«Non scapperemo dall'Iraq»

«Non scapperemo dall'Iraq» LA GUERRA AL TERRORISMO IL PRESIDENTE, IN DIFFICOLTÀ CON L'OPINIONE PUBBLICA. FISSA I «PILASTRI DELLA STRATEGIA) «Non scapperemo dall'Iraq» Bush rilancia, ma la moglie rassicura FAmerica: «A casa prima possibile» Maurizio Molìnarì corrispondente da NEW YORK «Le forze irachene aumentano di numero, sono più capaci rispetto ad un anno fa, guidano gh attacchi contro i terroristi, controllano megho le città e si stanno guadagnando la fiducia dei cittadini». Parlando per quasi un'ora di fronte ai cadetti deh'Accademia navale di Annapolis, in Maryland, il presidente americano George W. Bush sottolinea i progressi fatti dalle truppe irachene, ponendo le premesse per una riduzione del contingente americano durante il 2006. Il discorso di Annapolis coincide con la pubblicazione da parte della Casa Bianca di un documento di 35 pagine sulla «Strategia nazionale in Iraq» nel quale si descrivono le linee d'azione - pohtica, economia e di sicurezza - si identificano i nemici - sunniti ostili, nostalgici di Saddam, terroristi jihadisti - e si disegna un percorso verso la «Vittoria in Iraq» che si regge su otto pilastri, il più importante dei quali riguarda «sconfitta dei terroristi e neutralizzazione dell'insurrezione». Tanto neUe parole di Annapolis quando nel documento della Casa Bianca le maggiori novità riguardano la valutazione dell'efficienza deUe truppe irachene, alla quale Bush da sempre condiziona l'inizio di un ritiro parziale americano. «Un anno fa vi erano solo un pugno di battaghoni iracheni pronti a combattere adesso ve ne sono 120, dell'esercito come della polizia, impegnati contro i terroristi, ognuno dei quali conta un numero di uomini fra 350 e 800» dice Bush, sottolineando che «40 battaghoni sono in grado di controllare un terreno di scontro, guidare le operazioni». E ancora: «L'anno scorso a Fallujah gli iracheni difendevano i fianchi delle truppe della coalizione, quest'anno a Tal Afar hanno guidato l'assalto». Il documento della Casa Bianca aggiunge altre notizie: l'aviazione irachena dispone di tre squadroni impegnati in trasporto e riconoscimento, la maggioranza deUa provincia di Baghdad e deUe città di Najaf e Karbala sono in mano agh iracheni, dodici basi militari sono state consegnate da Washington a Baghdad, sei accademie di polizia creano 3500 ufficiali ogni dieci settimane e le reclute dell'esercito seguono un addestramento simile a quelle dell'Us Army. Bush non lesina dettagh sull'addestramento deUe truppe: «Se prima erano gh ufficiali della coalizione a preparare gh iracheni ora questo lavoro lo fanno gh addestratori iracheni, noi oramai addestriamo gli addestratori, ima nuova generazione di ufficiali e leader capaci di battere i terroristi e difendere la loro libertà». L'intenzione del presidente è di far sapere all'America che sono oramai lontani i giorni in cui i soldati di Baghdad si dileguavano all'esplosione dei primi colpi perché «gh iracheni si stanno alzando in piedi» e quindi ciò significa che si stanno creando le premesse necessarie sul fronte della sicurezza per consentire alla coalizione di ridimensionare i propri contingenti. Non a caso la First Lady Laura dagh schermi dell'Abc auspica «un ritomo deUe nostre truppe il prima possibile». «Tanto più vi saranno progressi sulla sicurezza tanto più potremo deminuire il livello di truppe in Iraq senza perdere la capacità di sconfiggere i terroristi» dice Bush che però non vuole stabilire calendari precisi per il ritiro in quanto «favorirebbero i terroristi e demoralizzerebbero le truppe». «Non scapperemo fino a quando sarò io il comandante in capo» ribadisce, aggiungendo: «I terroristi non possono sconfiggerci con le armi, possono vincere solo se ci arrendiamo». È la risposta alle richieste di quei leader del partito democratico ed a quei deputati repubblicani che vorrebbero da subito fissare ima data. «Sono richieste davvero sincere - dice Bush, riconoscendo la buona fede di chi lo critica - ma sinceramente sbagliate». Nelle due settimane che mancano alle prossime elezioni in Iraq Bush tornerà a parlare agh americani sugh altri elementi della «nuova strategia» - sostegno pohtico ed economico a Baghdad - nel tentativo di rompere l'assedio delle critiche e risollevare la propria popolarità con un occhio alle elezioni per il rinnovo parziale del Congresso che avranno luogo nel novembre del prossimo anno. Un sostegno inatteso è arrivato ieri a Bush dalla ex First lady Hillary Clinton che, in una mail inviata ai propri sostenitori si è assunta la responsabilità di aver votato a favore dell'intervento militare in Iraq nel 2003. La senatrice ha auspicato che gh Usa «finiscano ciò che hanno iniziato in Iraq» senza ritiri repentini. Al tempo stesso Hillary ha chiesto alla Casa Bianca di «assumersi le responsabilità per le false prove, gli errori di gestione e le false assicurazioni» sulla guerra. Un'iniziativa che mostra da un lato la volontà di corteggiare gh elettori moderati che hanno appoggiato la destituzione di Saddam Hussein, e dall'altro la necessità, per la candidata democratica più amata dai liberal, di non apparire in contrasto con l'offensiva contro la Casa Bianca. La Casa Bianca Non ci sono calendari per il rientro, ma si punta a un consistente ritorno delle truppe entro il prossimo anno Il comandante «Non possono sconfiggerci con le armi, possono vincere solo se ci arrendiamo» George W. Bush ha parlato ieri al cadetti dell'Accademia navale di Annapolis Una giovane manifestante per la pace