L'arte? Una trottola che gira come la vita di Francesco Poli

L'arte? Una trottola che gira come la vita COSA VEDERE TRA INSTALLAZIONI AMBIENTALI, VIDEO, FOTOGRAFIE. PERFORMANCE, DISEGNI E SCULTURE L'arte? Una trottola che gira come la vita Dalle prigioni di Mandela al circo con l'uorno cannone Francesco Poli L titolo di questa prima I edizione della «T1-Triennale Torino Tremusei» curata da Carolyn ChristovBakargiev e Francesco Bonami, è «La sindrome dì Pantagruel». Un titolo ironico, che facendo il verso alla celebre «sindrome di Stendhal», intende far riflettere sui rischi ben presentì dì una fruizione bulimica e nevrotica dell'arte d'oggi, alimentata da una crescita esponenziale di fiere commerciali e biennali dì ogni tipo, oltre che di gallerie, a livello globale. L'obiettivo dei curatori è stato quello dì mettere a fuoco, grazie anche alla collaborazione dì una decina di giovani curatori dei cinque continenti, un panorama il più possibile articolato a livello intemazionale delle più interessanti ricerche dell'ultima generazione dì artisti. Sono stati selezionati settantacinque artisti le cui opere sono realizzate con tutte le modalità operative e con tutti i tipi di materiali: installazioni ambientali, video, videoambienti, fotografie, performance, installazioni sonore, workshop, progetti collettivi, oggetti, sculture, disegni e pitture. Il rischio di fare una grande indigestione è ben presente. Sì può facilmente superare la soglia del «rumore», per usare un termine della teoria dell'informazione, se non si guardano le cose con calma e con la dovuta attenzione. In effetti, i percorsi espositivi sono estremamente variati, e non è facile rendersi conto delle caratteristiche specifiche che contraddistinguono culturalmente e esteticamente ì singoli lavori," dato che anche i linguaggi artistici hanno caratteristiche globalizzate. Si può comunque tentare dì definire, in modo molto generale e provvisorio, le principali tipologìe dei lavori esposti, senza ovviamente nessuna pretesa di sistematicità. E si può iniziare dalle mostre personali dedicate a due artisti ormai famosi, il giapponese Takashi Murakami e la colombiana Doris Salcedo, che si possono collocare ai poli opposti dell'attuale scena artistica. Il primo, presentato alla Fondazione Sandretto, è l'esempio più eclatante e, a mio avviso deteriore, di una concezione artistica completamente appiattita sull'ideologia della produzione iconica dì massa. Murakami ha elaborato in salsa giapponese, con straordinaria e cinica abilità organizzativa e commerciale, le strategie neopop portate già alle estreme conseguenze, ma ancora con ironia provocatoria da Jeff Koons. Ben diversa è la qualità della ricerca di Doris Salcedo che ha realizzato al Castello di Rìvoli due straordinarie sale. Per fortur na* si può dire che i lavori dei giovani artisti sono piuttosto indirizzati verso ricerche di carattere più problematicamente esistenziale, sociale e polìtico, con preoccupazioni più direttamente connesse alla realtà che all'universo alie¬ nante della finzione massmediatica dell'intrattenimento e della pubblicità. La caratterizzazione sociale e polìtica contraddistingue soprattutto le opere degli artisti dei paesi più decentrati, ma non solo. E in relazione a questi temi si può delineare una prima ampia categoria dì interventi artistici. E il caso per esempio delle foto dì Subotzky (sulla prigione dove era detenuto Mandela) dì Shblì (sulla condizione di vita in Palestina); dei video del messicano Artemio (che usando filmati ufficiali fa dire la verità ai potenti, sostituendo l'audio) e dell'argentino Diaz Morales (con una folla che cerca di abbattere ima porta, come in un incubo notturno); della scultura dì Paolo Chiasera instal- lata a Porta Palazzo (dedicata al black panther Tupac), e dell'ambiente video di Javier Tellez. Quest'ultimo ha costruito a Rivoli un piccolo tendone da circo al cui interno è proiettato il video di un manifestazione da lui organizzata al confine fra Messico e Usa dove un gruppo di handicappati che rivendica diritti sociali assiste al lancio di un uomo cannone. Serio.e ironi*-. co allo stesso tempo è l'intervento del russo Ter-Oganyan che ha collocato in vari luoghi delle finte bombe costituite da pacchi di prodotti alimentari di consumo. Un'altra importante categoria di lavori è quella che rientra nell'ambito dei video che si basano su tecniche di utilizzazione immagini fìlmi¬ che o di stereotipi mediatici , attraverso collage di materiali esistenti o remake critici parodistici. Fannp parte dì questa tipologia i video dell' australiano TV Moore; dell' israeliana Ben-Tor (che ironizza sulle «porcate americane» pubblicitarie); dell'americana Plumb (che fa pantomime parodistiche di spot pubblicitari); di Roberto Previdi che utilizza immagini di Star Wars per una installazione ambientale; e anche del messicano Okon, che fa la parodia della famosa performance di Beuys con un coyote. Più surreale è lo pseudo western realizzato da Ra Di Martino. Ci sono poi quelle che potremmo definire le grandi installazioni spettacolari. Per esempio le strutture quasi ingegneresche di Rakowitz che fa un lavoro interessante contro la distruzione di architetture moderniste in Usa (ironicamente visualizzato con un enorme edificio che si gonfia e si sgonfia), e dell'inglese Bùrns che ha messo in piedi im bizzarro macchinario semovente costruito in legno. Con.caratteristiche opposte, e cioè basate sull'accumulazione caotica dì oggetti di uso. quotidiano sono gli ambienti installati all'inizio e alla fine della Manica Lunga dì Rivoli: da un lato quello dell'americano Lowe che sembra un luogo per squatter, e dall'altro quello fatto di oggetti in legno dì recupero della coppia italiana GazeaBout, che pare influenzato da Schwitters. Di carattere dichiaratamente ludico sono l'installazione di Ceresoli (un «parco» King Kong, con sculture in poliuretano), la show room del gruppo Ciboh, e la costruzione da baraccone di Saadan Afif, in cui lo spettatore può entrare in un elemento rotante in cui si perde l'equilibrio (metafora ironica della perdita di riferimenti nell'arte). : In una categoria che potremmo definire naturale ecologica si nossono inserire due mteress*|tfltffTEavori. Il^imo ^ella cojSpla Garetto/Spagria è ^iiìn articigàtàin^taljazìone-labotìatònò in cujUyeKdure comprate al mercato vengono ripiantate e fatte rinascere attr^werso sofisticati procedimenti. Il secondo, di Jorge Peris, è un ambiente completamente vuoto, molto umido, in cui vengono fatti crescere microrganismi e batteri, accuratamente analizzati e classificati. Quasi assente è la pittura nel senso classico del termine. Il pittore più interessante è il cinese Choi Hochul e la scultrice più efficace è la tedesca Palmbach che costruito un'enigmatico fantasma bianco di mucca. Per concludere una preferenza personale. Il lavoro più intenso e visivamente affascinante è la videoinstallazìone di Miguel Angel Rios: un insieme dì trottole rotanti e rombanti che si muovono, si scontrano, cadono, si rialzano, con un ritmo forsennato, e con una carica ricchissima di possibili significati a tutti i livelli. Metafora del mondo dell'arte, ma anche della nostra tragica condizione di esistenza. I lavori dei giovani sono soprattutto indirizzati verso ricerche di carattere esistenziale, sociale e politico, con preoccupazioni più connesse alla realtà che all'universo alienante della finzione massmediatica, dell'intrattenimento e della pubblicità .'^s*^p Fino alla morte è il titolo della multiproiezione dì Miguel Angel Rios Una foto di Angelo Magnoli dal film Mio fratello Yang di Massimiliano e Gianluca De Serio

Luoghi citati: Mandela, Messico, Palestina, Rivoli, Torino, Usa