Talpe nell'Antimafia Pisanu interrogato dai pm di Palermo di Francesco La Licata

Talpe nell'Antimafia Pisanu interrogato dai pm di Palermo AL CENTRO DEL CASO UNA PRESUNTA TELEFONATA TRA CAVALIERE E CUFFARO Talpe nell'Antimafia Pisanu interrogato dai pm di Palermo Il premier ha detto di aver saputo dal Viminale che tutto si sarebbe risolto Il ministro: mai parlato di quella questione Francesco La Licata ROMA ~ Il processo al governatore della Siciha, Totò Cuffaro, sotto accusa a Palermo per favoreggiamento alla mafia, travalica i confini dell'aula di giustizia per approdare a «caso nazionale», coinvolgendo nella polemica più di qualche esponente della maggioranza, il ministro dell'Interno e lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La notizia che fa da detonatore riguarda un incontro fra l'allora procuratore di Palermo, Piero Grasso, e il suo aggiunto Giuseppe Pignatone, con il ministro Giuseppe Pisanu. Oggetto dell'incontro - avvenuto a Roma in estate - era il contenuto di una telefonata, intercettata a Cuffaro il 10 gennaio del 2004. A colloquio col governatore c'era il premier e gli argomenti affrontati erano svariati. Tra l'altro, il discorso si soffermava sui «guai giudiziali» del presidente della Regione siciliana. Secondo indiscrezioni, Berlusconi rassicurava Cuffaro sul buon esito della vicenda processuale: «E' tutto sotto controllo, ho parlato col ministro dell'Interno». Quella telefonata, di un qualche interesse per l'inchiesta che riguardava Cuffaro, non era la sola intercettata durante le indagini a carico del Governatore siciliano. In un periodo compreso tra ottobre del 2003 e febbraio 2004, Cuffaro aveva avuto molti contatti telefonici con numerosi politici e rappresentanti delle Istituzioni: Casini, l'allora segretario dell'Udo Follini, La Loggia, Gasparri, Marzano, il sottosegretario Vietti, Miccichè, undici contatti col presidente della Commissione antimafia, Centaro, con la Boniver e col viceministro Urso. Il problema che si sono trovati di fronte i magistrati che indagavano era rappresentato dal fatto che quelle intercettazioni, quelle investigativamente interessanti e le altre, non potevano essere utilizzate perchè riguardavano persone coperte da immunità parlamentare. L'incontro con Pisanu, in veste di testimone, avvenuto più di un anno dopo l'intercettazione, si è reso necessario nel momento in cui i magistrati dovevano decidere se chiedere o meno, come prescrive la legge, l'utilizzazione della registrazione tra Cuffaro e Berlusconi. La risposta del ministro, non ad una contestazione precisa, impossibile perchè era inutilizzabile il contenuto dell'intercettazione, escludeva - a quanto pare - che tra Pisanu e Berlusconi ci fosse stato mai un solo accenno a questioni giudiziarie. Irrisolto, anche dopo la partenza di Grasso da Palermo, rimaneva il nodo che riguardava la sorte delle intercettazioni. La settimana scorsa la Procura ha messo in moto la procedura prevista, cioè la richiesta di intervento del Gup che dovrà decidere sulla richiesta di distruzione di quel materiale ritenuto processualmente ininfluente. L'udienza del gup, Giacomo Montalbano, è fissata perii 7 di dicembre. Teoricamente sarebbe possibile anche che il giudice decidesse per l'utilizzazione. In questo caso, però, bisognereb- be avviare la procedura per chiedere l'autorizzazione al Parlamento. Ma a margine di questo travagliato percorso, si sono aggiunti due imprevisti: l'assenza di un capo della Procura (la successione a Grasso è ancora in alto mare) e una polemica di qualche giorno fa all'interno della Dda proprio su come si è arrivati alla richiesta di distruggere le intercettazioni. Una riunione della Dda, avvenuta lunedì scorso, ha sancito l'ennesima spaccatura al suo intemo. La polemica ha riguardato «il modo» come i vertici della Procura hanno deciso, cioè «senza che fossero stati messi al corrente anche quei magistrati che avrebbero potuto essere interessati all'utilizzazione delle registrazioni». Alcu¬ ni dei giudici presenti si sarebbero lamentati persino del fatto di non aver mai saputo dell'incontro col ministro Pisanu. Altri avrebbero chiesto il motivo per cui una iniziativa analoga non sia stata presa nei confronti del presidente del Consiglio. Insomma sembrano esserci tutte le premesse per l'ennesimo confronto, all'interno dell'antimafia giudiziaria palermitana, sul nodo delicatissimo di mafia e pohtica. Qualcosa di simile a quanto avvenuto quando si decise il rinvio a giudizio di Totò Cuffaro: alcuni invocavano il reato di concorso estemo in associazione mafiosa, prevalse la linea che accusava il Governatore di favoreggiamento aggravato. II governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro Il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia