L'Ue gela Berlusconi: il Patto non si tocca di Enrico Singer

L'Ue gela Berlusconi: il Patto non si tocca IL COMMISSARIO ALMUNIA RISPONDE AL PREMIER: SOLO 1 PAESI CON I CONTI IN ORDINE SONO IN CRESCITA L'Ue gela Berlusconi: il Patto non si tocca Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES «Il tetto del 3 per cento di deficit è stabilito dal Trattato europeo. Per cambiarlo, bisogna cambiare il Trattato. Buona fortuna e in bocca al lupo». La replica di Joaquin Almunia a Silvio Berlusconi non si fa attendere. E il tono non lascia dubbi. H commissario agli Affari economici della Uè respinge la tesi della «regola che non ha più senso» sostenuta dal premier nel vertice informale di Hampton Court. Il Patto di stabilità è stato riformato appena cinque mesi fa, dopo una trattativa molto dura, e tutti hanno ammesso che il fatidico limite doveva rimanere. Anzi, che rappresenta ancora il punto di riferimento più efficace per assicurare la stabilità economica. Sono state rese più flessibili le procedure di rientro dai deficit eccessivi, sono state prese in considerazione le condizioni straordinarie che li provocano. Ma riaprire adesso la polemica sul 3 per cento, secondo l'esecutivo europeo, non porterà lontano. E' vero che l'inflazione, oggi, non è più il problema principale e che quello che più preoccupa è la crescita, come ha detto Berlusconi. Ma se l'inflazione è sotto controllo, il merito è proprio del consolidamsnto dei bilanci pubbhci che c'è stato in Europa negli ultimi dieci anni. E l'esperienza dimostra che i Paesi con i deficit più alti, come l'Italia, la Germania, la Francia o il Portogallo, 1 iHnno il tasso di crescita più basso. La ricetta che propone il rilancio dell'economia con interventi di spesa pubblica che aumentano il disavanzo, insomma, non funziona. La controprova, secondo Almunia, è che i Paesi della zona euro che hanno il deficit pubblico sotto controllo sono gli stessi che hanno registrato la crescita più forte: la Spagna, l'Austria, la Finlandia e l'Irlanda. Essere virtuosi, quindi, non contrasta con la ripresa. Al contrario, ne crea le premesse. Non solo, il commissario europeo ricorda che il rispetto del Patto di stabilità è tanto più importante per i Paesi che hanno una massa di debito pubblico superiore al cento per cento del prodotto intemo lordo. E l'Italia è a quota 106 per cento e quest'anno prevede di ave¬ re un deficit «superiore al 4 per cento». Ma sulla valutazione dello stato attuale dei conti pubbhci italiani, Almunia non si sbilancia. La sua portavoce. Ameba Torres, dice che non c'è ancora alcun commento sulla manovra finanziaria: l'esame resta fissato per la seconda metà del prossimo gennaio, quando saranno «definite e comunicate le misure efficaci che il governo intende prendere per ridurre il deficit». Era stato deciso così al momento di aprire la procedura d'infrazione e i tempi saranno rispettati. La verifica degli impegni, probabilmente, sarà affrontata nell'Ecofin di febbraio. Ma le dichiarazioni di Berlusconi a Hampton Court hanno suscitato anche un'altra reazione. Quella della Banca centrale europea che era stata invitata a «cambiare la sua missione» occupandosi di favorire la crescita, invece di difendere soltanto la moneta comune dall'inflazione. Per il vicepresidente della Bce, Lucas Papademos - che ieri era a Bruxelles per una conferenza della Federazione bancaria europea- «non c'è alcuna antitesi» tra la lotta all'inflazione, che rappresenta l'obiettivo primario della Banca centrale, e la promozione della crescita economica. «La stabilità dei prezzi contribuisce al benessere sociale ed è una condizione necessaria per una crescita che sia sostenibile e di lungo periodo», ha detto Papademos. Che ha anche invitato a non sottovalutare il pericolo di una ripresa dell'inflazione perché «i rischi sono aumentati nelle ultime settimaue soprattutto a causa del caro-petrolio». «Vuole cambiare il tetto del Sfo al deficit? Buona fortuna» Joaquin Almunia, commissàrio Uè agli Affari economici