Il grido di Marsiglia «Basta scioperi siamo tutti ostaggi»

Il grido di Marsiglia «Basta scioperi siamo tutti ostaggi» LA SECONDA CITTÀ DI FRANCIA VITTIMA DELLA SUA RIBELLIONE E DEL SUO PASSATO Il grido di Marsiglia «Basta scioperi siamo tutti ostaggi» Da oltre un mese i sindacati protestano per la privatizzazione di due linee di tram Domenico Qulrico corrispondente da PARIGI All'ultima manifestazione non erano più di duemila. Bandiere rosse, pugni chiusi, qualche coro «Tous ensemble, tous ensemble». Sullo sfondo il quartiere «République», con gli sciupatissimi palazzi stile Hausmann: fervono lavori di restauro, ma che scandalo: paga, investe e incassa un fondo pensioni americano! L'avanguardia dello Sciopero con la lettera maiuscola, il nucleo irriducibile della città più disobbediente di Francia, marcia soddisfatta e con propositi sodi. Al vecchio porto si espone lo striscione, icastico e riepilogativo: «La lotta continua». Fa un bel contrasto con lo slogan che da trentadue giorni intonano gli accasciati abitanti della seconda città di Francia: «Aiuto, siamo ostaggi». E loro sono ottocentomila. Perché da un mese i mezzi pubblici della «Règie des transports de Marseille» gli autobus e il modesto metrò, sono bloccati: ordine del sindacato. Si lotta contro licenziamenti in massa? Hanno tagliato gli stipendi? Niente affatto: hanno annunciato invece, la privatizzazione, parziale, di due linee del tram che dovranno entrare in servìzio nel 2007, decisa con regolare votazione dal consiglio comunale. Non andrà perduto nemmeno un posto di lavoro perché il personale sarà tratto interamente dalla RTM. A Marsiglia il no referendario alla Costituzione europea «liberista» ha toccato il 70 per cento. Questo rende il clima generale. Il sindacato poi è nutrito di latte trozliista. E' gente che non impara nulla, non dimentica nulla e crede fermamente che tutti i suoi desideri siano in sé e per sé giusti e virtuosi: la privatizzazione è un attentato ai diritti dei lavoratori, punto e basta. Rigore ideologico? A molti, moltissimi sembra piuttosto la difesa corporativa di privilegi, l'attaccamento allo statuto da funzionario intangibile, o peggio l'orticello clientelista. Niente deve scappare al monopolio sindacale e al suo potere di veto, il privato disturba. Non è grand guignol veterosindacale: lo Stato, che nelle bànlieues parigine affronta in questi giorni il rifiuto della integrazione culturale, a Marsiglia è alle prese con quello della liberalizzazione della economia. A Marsiglia che vegeta nell'assistenzialismo statale la Francia dei dipendenti pubblici, CGT in testa, difende i suoi privilegi, alza sugli autobus gli stendardi del preistorico «modello». La posta è grossa: se vince, la riforma dello Stato non si farà. Nell'attesa la città tempra la pazienza fino alla solidità del bronzo; e si arrangia. Il comune ha imbastito un servizio alternativo, con qualche bus privato gratuito. Tentativo generoso ma inutile : sono mezzi lentissimi, perché gli autisti non conoscono le strade. E pericolosi: sono stati bersagliati di sassi, devastati e i conducenti minacciati dagli scioperanti barricadieri. Non funziona meglio il tentativo di mettere insieme una rete di auto collettive. Si telefona a «Allo mairie», il centro servizi del comune, i funzionari, disfatti, con il mal di testa per il superlavoro, volenterosamente provano a collegare offerte e richieste. Impresa titanica e impossibile: impossibile far coincidere i percorsi, e poi le donne non vogliono salire da sole su auto guidate da maschi, un guazzabuglio. Ecco i risultati: quaranta per cento in media di assenza nelle scuole con punte di novanta, ottanta per cento di visite e esami cancellate negh ospedali, anziani bloccati in casa, dipendenti delle imprese private che rischiano il posto per l'impossibilità di arrivare in orario al lavoro, settantamila persone che ogni giorno rinunciano a raggiungere il centro città, i commercianti che calcolano di aver perso metà del volume di affari. Il sindaco-senatore Jean Claude Gaudin, governativo, modernista con idee faraoniche di sviluppo della città, invoca la palingenesi della precettazione. Il prudentissimo prefetto, Christian Frémont, non gli dà retta, teme le barricate: per lui «la situazione è grave», ma non abbastanza. Neppure dopo che il mediatore inviato da Parigi ha dovuto tornare nella capitale allargando mestamente le braccia: aveva proposto di lasciare al comune la maggioranza della società affiancando il privato nella gestione. «Un insulto», ha replicato con aria rusticana la CGT. Ieri la magistratura ha dichiarato illegale lo sciopero, accettando il ricorso della RTM. Pensate che basti a svogliarli? Niente affatto. Ecco la strategia rivoluzionaria subito enunciata: «Lasciamo passare dodici ore e poi ne proclamiamo un altro. A ottobre abbiamo preso il salario di settembre, a novembre non avremo nulla perché non abbiamo lavorato, ma arriva l'ottanta per cento della tredicesima, quindi possiamo andare avanti fino al quindici dicembre». La lotta continua. ^ mi fAS ^ Una manifestazione a Marsiglia, considerata la capitalefrancese del conflitti sociali. Da un mese sono in lotta i lavoratori della «Rtm», l'azienda dei trasporti urbani

Persone citate: Christian Frémont, Domenico Qulrico, Hausmann, Jean Claude Gaudin