardano la punta delle scarpe e mangiano le mele che portano in un sacchetto come in una gita scolastica. Prima di scivolare davanti alle telecamere e ripetere con un sorriso, come fa Paolo «Ozzy» Leoni che suonava il rock duro e giurava di essere «figlio di Satana»: «Ergastolo? Confido nella corte...». O con un ghigno strafottente Nicola Sapone, che finì a badilate Mariangela Pezzetta, prima di tentare di seppellirla: «Ergastolo? Me lo aspettavo.,.». Con la stessa leggerezza con cui due giorni fa, davanti ad un'altra telecamera, avrebbe cercato di minimizzare questa storia di sesso, droga e coltellate: «Ho tatuato Satana sulla schiena, lui esiste come esiste il bene... Non ho mai adorato Satana, è stata solo una moda musicale. Un modo per fare più colpo sui giovani, tutto lì. Una moda che poi passa. Infatti è già passata, da un anno o due». Sono due anni che queste «Bestie» sono in carcere. Psicologi e psichiatri hanno provato a guardare nella loro testa e hanno trovato il vuoto pneumatico. Al massimo qualche storia terribile alle spalle, come «Ozzy»: vent'anni fa suo padre, occultista e satanista, ammazzò la compagna prima di essere dichiarato incapace di intendere e volere. Un'attenuante che il pubbbeo ministero Masini nega - come tutte le attenuanti - a questo gruppetto «che si muoveva e strisciava come il serpente della Genesi», «aveva un comportamento particolannente ripugnante», «finiva le vittime come si fa con gli animali da macello», «praticavano il sacrificio umano fine a sé stesso», «dalla morte altrui traevano energia e devastante lussuria», «hanno fatto del male, dell'odio e della maledizione, degli ideali da raggiungere». I parenti Parole durissime. Accolte con un mezzo sorriso nelle gabbie degli imputati. E con malcelata rassegnazione dai loro parenti. Come Cristina Ballarin che non si è persa un'udienza fino ad oggi, quando per sua figlia sente chiedere 26 anni di carcere: «Io credo a Elisabetta. Credo che fosse vittima e succube dei suoi amici. Mi aspettavo questa richiesta di pena ma preferisco pensare al suo futuro. Io so che per lei è durissima, so che pensa a come sto io... Ma in questi giorni, in questi anni c'è sicuramente chi sta peggio di me. Sono i familiari delle vittime». Al futuro pensa anche Paolo Sapone, il papà di Nicola che dietro le sbarre giocherella con il braccialettino d'oro da bulletto: «Questo processo va come deve andare. Si sapeva che oggi il pubblico ministero avrebbe sparato, ma poi ci saranno i giudici, l'appello e la Cassazione. Se tutto va bene, tra tre o quattro anni mio figlio sarà fuori. La giustizia in Italia funziona così». Le famiglie delle vittime E' quello che spera non accada mai Michele Tollis, che il cadavere di suo figlio Fabio lo ha ritrovato cinque mesi dopo l'omicidio, seppellito alla peggio in un bosco dopo essere stato finito con 12 coltellate e a colpi di martello. Gli tremano le gambe, quasi non sta in piedi: «Spero che gli diano l'ergastolo, se lo meritano». «in cella per sempre» Le stesse parole di Lina Marino, la mamma di Chiara, uccisa nello stesso modo che nessuna madre potrà mai perdonare. Prima di uscire dall'aula dove a fine gennaio arriverà la sentenza, si stringe nel cappottino marrone ma si capisce che non è solo per il grande freddo: «Spero che dopo averli condannati all'ergastolo, buttino via le chiavi delle loro celle». Wi isisi lini il nnnn Gli imputati in tribunale. Da sinistra Paolo Leoni, in piedi e di fronte. Marco Zampollo e Nicola Sapone seduti. In piedi e di schiena Eros Monterosso

Luoghi citati: Busto Arsizio, Italia, Varese