Si accende il cielo Nba

Si accende il cielo Nba BASKET DOMANI PRENDE IL VIA IL CAMPIONATO PROFESSIONISTICO AMERICANO Si accende il cielo Nba Parata di stelle: gaucho Ginobiii, golia QNea monÉttMiÈs, super Duncan e coach Brown personaggi DOMENICO LATAGUATA Domani riparte la sfida tra i giganti della Nba. Non illudano le recenti disfatte degli Usa ai Mondiali e alle 0limpiadi: il basket professionistico nordamericano resta di un altro pianeta, straordinariamente più spettacolare e mediatico di quello europeo. E i suoi personaggi valicano i confini degli States. Vediamone alcuni, divisi èquamente tra Ovest (Manu Ginobiii, Yao Ming, Kobe Bryant) ed Est (Shaquille O'Neal, LeBron James, Larry Brown). MANU GINOBILi (San Antonio). Quattro anni in Italia, a Reggio Calabria e Bologna sponda Virtus. Promo- zione in Al, scudetto ed Eurolega. Poi il salto nell'Nba a "San Antonio: lui, bianco di Bahia Bianca (Argentina), a distinguersi in mezzo ai neri che, nel ruolo di guardia, da sempre impazzano. Tre stagioni alle spaile, due titoli vinti al fianco di Sua Maestà Tim Duncan, cifre sempre in progresso (7,6 punti il primo anno, 12,8 il secondo, 16 l'anno scorso) e l'oro olimpico ad Atene 2004 batten¬ do in finale proprio l'Italia. Emanuel Manu Ginobiii lo scorso inverno ha giocato anche l'Ali Star Game, la partita delle stelle: la definitiva consacrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, fra i big della Nba. Anche quest'almo formerà con Duncan l'asse portante di San Antonio, squadra campione in carica e strafavorita; a un gruppo già eccellente i texani hanno aggiunto due stelle come Finley e Van Exel e un altro argentino, Fabricio Oberto, che in Europa ha fatto faville. YAO MING (Houston). Dopo tre anni di Nba, il gigante cinese (229 cm) ha convinto tutti. Soprattutto i tifosi: è stato infatti il più votato tra tutte le stelle che hanno partecipato all'ultimo Ali Star Game. In Cina per lui impazziscono. Venticinque anni appena compiuti, potrebbe diventare un'arma difficilmente arginabile entro un paio di stagioni. Contrariamente a quanto pensano in molti, Ming è il nome di battesimo, Yao il cognome. Entrambi i genitori giocarono nella Nazionale cinese di basket. Secondo il libro «Operation Yao Ming», che sta per uscire negli Usa, il gigante cinese è addirittura un «prodotto» di Mao Tse-Tung: l'accoppiamento tra i longilinei genitori Da Yao e Da Fang sarebbe stato programmato molti anni prima dal regime cinese per creare una generazione di giganti. Di fatto Yao è stato il primo giocatore straniero a essere scelto con il numero 1 assoluto nei draft Nba. Gentile, quasi timido, Ming ama giocare con i computer, nel suo anno da matricola Nba è comparso sulle copertine di Sports Illustrated, The Sporting News, ESPN the Magazine, SLAM, Inside Stuff and Basketball Digest. Ha girato spot televisivi per conto di Visa, Apple Computer e Gatorade, inoltre ha organizzato una sorta di Telethon intemazionale per raccogliere fondi contro la Sars. KOBE BRYANT (LA Lakers). Dopo i guai con la giustizia, il figho di Joe Bryant .- ex ottimo giocatore per molti anni in Italia - porta il numero 8 in onore di Mike D'Antoni, lui pure ex grande playmaker a Milano e ora fra i più apprezzati tecnici della Nba. Notizia bomba dell'estate: aguidarei Lakers di Kobe è tornato PhQ Jackson, il tecnico con il quale Bryant vinse tre titoli prima di litigare furiosamente due anni fa. Da quel patatrac scaturirono la partenza di Shaquilie O'Neal da Los Angeles a Miami e un libro scritto da «Coach Zen» Phil Jackson in cui Bryant viene definito «uncoachable», cioè inalienabile. Siccome poi i Lakers, sempre con la leadership del bimbo viziato Kobe, non ne hanno più azzeccata una, la dirigenza ha deciso di richia¬ mare l'allenatore che si è fatto convincere dai 10 milioni di dollari a stagione. Naturalmente è stata «una scelta di vita»: vedremo se i due sapranno convivere e magari vincere. Curiosità: il nome «Kobe» deriva da ima specialità di carne giapponese molto apprezzata dai suoi genitori. SHAQUILIE O'NEAL (Miami). Lo «Sceriffo» più grande e grosso del mondo vuole assolutamente vincere il titolo: è arrivato a Miami l'anno scorso e si è arreso nella finale di Conference contro Detroit. Però ha preso le misure alla nuova realtà e ora vuole far saltare il banco. Ha cestisticamente adottato Dwyane Wade, più uomo squadra di Kobe Bryant (suo grande nemico ai Lakers), e in più gh hanno affiancato le stelle Gary Payton e Antoine Walker. Nessun alibi: devono vincere. Shaq, che a fine camera vorrà entrare in Polizia (ha già lavorato per il Los Angeles Pohce Department e il Miami Beach Polke Department), domina la scena da anni grazie ai suoi 216 cm spalmati su 150 kg (quando va bene). Classe 1972, già nel 1996 fu inserito tra i 50 migliori giocatori di sempre. Ha un tallone d'Achille: i liberi. Ma vicino a canestro è quasi inarrestabile. Il suo nome completo è Shaquilie Rashaun, ovvero ((piccolo guerriero» nel mondo musulmano. Ha l'hobby della musica rap: il suo primo ed, «Shaq Diesel», ha venduto oltre un milione di copie. LEBRON JAMES (Cleveland). Da tutti designato come l'erede di Michael Jordan. Arrivato due anni fa nella Nba saltando l'Università, ha fatto gridare al miracolo. Gioca con il numero 23, lo stesso di MJ che lo definì pubblicamente l'unico in grado di raccoglierne il testimone. Più di 27 punti a partita, nel liceo giocava anche a football. Altra curiosità numerica: è nato il 30 dicembre, come Tiger Woods. Deve portare ai playoff Cleveland, squadra che fino al suo arrivo era sempre tra le peggiori della Lega (e che ha come gm l'ex romano Danny Ferry): l'anno scorso ci è andato vicino. Non può più fallire. LARRY BROWN (New York). Non è una super stella da 30 punti a partita, ma uno degli allenatori più carismatici, forse il migliore del mondo. Larry Brown ha fama di vincente, la Grande Mela ha fame di vittorie. Nel suo rimbalzare su 7 diverse panchine della Nba e dell'altra lega Aba, Brown è sempre riuscito a ribaltare il destino delle sue squadre, portando 2 anni fa il titolo ai Detroit Pistons. I Knicks non vanno ai playoff dal 2001, troppo per una società che spende più di 100 milioni di dollari a stagione per i giocatori. ((New York per me sarà l'ultima fermata: qui ho iniziato e qui finirò». Figlio di modestissimi fornai ebrei, Brown viene da Long Beach, i primi metri quadrati di Long Island, scavalcati Brooklyn e Queens. Maniaco della disciplina e dell'organizzazione tattica, quasi certamente non vincerà il titolo 2006: ma la Lega gli chiede di riportare New York più su dei suorgrattacieli. Cinese in provetta Yao Ming, alto 229 cm sarebbe il «prodotto» dell'accoppiamento studiato in laboratorio per creare un gigante Kobe figlio! prodigo Dopo il processo in cui fu accusato di stupro, il figlio di Joe Bryant ha riabbracciato persino l'odiato tecnico Jackson Parata di stelle: gaucho Ginobiii, golia QNea monÉttMiÈs, super Duncan e coach Brown