«Alla Triade manco io» di Guido Boffo

«Alla Triade manco io» DOPO IL BIG-MATCH IL CAVALIERE ANNUNCIA: «VORREI TORNARE PRESIDENTE» «Alla Triade manco io» Berlusconi: «Chapeau ai dirigenti bianconeri Il Milan, in più della Juve, ha il sottoscritto» intervista Guido Boffo inviato a MILANO «Respiro finalmente aria pulita», dice Silvio Berlusconi, alludendo al clima infestato della politica. Al confronto le tante magagne del calcio devono sembrargli bazzecole. E' notte fonda nel ventre di San Siro, svuotato degli ottantamila cbe hanno assistito al successo del Milan sulla Juventus. H premier ba appena lasciato il ristorante del «Meazza», preceduto dalla dirigenza bianconera. Girando con consorte, Moggi, Bettega, Gai. Una cena a base di tartufi, anche se in tavoli separati. In quello occupato dalla Triade si è seduto Galliani. Spesso le alleanze si rinsaldano davanti a un buon piatto. Il Cavaliere glissa sulla pazza idea di clonare il vertice juventino. Non è tempo di avventure, ma di celebrazioni. «Gran bella serata», commenta, tirato in viso ma vistosamente soddisfatto. Si fa serio solo quando gli chiedono se è stata recapitata la lettera di Benigni, quella di Rockpolitik: «Dopo cinque anni di lavoro, milleseicento provvedimenti, ventiquattro riforme, più di quelle messe insieme dai cinquanta governi che ci hanno preceduto, la gente è in grado di capire che la lettera era solo una boutade. Poi, è chiaro, ci confronteremo anche sulle cose che non siamo riusciti a fare. Ma da Celentano non ci andrò, nella maniera più assoluta». L'unico molleggiato sul quale Berlusconi accetta di disporre i propri pensieri è questo Milan. Capace, stavolta, di non dilapidare tre gol di vantaggio. Berlusconi, avete archiviato Istanbul. «Sentivo aleggiare ancora la sindrome di quella finale, si può dire che l'abbiamo superata. Certo non è stato facile. Io, che mi considero un po'strega, quella notte avevo avuto brutte sensazioni. Ricordo che nell'intervallo rifiutai un paio di strette di mano di gente cbe veniva a congratularsi». Stavolta mani in tasca. «A metà gara si è avvicinato Confalonieri e mi ha detto: mi raccomando, nessuno si provi a festeggiare». Avete riaperto il campionato. «Credo che la nostra vittoria faccia bene a tutti, anche alla Juventus. Mi aspettavo questo Milan, aggressivo, motivato. Lo richiedeva la posta in palio, che era alta». Sette vittorie consecutive dopo un avvio stentato. «Ma io non sono mai stato preoccupato». E alla fine siamo a ricama¬ Fabio Capello a re sulla solita, infinita, sfida. Mentre l'Inter perde colpi «Per certi versi è incomprensibile quello che succede ai nerazzurri. I giocatori per far bene ci sono. A Moratti faccio tanti, tanti auguri, affinché i suoi sforzi possano portare i risultati che merita». Per adesso a tavola vi sedete voi e i bianconeri. Gli altri si accontentano delle briciole. Sorpreso che la conferma dei dirigenti della Juve non sia più cosi scontata? «In casa d'altri non sono uso entrare». Moggi in compenso entra a Palazzo Grazioli. «Era passato per ringraziarmi del gesto di avergli passato Abbiati, che è un gran portiere». E lei magari gli ha offerto un collegio elettorale. «Ma no, a Moggi sconsigUerei di entrare in pohtica». Sorride: «Io ne so qualcosa...». E, insomma, il futuro della Triade non è stato argomento di conversazione?' «Non abbiamo parlato di nulla in particolare. Ma è vero, tra di noi c'è cordialità, stima, insomma un buon rapporto». C'è anche concorrenza. «La Juve ha un seguito di tifosi straordinario. Il Milan in più ha Berlusconi. Anche se si può ironizzare sulle mie parole, alla fine è proprio così. Sono io che ogni anno procedo a generose immissioni di capitali per sostenere la squadra e permetterle di restare al livello dei migliori club europei». In effetti la Juve ha conti migliori. «E per questo, chapeau ai suoi dirigenti, capaci di vincere e far quadrare i bilanci». Capello lo avete cresciuto voi... «Ho voluto io che facesse l'allenatore, ho insistito io perché studiasse da manager. Mi accusavano di aver imposto il mio maggiordomo. Ora posso dirlo: alla faccia del maggiordomo... Non so se sia il miglior tecnico in circolazione, di sicuro è tra i migliori. Come Ancelotti e Lippi». Ma Ancelotti, si sussurra, saluterà a giugno. «Ancelotti va benissimo, godiamoci il presente. Ormai ha preso piede l'abitudine di interrogarsi sul dopo qualcuno o qualcosa. Il dopo Ancelotti, il dopo Berlusconi. Che fretta c'è?». Curiosità più che fretta. Ad esempio la curiosità di sapere se Van Basten tornerà al Milan. «Un domani, perché no? Sono uno che non dimentica mai l'amicizia. Marco ci capisce di calcio. Li ho amati tutti, i miei giocatori, come i miei figli, per i quah sarei disposto a dare la vita. Baresi, Van Basten, Maldini. Devo dire che anche Pirlo mi è entrato nel cuore». Maldini da Pallone d'Oro? «Lo meriterebbe anche se è difficile che lo diano ad un difensore». A chi l'eredità di giocatore simbolo? «A Gattuso, contro la Juve mi è piaciuto particolarmente. Ma vedo bene anche Shevchenko». A proposito dell'ucraino. E' stato difficile convincerlo Lezione a Galliani «Moggi e Giraudo tengono i conti a posto noi competitivi grazie alla mia generosità Che fine faranno? Gli sconsiglio la politica» Le pagelle «Al Milan do nove per il carattere e otto per la disposizione tattica. Anch'io ho allenato, certi giudizi li posso esprimere» Primogenitura «Ho insistito perché Capello studiasse da tecnico-manager Pensate, mi accusavano di voler imporre il mio maggiordomo» Il predestinato «Van Basten un giorno potrebbe tornare, sono uno che non dimentica gli amici. Ma perché pensare al futuro? Ancelotti va benissimo» il mercato «Non ho mai mosso un dito per Cassano la verità è che non ci interessa. Per Mesta fu diverso: non volevamo che finisse a Juve o Inter» Antonio Giraudo, ad della Juventus Fabio Capello allena la Juve e ha un passato milanista Moratti, patron dell'Inter ■ ■ Antonio Cassano, il talento barese nel mirino delle grandi Cario Ancelotti è arrivato al Milan dopo aver guidato la Juve Marco Van Basten è l'attuale et della nazionale olandese

Luoghi citati: Istanbul, Milano