Sayako, la dea diventa casalinga

Sayako, la dea diventa casalinga LA FIGLIA DELL'IMPERATORE AKIHITO SI SPOGLIA DEI SUOI ABITI DIVINI PER SPOSARE UN BORGHESE Sayako, la dea diventa casalinga commoner a Palazzo. Ieri a Corte la cerimonia dell'addio alla sua vita da dea-principessa, avvolta nello «guni jitoè», il kimono a dodici strati usato dalle componenti femminili della famiglia imperiale per le nozze. Sayako ha visitato tre templi scintoisti in legno negli sterminati giardini del Palazzo Imperiale e ha pregato gli dei, suoi antenati. Nel pomeriggio, in un lungo abito bianco «occidentale» la principessa «non ci pensare» («Sayako è stata una bimba che usava venir da me con la serenità stampata in volto e, quando mi vedeva corrucciata per un errore commesso o un evento inatteso, mi diceva non ci pensare», ha raccontato l'imperatrice Michiko) ha incontrato i genitori per ringraziarli di averla cresciuta. Una cerimonia dei saluti, ma anche di cambiamento di censo, con la mamma-dea che raccomanda alla figlia di diventare nella sua nuova vita una brava cittadina, e una brava donna di casa. Con questa storia di una principessa che desidera diventare Cenerentola ci si interroga. Sono più disperate le casalinghe, come il telefilm cult della stagione sostiene, o invece le principesse prigioniere delle regole della Corte? Se si parla del Giappone ci sono pochi dubbi e la «x» va segnata accanto alla seconda risposta. Perché nonostante dopo la Seconda guerra mondiale il generale MacArthur impose «l'abiura divina» dettando nella Costituzione la definizione dell'imperatore unicamente come «sìmbolo dell'unione del popolo giapponese», la vita a corte e ancora assai complicata per chi anela a semplici piaceri della vita, come innamorarsi, ma anche passeggiare in un parco pubblico, andare a un concerto, o semplicemente ricevere telefonate senza che passino il filtro dei cortigiani, guidare la macchina. Insomma, un inferno, che ha spinto la principessa Masako, moglie dell'erede al trono del Crisantemo Naruhito, a rimpinzarsi di antidepressivi e che ha fatto decidere a sua cognata Sayako di scendere con i piedi a terra, tra i comuni, ma liberi, mortah. E non importa se da giovedì prossimo, data delle nozze il suo nome verrà cancellato dall'albero genealogico e dal Kotofii, il sacro registro di Stato civile. Una favola all'incontrario, ma per la protagonista non sarà facile viverla. Sayako avrebbe già dimostrato difficoltà ad adattarsi alla vita di tutti i giorni e proprio questo potrebbe essere il motivo che l'ha portata a lasciare il lavoro di ricercatrice part-time in un centro di ornitologia a Chiba. «Per la gente normale, non è un grande impegno imparare a fare la casalinga. Ma per lei è una questione differente», ha spiegato Miiko Kodama, professore di comunicazione di massa alla Musasti University. Sempre meno comphcato, comunque, che trasformarsi da persona normale a futura imperatrice del Giappone come ha fatto Masako a cui è vietato contattare anche la madre per telefono senza il permesso dei funzionari di Corte. Adesso la depressione della principessa triste d'Oriente è migliorata ma per guarire c'è chi crede che sia necessario ricorrere alla terapia «Lady D.». La pensa così Philippe Brasor sul «Japan Times», autorevole quotidiano inglese della capitale. «Se Masako è davvero quella che noi tutti pensiamo, deve essere lei a ribellarsi. Come Diana. Se accetta la prigionia si vede che, tutto sommato, sta bene». Si attendono sviluppi. Dalla «dea» e dalla «commoner». LA FIGLIA DELL'IMPERATORE AKIHITO SI

Persone citate: Kodama, Philippe Brasor

Luoghi citati: Giappone