David Frum: il rischio è che adesso l'amico George non si fidi più di lui

David Frum: il rischio è che adesso l'amico George non si fidi più di lui L'EX CONSIGLIERE PRESIDENZIALE UN RAPPORTO DANNEGGIATO David Frum: il rischio è che adesso l'amico George non si fidi più di lui intervista MAURIZIO MOLINARI corrispondente da NEW YORK «Quanto detto da Berlusconi danneggia il suo rapporto personale con Bush che potrebbe sentirsi usato in una manipolazione mediatica». Parola di David Frum, una delle menti più brillanti dei neoconservatori, politologo deh' American Enterprise Institute ed ex stretto consighere di George W. Bush per d quale varò anche la formula dell'«Asse del Male». Come legge le dichiarazioni di Berlusconi a La7 sul fatto che suggerì al presidente Bush di non attaccare llraci? «In politica a volte è bene essere cìnici ma non è mai bene apparire cinici. Le parole che ha pronunciato ed il loro significato sono molto cinici». Perché parla dì cinismo? «Berlusconi detto al pubblico itahano che ha sostenuto una guerra nella quale in realtà non credeva, che ha mandato le truppe in ima missione della quale non sì augura il successo e che dicendo tutto ciò in tv spera adesso di ricevere sostegni dall' opinione pubblica. Tutto ciò non funzionerà perché queste parole non solo mettono in dubbio la sua onestà ma la sua leadership». Ma forse Berlusconi sta solo giocando d'azzardo: da un lato manda le truppe, dall' altro si dice contrario alla guerra... «Sotto un certo aspetto la posizione di Berlusconi non è illogica: l'Italia non partecipò alla fase iniziale della guerra ma oggi si augura che il nuovo Iraq abbia successo. Berlusconi sì oppose alla guerra ma dopo il rovesciamento di Saddam rico¬ nosce che l'interesse di tutti è nella ricostruzione. Da qui il fatto che l'Italia non ha mandato le truppe a combattere una guerra ma a garantire la pace. Si tratta di un approccio comune a molti europei. Ma il punto è che nell'ìllustrare una politica al pubblico un leader deve fornire spiegazioni coerenti nel tempo. Se invece le modifica per timore degh elettori favorisce dubbi su di lui e sulla propria leaedership». Che idea c'è a Washington dì Berlusconi, cosa ne pensano? «La percezione dì Berlusconi per lungo tempo è stata molto positiva. Bush ha fatto capire che ne gradiva compagnia ed il contributo ed i sacrifici dell'Italia contro il terrorismo sono molto apprezzati. Ma forse si è pensato che Berlusconi fosse un leader più forte di quanto in realtà non è». Bush è noto per tenere in gran conto i rapporti personali in politica estera. Crede che quanto detto da Berlusconi influenzerà la loro amicizia? «Danneggerà sicuramente ì rapporti personah fra Bush e Berlusconi. I pohtici americani sanno bene che a volte i leader alleati non possono essere di aiuto perché da sempre i presidenti sì confrontano con senatori dello stesso partito che gh dicono "vorrei aiutarla, ma la mia gente non vuole". Ma ciò che i leader si dicono deve essere affidabile. Temo che Bush possa pensare di essere stato usato da Berlusconi in una manipolazione medìatica, come se fosse uno strumento di una trama non sua. A nessuno piace essere sfruttato in questo modo». Quali saranno le conseguen- ze? «Non devono essere esagerate. Le relazioni fra Italia e Stati Uniti sono state strette per 50 anni e lo resteranno anche dopo l'uscita di scena di Bush e Berlusconi. L'Italia inoltre, al pari di altre grandi nazioni, ha interesse in un Iraq stabile e sicuro. Ma dopo quanto è avvenuto la frequenza delle comunicazioni fra Bush e Berlusconi potrebbe diminuire. D'ora in poi sarà molto difficile per il presidente parlare in confidenza con Berlusconi, credergli, fidarsi dì lui». Berlusconi usò la tv anche per annunciare l'inizio del ritiro dì ridotti contingenti dall'Iraq. Cosa pensa del ricorso alla tv per definire le scelte sull'Iraq? «Non conosco abbastanza k polìtica italiana per rispondere. Ma in altre nazioni, come la Gran Bretagna, è assai inappropriato per il capo del govemo fare annunci in tv prima di informare il Parlamento perché è il Parlamento che lo elegge. Devono essere gh italiani a decidere se il loro premier pensa a sufficienza prima di parlare sugli schermi». C'è chi sostiene che Berlusconi voglia differenziarsi da Bush considerandolo indebolito dal Ciagate... «Se Berlusconi pensa questo la scelta di tempo non è perfetta. E' vero che Bush viene da una settimana molto brutta ma è vero anche che l'incriminazione di libby offre l'occasione del rilancio dell'azione della Casa Bianca. Se l'amministrazione di Bush fosse una società per azioni l'incriminazione di Libby sarebbe come la pubblicazione di un bilancio in rosso ma as^ai meno negativo di quello che i mercati prevedevano. Libby non è stato incriminato per cospirazione né per aver svelato segreti ma solo per aver mentito. E non vi sono state altre incriminazioni. Ciò suggerisce che il problema è la bugia, non il comportamento dell'amministrazione. Non a caso Karl Rove ha detto la verità al Gran Giurì e dunque non è stato incriminato». L'immagine Questo strizzare l'occhio all'opinione pubblica non funziona. Così sono messe in dubbio la sua onestà e la sua leadership L'ex consigliere di Bush David Frum li suggeritore Già dieci anni fa, quando ne aveva appena 36, David Frum veniva definito dal Wall Street Journal «uno dei maggiori commentatori politici». Ex assistente speciale di George W. Bush e autore di numerosi discorsi del presidente, Frum ha usato ia sua esperienza dentro la Casa Bianca per scrivere il bestseller «L'uomo giusto: ia presidenza sorprendente di George W. Busti». Ha scritto altri 4 libri e fa il commentatore per divèrsi giornali e tv, tra cui il New York Times, la Cnn, ia Bbc e il Wall Street Journal