Senza l'ombrello dì Teheran timori per le truppe di Francesco Grignetti

Senza l'ombrello dì Teheran timori per le truppe IRAQ E AFGHANISTAN I CONTINGENTI ITALIANI IN ZONE AD ALTA INFLUENZA IRANIANA: FINORA TUTTO E ANDATO BENE Senza l'ombrello dì Teheran timori per le truppe A rischio anche gli ottimi rapporti tra Sismi e servizi segreti dell'Iran, ancora di recente ospiti a Roma Francesco Grignetti ROMA Ad un passo daU'inddente diplomatico, all'ultimo istante, Gianfranco Fini e Antonio Martino hanno fatto marda indietro. Non hanno partedpato alla fiaccolata indetta da .Giuliano Ferrara sotto le finestre dell'ambasciata dell'Iran, i ministri. Fini perché ha detto di temere, altrimenti, «daparte iraniana conseguenze lesive dd nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali». Martino per «non alimentare altre ed incontrollabili manifestazioni di odio». Pare che la nostra ambasdata a Teheran avesse fatto presente i pericoli perl'incolumità degli italiani nd Paese. Pare anche che l'ambasdatore iraniano, Ghassemi, abbia fatto larvati accenni'alle ricadute economiche che nt .sa/ebbero conseguite. Segnali sarebbero arrivati anche dal Sismi. E c'è di più. I militari, al sentire i toni sempre più incandescenti, hanno alzato le antenne. E per forza: buona parte dei nostri contingenti, almeno quelli nelle aree più calde del Medio Oriente, d trovano in zone ad alta influenza iraniana. Sia la provincia irachena di Nassiriya, da quella afghana di Herat, entrambe aree popolate da musulmani di confessione sciita, d trovano ai confini con l'Iran. Né va dimenticato il piccolo contingente di elicotteristi in libano, a portata di Hezbollah. Non è affatto un caso che i soldati italiani siano di presidio in quelle aree. Sono state scdte oculatamente, negli anni scorsi, proprio sulla base di un patto italo-iraniano che sembrava ferreo: un accordo a 360 gradi che va dal petrolio all'industria, alla cultura, alla diplomazia, alla politica, all'intelligence. Un particolare raccontato da una fonte militare, per dire quanto fossero strette le relazioni: «Quando d decise di inviare i soldati italiani a JHerat, unluogo sperduto tra le montagne afghane, gli stati maggiori pensarono di appoggiard a un vidno scalo iraniano». Sarebbe stato immensamente più semplice far atterrare li i grandi Antonov, gli aerei da carico che portavano personale e mezzi per i circa 500 uomini che dovevano trasferirsi in zona. Ma intervenne un veto americano: sembrava davvero troppo, agli Usa, questo appoggiard all'Iran di un membro della Nato. Si andò via terra. Conferma una fonte diplomatica: «Nei colloqui dell'epoca, da più parti d è detto che gli italiani, visti i rapporti con l'Iran, sarebbero stati facilitati in quelle aree». Rischiano di saltare, ad esempio, gli ottimi rapporti tra Sismi e Vevàk, il servizio segreto degh ayatollah. Negli anni scord gli agenti della Vevak hanno beneficiato di una calda ospitalità a Roma a cura dei nostri servizi segreti. Gli 007 iraniani erano arrivati in Italia per impratichirai di modeme tecnologie militari e questa loro presenza non era stata molto gradita dalla da. «Attenzione, le nostra relazioni bilaterali sono e restano saldisdme. Il resto è politica interna e come tale va considerata», dice un esperto d'intelligence come Andrea Mar-gelletti, direttore del Centro studi intemazionale, gran conoscitore del mondo sciita. Lo dice con tono di assoluta dcurezza, come di chi abbia fatto già qualche sondaggio telefonico. «Bisogna capire che a Teheran c'è aperto un problema intemo. Ma che sono inquieti per come vanno le cose ai loro confini», aggiunge Martelletti. Intende dire che l'Afghanistan di Karzai è sempre più distante dagli ayatollah e lo stesso d può dire del govemo iracheno, a guida sdita, ma sempre più distante dall'Iran e più vicino agli Usa. Tutto dò, per un momento, traballa. E se tra le due capitali scende davvero il gdo, d temono «ripercusdoni». Sennonché in Medio Oriente, questa parola è spesso sinonimo di azione terroristica. A Nassiriya, intanto, la dtuazione è relativamente tranquilla. A Herat, d sta lavorando sodo al potenziamento dell'aeroporto che diverrà ima base importante del dispodtivo Nato. In Libano, regna una calma apparente. Ma vanno lette con attenzione le parole di Ali Darmoush, portavoce di Hezbollah: «H vostro govemo d conddera terroristi? Noi chiamiamo come testìmoni i soldati italiani che fanno parte dd contingente dell'Onu a Naqura, nd Sud Libano, testimoni di questo rapporto spedale che d ha sempre legato all'Italia. E' un territorio dove Hezbollah è molto presente. Fossimo davvero terroristi, li avremmo attaccati...». Fini nei giorni scord li aveva definiti «terroristi». Per fortuna non d sono offesi Pare. Il ministro della Difesa Antonio Martino

Persone citate: Andrea Mar-gelletti, Antonio Martino, Antonov, Gianfranco Fini, Giuliano Ferrara, Karzai, Martelletti, Pare