Caccia agli informatori, spunta una fonte romana

Caccia agli informatori, spunta una fonte romana NEL PROCESSO AL PRESIDENTE DELLA SICILIA E A13 COLLETTI BIANCHI LE INFILTRAZIONI NELLA DDA E I LEGAMI POLITICA-AFFARI Caccia agli informatori, spunta una fonte romana Tra gli imputati anche un maresciallo e un deputato regionale ex carabiniere Urie Abbate corrispondente da PALERMO Ci sono le fughe di notizie che rivelano ai boss l'esistenza di indagini in corso, ma anche i contatti fra uomini pohtici, imprenditori e affiliati a Cosa nostra nel processo che vede imputato il presidente della Regione siciliana. Salvatore Cuffaro. Il governatore è accusato di avere favorito Cosa nostra. E tutta l'inchiesta su cui è in corso il processo mette a nudo intrecci illegali fra apparati istituzionah e quelli criminali. Con Cuffaro sono imputate altre 13 persone che devono rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, favoreggiamento e truffa. Sono «colletti bianchi». Vi è fra gh altri l'imprenditore Michele Aiello, ritenuto vicino a Provenzano e il maresciallo dei carabinieri Giorgio Riolo, entrambi agli arresti domiciliari, ritenuti insieme ad altri medici e professionisti imputati - i componenti di una rete «protetta» che otteneva informazioni riservate dalla procura e le «girava» ai boss. E' stato chiamato il processo alle «talpe della Dda» che ha pure fra i capi d'imputazione la truffa alla Asl effettuata dahe cliniche private di Aiello che hanno ottenuto rimborsi milionari per prestazioni che non esistevano nel tariffario sanitario. Le accuse rivolte a Cuffaro risalgono a giugno 2003, quando al governatore fu notificato un avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa. Le ipotesi di reato furono poi modificate in favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto d'ufficio. Per quest'ultimo reato il Gup ha disposto il non luogo a procedere. Archiviata l'accusa di concorso in associazione mafiosa. Gh accertamenti dei carabineri del Nucleo operativo hanno concentrato i sospetti su Cuffaro a proposito di fughe di notizie. Un ruolo che il governatore avrebbe condiviso con l'ex maresciallo dei carabinieri e deputato regionale dell'Udo, Antonio Borzacchelh, arrestato nel novembre 2003 per concussione, oggi sotto processo. Il primo febbraio si è aperto il processo alle talpe davanti ai giudici del tribunale, presiduti da Vittorio Alcamo. Cuffaro non è mai stato presente alle udienze. E' sospettato di avere appreso notizie riservate deha Dda da una «fonte romana», che non è stata mai individuata, e di averle girate a Palermo ad Aiello. L'indagine sulle talpe ha evidenziato la gravità del problema deha rivelazione di notizie segrete che riguardavano indagini su Cosa nostra avviate dalla procura. I pm Pignatone, Di Matteo, De Lucia e Prestipino, nell'atto d'accusa consegnato al giudice, per inquadrare la vicenda, hanno inserito citazioni di Leopoldo Franchetti e Sidney Sennino, prese dalla loro indagine sulla «Siciha nel 187fi)(, ma anche quelle della Commissione antimafia, di Violante e Lumia. Emerge la capacità di Cosa nostra di instaurare e mantenere rapporti con i più svariati settori della società civile e deUe istituzioni. Sono stati dimostrati i rapporti di una persona imputata (Michele Aiello) e di ima condannata con sentenza definitiva per mafia (Giuseppe Guttadauro) con esponenti anche al più alto livello della pohtica regionale, con imprenditori, professionisti e giornalisti, con impiegati, funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione, con persone che lavorano negh uffici giudiziari e con appartenenti, di ogni ordine e qualifica, alle Forze di polizia. Per i magistrati solo in alcuni casi questi rapporti hanno costituito «notizie di reato». «In tutti i casi però - affermano i pm anche quando non hanno avuto, sotto il profilo oggettivo o sotto quello soggettivo le caratteristiche dell'Ulecito penale, questi rapporti possono avere un effetto devastante sulla vita della società siciliana».

Luoghi citati: Aiello, Alcamo, Palermo, Sicilia