Il debole, il giovane il forte: tre ipotesi per il dopo-Fassino

Il debole, il giovane il forte: tre ipotesi per il dopo-Fassino SONO INIZIATE NELLA QUERCIA LE GRANDI MANOVRE PER LA SEGRETERIA Il debole, il giovane il forte: tre ipotesi per il dopo-Fassino Se rUnione vincesse il leader dovrà scegliere retroscena FABIO MARTINI ROMA Le parole scorrono più libere perché le porte della Sala Berlinguer sono chiuse ai giornalisti e Goffredo Bettini, l'uomo forte della Quercia romana, lascia cadere una frase sorprendente: «Certo, se alle Primarie ci fosse stato in campo un nostro leader riconosciuto, il risultato sarebbe stato diverso...». Come dire: con Walter Veltroni o Piero Fassino in corsa. Romano Prodi non avrebbe vinto le primarie. Frase rivelatrice di qualcosa in più di un umore. Tanto più perché pronunciata in una delle riunioni più originali nella recente storia della Quercia. Martedì 22 novembre si sono ritrovati nel salone del gruppo parlamentare ds della Camera alcuni degli esponenti di punta della maggioranza riformista assieme ai due capi della minoranza di sinistra, Fabio Mussi e Cesare Salvi. Tutti interessati alla parola-chiave dell'iniziativa, socialismo: «Se andremo verso il partito democratico - dice uno dei promotori Peppino Caldarola - noi saremo la mozione socialista; se quel progetto strategico segnerà il passo, i Ds non potranno che rilanciarsi con un identità socialista». Certo, tra i ds monta la diffidenza per la Margherita. Ma la sorpresa del convegno è stata un'altra: sull'orgoglio di partito e sulla voglia di definirsi sociahsti si iniziano a sperimentare nuove alleanze dentro i Ds. Fabio Mussi, leader di quel che resta del Correntone, lo dice chiaro: «Mi sembra un contributo interessante, articola le posizioni al di là degli schieramenti congressuali», quasi a immaginare una nuova, futura geografia intema. Una cosa è certa: da qualche settimana nella Quercia tutti si sono rimessi in movimento, perché si stanno avvicinando due passaggi nei quali sarà in gioco tutto il potere possibile per un grande partito: la formazione del nuovo governo (sempreché l'Unione vinca le elezioni) e il congresso della Quercia che dovrà tenersi nel 2007. Quasi tutto ruota attorno a quel che farà Piero Fassino. Sinora il leader dei Ds (ma anche Massimo D'Alema) non hanno scoperto le carte per una naturale prudenza pohtica. Però da alcune settimane i personaggi più influenti della Quercia si stanno esercitando su tre scenari, strettamente intrecciati. Il primo: Piero Fassino va al governo (la soluzione preferita è «il modello Fini», vicepresidenza del Consigho e ministero degli Esteri), lasciando al parti- to un coordinatore della segreteria, uno da scegliere tra il toscano Vannino Chiti, l'umbra Marina Sereni, l'emiliano Maurizio Migliavacca. E la Sereni, che guida l'Organizzazione, indica a sostegno il modello europeo: «La questione di una incompatibilità, sulla base di quel che accade in Europa, non si pone. I leader dei partiti sociahsti sono anche primi ministri. Lo sono Zapatero, Blair e anche Schroeder per gran parte della legislatura. Fassino ha vinto un congresso su un progetto politico ed è giusto che lo guidi. Ma si tratta di discorsi assolutamente prematuri perché la prima cosa da fare è vincerle le elezioni». Ma l'opzione del reggente, per il momento, non convince del tutto alcuni dei principali segretari regionali. Uno alla volta, informalmente e seppur con toni diversi, diversi segretari hanno ripetuto a Fassino lo stesso concetto: «Piero, se tu vai al governo, al partito ci vuole una guida forte». Nello scenario | numero due c'è l'ipotesi di una successione forte dopo il congresso del 2007. Per questa opzione, c'è un nome solo: Pierluigi Bersani. Per due vòlte in corsa con Piero Fassino (a inizio 2001 per chi dovesse fare il vice di Francesco Rutelli, a fine 2001 per chi dovesse correre per la segreteria), l'ex ministro dell'Industria negli ultimi due anni non è stato messo nelle condizioni di crescere: indotto a lasciare l'Italia con la candidatura alle Europee 2004 come capolista Ulivo del Nord-Ovest, Bersani è stato lasciato fuori dalla segreteria ds dopo il congresso (fi Roma 2005. Due ferite di cui un personaggio disincantato come Bersani non si è pubblicamente lamentato, anche se nei conciliaboli con i deputati emiliani, lo ha ammesso: «Certo non mi hanno trattato bene...». Scenario numero tre, il volto nuovo. Su questa ipotesi sta proliferando un fenomeno inedito: le correnti embrionali. Nello scorso weekend si sono riuniti a Perugia i quarantenni che puntano su Nicola Zingaretti, romano, 40 anni, fratello dell'attore Luca, l'unico emergente che vada bene a Fassino, a D'Alema e Veltroni. E due giorni fa, per impulso di due battitori liberi (Peppino Caldarola, Antonello Cabras) e un superdalemiano (Roberto Barbieri) è nato il già citato «club socialista» che per il momento ha alzato la bandiera dell'identità e un domani lontano potrebbe anche esprimere una candidatura alla successione di Fassino,,«un leader che finora le ha vinte tutte - dice Caldarola - e verso il quale un partito com.e .il nostro è destjpatp ad accrescere la propria gratitudine all'indomani di un eventuale vittoria elettorale». Marina Sereni Capo dell'organizzazione obietta: «I premier socialisti in Europa sono anche i segretari dei loro partiti» I reggenti Se il capo della Quercia avrà un importante incarico di governo potrebbe proporre un vicario Pierluigi Bersani «Costretto» ad emigrare al Parlamento europeo resta il candidato più solido per la successione Nicola Zingaretti Ben voluto dall'attuale segretario, da Veltroni e D'Alema è sostenuto da un gruppo di quarantenni Nicola Zingarett ^m^m^^. . Pierluigi Bersani con il segretario Piero Fassino

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