«Rockpolitik, un atto di cecchinaggio» di Fabrizio Del Noce

«Rockpolitik, un atto di cecchinaggio» REAZIONI CONTRASTANTI LA DESTRA S'INDIGNA, A SINISTRA GRILLINI E' CRITICO «Rockpolitik, un atto di cecchinaggio» Paolo Martini È «Shockpolitik» il giorno dopo, anche alla seconda puntata. Ed è un po' il giorno del pentimento generale nazionale. E non solo dei pohtici. Pure nei dintorni del clan Celentano impazza la discussione da dopopartita. A chi giova? È ormai la classica, banale ma decisiva domanda. A chi fa gioco questo varietà-evento? Alle 13 provoca per primo il sohto Fabrizio Del Noce, il direttore-dissenziente: ((Benigniè stato grande eperfortuna che Celentano era come assente: il suo videoblob pohtico incomprensibile e imbarazzante. Gh ascolti? Sono inutili, Raiuno è già forte». Per Del Noce sarà stato pure un ((Adriano-non show», ma ha incollato davanti alla tv il 49,84 per cento degj spettatori, più ancora della prima. Curiosamente, a ruota si pentono i «berluscones», anche quelli che la notte stessa, a caldo, da Bruno Vespa, elogiavano la storica performance di Roberto Benigni (punta massima con oltre il 60 per cento del pubblico, 15 milioni d'itahani in adorazione). Elisabet¬ ta Gardini, la portavoce di Forza Italia, scomoda «il grottesco: siamo oltre ogni limite, è uno show strumentalizzato dalla sinistra)). L'altra donna-megafono forzitalista, Ines Bertolini, tuona contro «il reddivo cecchinaggio mediatico anti-premier». Per il vice-Bonaiuti Giorgio Trinati è «imo show intriso di parzialità e unilateralità». Da «Libero» Vittorio Feltri picchia sui soldi del contratto che peraltro fu firmato per la Rai da Cattaneo, Gorla e Petroni, cioè da tre uomini di Berlusconi), e se l'ex ministro Gasparri commenta: «Celentano fa il santone col portafogli pieno», il vice-Bondi Francesco Giro parla di ((monologhi immorali strapagati». Da sinistra si leva ufficialmente solo la voce critica di Franco Grilli- ni, ed era prevedibile dopo la sparata celentanesca contro i Pacs. Ma non mancano le bocche storte, soprattutto per il monologo che si è aperto con (di papa è hard rock» e chiuso con ((Zapatero è lento». Dalla «coppia più bella del mondo», doè da Adriano e dalla moghe Claudia Mori, non trapela uno spiffero: ieri non hanno visto nessuno e la riunione prevista con gh autori è stata rimandata. In settimana, sia la Mori sia il produttore Ballandi, si dicevano d'accordo con chi consigliava di non fare un'altra puntata monotematica contro Berlusconi. Poi è come se Celentano il Gran Distratto avesse lasciato andare le cose per conto proprio, come e più del sohto: anche nel Benigni-show, scritto al sohto con Vincenzo Cerami, o dopo la «Lex bomb» antiberlusconiana al fulmicotone che Maurizio Grezza ha preparato con Diego Cugia e Carlo Freccerò. Insomma, al sohto, Celentano ha stravolto il copione. Di suo ha messo le battute pro-Ratzinger e anti-Pacs, e il montaggio d'immagini video-politiche, tanto che persino tra i suoi autori c'è chi si è chiesto perché sia stato incluso, per esempio, Fassino. Alla fine è Celentano forse l'unico che non sta lì ad arrovellarsi troppo sugli effetti concreti di Rockpohtik. Un'autorità come De Rita dice che sbagliano i pohtici a parlar di Celentano perché si mostrano «deboli», e quindi che non giova a Berlusconi. All'opposto si schiera uno «spin-doctor» di sinistra come Marco Marturano: ((La polemica su Celentano serve a solo a Berlusconi, così fa passare pure l'abolizione della par condicio». Gh esperti italiani di tv ed elezioni, come Giacomo Sani, dicono che si può dimostrare solo (d'effetto di consolidamento Ielle opinioni, e solo i telegiornali casomai spostano voti». Giampiero Mazzoleni, che dirige la rivista Comunicazione pohtica, aggiunge: ((L'effetto boomerang di una certa demonizzazione è sempre in agguato, Berlusconi lo ha già sfruttato ne) 2001, ma può essere che invece questo Celentano-show funzioni, comedicono gh americani, da «allarme antifurto». Cioè dia la sveglia al più vasto pubblico e in particolare ai cosiddetti «cittadini monitoranti», quelli che non seguono la pohtica tutti i giorni ma tengono d'occhio (de grandi questioni». E alla fine oggi si corregge pure lo scrittoresociologo Antonio Scurati: «Resto iper-cntico, come si è visto a "Matrix", nei confronti di questa figura di tele-predicatore. Ma devo ammettere che il suo show ha un valore d'informazione: tale è la censura della tv, che parlarne in tv in questo modo diventa proprio una notizia importante». Il direttore di Rail «Grande Benigni, incomprensibile invece il videoblob politico» Fabrizio Del Noce, direttore di Rail

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