Terremoto politico A rischio in Germania la Grosse Koalition di Marina Verna

Terremoto politico A rischio in Germania la Grosse Koalition MA 1 SOCIALDEMOCRATICI HANNO GIÀ SOSTITUITO IL PRESIDENTE CON PLATZECK Terremoto politico A rischio in Germania la Grosse Koalition Dopo il ritiro nella Spd di Muentefering un passo indietro anche del Csu Stoiber Marina Verna corrispondente da BERLINO E' durato un giorno, lo sbandamento della Spd orfana del suo presidente Franz Muentefering. Ieri sera l'avevano già sostituito con il ministro-presidente del Brandebui^o, Matthias Flatzeck. Le. decisione del partito è stata rapidissima e ha chiuso in un angolo l'ala sinistra: c'era ima sola alternativa, Kurt Beck, ministro presidente della Renania-Palatinato. Entrambi rappresentavano il ricambio generazionale ma anche la continuità nella linea politica: cinquantenni, leali sostenitori della politica di riforme, amati nel loro Land e stimati a Berlino. Il favorito era Platzeck, già da mesi aureolato della candidatura cancelhere per le elezioni 2009. E' stato Beck a comunicare la scelta dopo una «seduta di crisi» in cui hanno amichevolmente discusso le varie opzioni, ^a tutto il mio appoggio» è stato il suo commento. Così si è chiusa una giornata che aveva avuto tutt'altro inizio. L'indomani del voto sul segretario Spd che aveva messo in minoranza il presidente Muentefering e in forse la Grande Coalizione, i quaranta colonnelli della direzione avrebbero voluto riportare l'orologio indietro di 24 ore e ricominciare da capo. Allora sì, dicevano, che avrebbero votato disciplinatamente il candidato del presidente e lasciato al palo Andrea Nahles, la giovane esponente dell'ala massimalista che si è messa di traverso e Iha spuntata per 24 voti a 14, provcM^nddrìmmediato annuncio di Muentefering: ((Al congresso, tra due settimane, non mi ricandiderò». Oppure le avrebbero dato quella vicepresidenza che l'avrebbe fatta desistere dal braccio di ferro, lasciando al suo posto il compagno Franz. Ma l'orologio non toma indietro, anche se ieri la giornata politica sembrava scorrere come da programma, con Muentefering e Nahles seduti allo stesso tavolo per sei ore a riflettere sui possibili tagli allo Stato sociale nel gruppo di lavoro con i colleghi Cdu/Csu. Intanto però infuriava la resa dei conti e la guerra di tutti contro tutti: i giovani contro i vecchi, gli uomini contro le donne, la destra contro la sinistra, gli oblativi contro gli ambiziosi. E la catena delle reazioni portava tre nuove dimissioni: il presidente Csu Edmund Stoiber, che si sfilava da ministro delTEconomia dal futuro governo e annunciava pnarla sprovveduta. In ogni caso, la ballato una sola ora, è già chiaro che con un nuovo presidente si rimescoleranno tutte le carte. Qualcuno, nel partito, Iha già invitata a prendersi un paio d'anni sabbatici. Lei stessa ha definito «possibile» una sua rinuncia alla segreteria. Muentefering ha formalizzato il suo ritiro con una lettera di due cartelle che comincia con un «Care compagne e cari compagni» e finisce con il saluto dei minatori: «Buona fortuna». In mezzo c'è una sintetica ricapitolazione del suo agire: «Avevo spiegato le ragioni della mia preferenza per il candidato Wasserhoevel e chiarito quanto la questione per me fosse seria. Naturalmente si possono vedere le cose diversamente, ma io ne avrei tratto le conseguenze». La base, furente, tempestava le sedi del partito di email e telefonate chiedendo: «Franz, resta!». Tutto mutile, già si stava decidendo il successore. Angela Merkel intanto perdeva pezzi del suo governo prima ancora di averlo installato. Dopo Stoiber anche Muentefering? Farà comunque il vicecancelhere e ministro del Lavoro, ha detto Beck, ma lui non si è pronunciato. H punto però non è tanto il suo ruolo, quanto il suo seguito. Il cancelliere Schroeder aveva motivato la necessità di sciogliere anzitempo il parlamento con Knaffidabihtà dei suoi deputati. Le sue parole avevano indignato i parlamentari, ma il putch di lunedì dimostra che aveva ragione: la Spd è partito di governo ma anche di opposizione, ha un'anima che accetta le riforme e un'altra che le rifiuta. Muentefering sembrava l'unico in grado di tenere in pugno la situazione. Non lo era e adesso Merkel si chiede come andare avanti nelle trattative. I liberali della Fdp ieri le hanno proposto di non perdere ulteriore tempo con i socialdemocratici e tornare alla vecchia opzione Giamaica, cooptando i Verdi, che però non ne voghono sapere. Così Merkel continua a tessere la tela della Grande Coalizione, anche se i mandarini Cdu scuotono la testa e lasciano filtrare un'indiscrezione: nuove elezioni il 26 marzo, giornata di voto regionale. Lei, come sempre, tira dritto per la sua strada. Ha già sostituito Stoiber con il quale aveva duramente litigato perché s'allargava troppo rubando spazio ai colleghi - e non dev'esserle dispiaciuto: con il capogruppo Csu Michael Glos avrà sicuramente meno problemi. che sarebbe rimasto a Monaco perché «senza Muentefering il quadro globale è cambiato»; Heidemarie Wieczorek-Zeul, la vicepresidente Spd accusata di aver tirato le fila della congiura, che annunciava il suo prossimo ritiro «per non essere di intralcio a un ricambio generazionale»; e la collega Ute Vogt, anche lei esponente dell'ala sinistra: «Non sono incollata alla poltrona». Andrea Nahles, nelle interviste, sembrava desolata, ma i suoi «non volevo, non sapevo» erano poco credibili: è considerata un grande talento politico ed è difficile unma- Edmund Stoiber si è sfilato da ministro dell'Economia dal futuro governo

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