Industria, il rilancio è durato solo un mese
Industria, il rilancio è durato solo un mese CONGIUNTURA NEGATIVA IN DIFFICOLTÀTESSILE, CALZATURE E AUTOMOBILE. ILCARO PETROLIO TIENE A GALLA IL SETTORE ENERGETICO, L'UNICO A CRESCERE Industria, il rilancio è durato solo un mese L'Istat: a settembre produzione in calo dell'1,1%- U Tmiìazione toma a salire: H- 2?2% a ottobre Giorgio Levi Ancora segnali di fragilità dell'economia italiana. La produzione industriale a settembre è scesa dell' 1,1 %, e su base annua dell'1.70Zo. L'inflazione ad ottobre ha toccato il 2,20Zo, contro il 2% di settembre. I dati Istat confermano la nuova spinta verso l'alto dei prezzi al consumo, un carovita ancora più pesante e altri aggravi per i bilanci delle famiglie italiane. Ma non è tutto. L'Isae (Istituto di studi e analisi economica) prevede che la flessione industriale non si esaurisca con settembre: «La dinamica produttiva è attesa in flessione sia ad ottobre che e novembre (-0,10Zo in entrambi i casi)». La prima leggera, ripresa potrebbe registrarsi soltanto a dicembre ^0,20Zo). La fine dell'anno dovrebbe però chiudersi con un -0,40Zo rispetto ai tre mesi precedenti. In un quadro con molte ombre e poche luci risulta lievemente più confortante il risultato del terzo trimestre della produzione industriale (dovuto al boom di agosto) che si è chiuso con un +0,9% sul precedente e 4-0,2 nel confronto con l'anno. In realtà però è l'intero comparto industriale a mostrare debolezza, perdita di competitività e una più accentuata incertezza sui mercati. A cominciare dalla produzione dei beni di consumo, il traino del rilancio dell'economia. Così, le auto scendono del 170Zo, il tessile e l'abbigliamento del 9,30Zo e del 5,80zó, i njobili dell'l,80Zo (su armo e del -3,1^0 su mese), i prodotti in gomma e plastica (-2,50Zo) e gli apparecchi elettrici (-3,20z6). L'andamento di settembre non fa che confermare una tendenza del tutto evidente nei primi nove mesi dell'anno, quando il tessile aveva lasciato sul terreno il 6,8^0 e quando tra gennaio a settembre sono andate male anche pelli e calzature (-100Zo). L'unico comparto in evidente controtendenza è quello maggiormente legato al petrolio e che a differenza di tutti gli altri settori (toccati dell'interminabile corsa estiva al rialzo del prezzo greggio), ha aumentato la produzione. Le raffinerie vanno a -H5,90Zo, elettricità e gas a -1-1,6%. Crescono anche tabacco ^2,70Zo) e apparecchi meccanici (4-2,30Zo). I dati della crisi produttiva accentuano la nuova corsa ver¬ so l'alto dell'inflazione. L'indice nazionale dei prezzi al consumo ad ottobre è, come detto, passato al 2,20Zo (20Zo a settembre). Su base mensile i prezzi sono cresciuti dello Q,20Zo. E anche qui l'energia ha un peso determinante. Secondo i ricercatori dell'Istat il contributo del comparto all'inflazione è pari allo 0,80Zo. Cifre alla mano: i combustibili hanno subito un rincaro del 2,20Zo su base mensile e del 14,50Zo sull'arme. Le tariffe (luce e gas) sono a -f 2,896 (sul mese) e a -f9,90Zo (sull'anno). A risentirne i due capitoli più deboli: casa e trasporti. E l'istru¬ zione, che a causa degli aumenti delle tasse, aumenta dell'l,20Zo (sul mese) e del 3,30Zo (su anno). Tra le città dove l'inflazione ha gravato di più sui costi delle famiglie ci sono Aosta (-l-3,60Zo), Torino e Trieste ^2,70Zo), Perugia (+2,6%) Un panorma che inquieta i sindacati. Dice Marigia Maulucci della Cgil: «I dati segnalano una situazione molto preoccupante. Sarebbe irresponsabile sottovalutare per gli effetti complessivi su un'economia molto fragile, ma soprattutto per l'ennesimo colpo al potere d'acquisto di lavoratori e pensionati».
Persone citate: Giorgio Levi, Marigia Maulucci
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