Tav, dopo i volantini un pacco bomba di Massimo Numa
Tav, dopo i volantini un pacco bomba VALLE DI SUSA MINACCE ANCHE Al TECNICI EI COMITATI BLOCCANO LA LINEA TORINO-MODANE: «MA NOI SIAMO PACIFICI» Tav, dopo i volantini un pacco bomba Candelotto con esplosivo e innesto non collegato. Era destinato a un comandante dei carabinieri Massimo Numa Lodovico Poletto inviati a SUSA «Hanno voluto lanciare due "segnali precisi. Primo, abbiamo l'esplosivo. Secondo, sappiamo come, quando e dove farlo esplodere». Così, dopo il lungo vertice m prefettura, gli investigatori dell'Antiterrorismo fanno la sintesi della giornata più nera dopo l'inizio della contestazione dei «No Tav». Perchè all'1,30 dell'altra notte una telefonata anonima ai carabinieri di Susa ha annunciato che «sulla Statale 25, al chilometro 56, Comune di Giaglione, c'era una bomba». Che è stata trovata. Non basta: sono stati pesantemente minacciati i tecnici Ltf. Pure i familiari. Scritte sui muri, e un nuovo problema: quello di tutelare la loro incolumità. I «No Tav», dal canto loro, hanno occupato per due ore la stazione di Oulx, bloccando il Tgy Torino-Modane. Pesanti i disagi per i passeggeri, trasferiti con i bus oltre l'ennesimo blocco «pacifico». Nella notte alla fiaccolata di protesta c'erano circa 15 mila uomini e donne (la metà secondo la polizia), di tutti i comitati. L'ordigno. I militari sono arrivati in pochi minuti sulla Statale del Moncenisio, e hanno trovato una specie di scatola. Dentro, nell'involucro di una videocassetta, un candelotto con 200 grammi di esplosivo da cava e un innesto, non collegato. Dunque, la bomba destinata al comandante della compagnia, il tenente Andrea Fabi - non doveva esplodere. Un pericoloso, inquietante avvertimento che segue di poche ore la diffusione di un volantino con la stella a cinque punte delle Nuove Brigate Rosse, che inneggia alla lotta armata e alla rivolta. Sorprendenti le analogie con i documenti del '96 e '97, siglati all'epoca dall'organizzazione «Val Susa Lìbera». Stesso lessico e identico persino il richiamo alla memoria di alcuni partigiani valsusini. Le indagini puntano su un nucleo di persone residenti nella valle, che in passato avevano sfiorato il mondo dell'eversione, compresa Prima linea. Già iniziati i rilievi tecnici per individuare l'esatta natura dell'esplosivo, se ci sono impronte digitali o tracce biologiche sulla videocassetta e sul candelotto, per risalire all'identità e al profilo biologico degli autori. L'inchiesta sfiora anche aspetti in apparenza marginali. Sul newswire di alcuni siti antagonisti sono comparsi messaggi siglati da una fantomatica «Brigata 31 ottobre», che si complimenta con le vedette «No Tav»; l'altra sera hanno consentito ai contestatori di individuare i tecnici Ltf (quelli ora minacciati) che, scortati dalla polizia, avevano raggiunto i cantieri. Subito le reazioni in Val Susa: «I pruriti di certi bombaroli sfigati a noi non interessano», dicono. Nella notte sulle strade della vai di Susa, con le fiaccole in mano, hanno sfilato migliaia di uomini e le donne del popolo «No Tav». L'hanno fatto, spiegano, tutte le anime del movimento: «Siamo pacifici e pacifisti. Siamo noi che guidiamo questa battaglia con i metodi della non violenza. Quel pacco con il candelotto di dinamite è una provocazione». Lele Rizzo, del coordinamento comitati spontanei, vicino all'area dell'Autonomia, è tra i più determinati: «Gli autori di queste provocazioni stiano lontani. Chiunque essi siano, da qualunque parte provengano. Non c'è rassegnazione tra la gente. C'è, anzi, voglia di far prevalere ragione e buon senso». Insiste Marina Clerico del comitato di Bruzolo e Condove: «Le nostre mani, il giorno in cui sono stati cìntati i siti di sondaggio, erano vuote. Non stringevano né pietre né bastoni. Ci siamo messi sulla strada e abbiamo fatto muro all'avanzata della polizia e dei tecnici Ltf soltanto con i nostri corpi». Certo, talvolta la lotta è stata forte. Ci sono stati blocchi stradali, c'è stato un fronteggiarsi snervante con le forze dell'ordine. «Ma tutto senza violenza, entro i limiti di un confronto civile», dicono in coro. E la fiaccolata ha proprio questo significato: ribadire la voglia di legalità nell'ambito della protesta. Così va letta la dimostrazione di ieri, quando un gruppo di valligiani è entrato nella stazione di Oulx: hanno acquistato il bighetto per salire sui treni, ma poi sono rimasti alle pensiline con le bandiere e urlando slogan. «Questo è il massimo della trasgressione consentita tuona Alberto Ferino, il Bove della Val di Susa. - Ci avrei giurato che prima o poi qualcuno piazzava una bomba. L'avevo già détto: stiamo attenti e denunciamo ogni manovra sospetta». Il punto dove è stata trovata la bomba
Persone citate: Alberto Ferino, Andrea Fabi, Bove, Lele Rizzo, Lodovico Poletto, Marina Clerico
Luoghi citati: Bruzolo, Comune Di Giaglione, Condove, Moncenisio, Oulx, Susa, Torino
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