«Qui a Chinatown solo polli italiani» di Lodovico Poletto

«Qui a Chinatown solo polli italiani» I RISTORATORI DISPERATI «PERCHE' NON CI CREDETE?» «Qui a Chinatown solo polli italiani» Lodovico Poletto zrj— «Polli cinesi? No, no, non conviene proprio importarli da Pechino. È molto meglio cucinare i prodotti che compriamo qui: sono garantiti elipaghiamoanchedimeno...». La Chinatown all'ombra della Mole, che già si lamentava del crollo dei consumi, dei locah meno pieni rispetto a un anno o due fa, adesso che Storace ha annunciato l'avvio di controlli nei ristoranti cinesi per verificare la provenienza dei pennuti serviti in tavola, alza la voce per dire: «Nei nostri locahnon arriverannomaiipolhmalati». Eppure, la «targa» del pollo, congelato o fresco, che tutti i risto- ratori a Torino mostrano con orgo- glio per dire «da noi si mangia sano», non sempre è quella voluta dal ministero. E questo perché ci si può rifornire di polli in mille modi, attraverso decine, se non centina- ia, di aziende. C'è chi, ad esempio, si rivolge a un fornitore di carne bianca bresciano, che spedisce le sue merci in tutta Italia. n titolare dell'azienda «Pesca- chen» è un signore cinese, che manda confezioni surgelate di pet- ti di pollo a centinaia di ristoranti, «È garantito: ci manda pollo Italia- no», promette Yue Jian Huang, Gianni per gh amici, titolare di «Buon appetito», localino al nume- ro 100 di corso Casale. Sei anni di attività e mai un problema per il trentacinquenne gestore arrivato all'inizio degh Anni '90 a Torino dallo Zhejiang, la regione d'origine di buona parte dei cinesi die vivo- no nel Nord Itaha. Orgoglioso, mo- stra la confezione di petti di pollo surgelati (scadenza nel 2007), priva però dell'etichetta di garanzia, quella bianca e gialla che dovrebbe mettere al riparo da ogni rischio iconsumatori. E le anatre dove le comperate? «Le importiamo dalla Cina. Ma ne vendiamo talmente poche che non fanno nemmeno testo...». A mezzogiorno passato da unpezzo le sale del ristorante sonopraticamente deserte. «I clientihanno paura: da un mese o due viene molta meno gente a mangia- re. E chi entra, invece, sceglie altri cibi. Il pollo no, non lo voglionopiù. Oppure chiedono garanzie...», dice ancora YueJianHuang. q suo non è un caso isolato. La ^^^^i^^ LT^pfeiKSSS; Per scongiurarla c'è chi mostra addirittura le fatture d'acquistodei prodotto. Come Ling Kunag xie, il titolare di «Nanchino», storico ed elegante ristorante cinese di corso Beccaria, a due passi dal centro. Se non bastano le documen- tazioni contabili a tranquillizzare il chente, Ling Kunag Xie porta in tavola addirittiua le confezioni an- cora sigillate di petti di pollo. Tutte con etichetta come prevista dalla legge. «Da Dock's o da Metro: io vado lì a comperare lì a comperare la carne bianca che mi serve. E mica da ieri: lo faccio da anni. Sa, io non vogho problemi. La mia è una chentela affezionata e nel mio loca- le viene gente di ogni età ed estra- zione sociale, dai politici alle cop- pie di ragazzini. E nessuno si è mai lamentato», Certo, anche lui deve fare i conti con la psicosi aviaria. Che si tradu ce in padelle sempre piene di gam beri, vitello e maiale, e sempre più vuote di pennuti. Eppure Lmg Ku nag Xie sorride dietro il baffo e dice: «Qualità e serietà pagano sempre nel lavoro». Ma scusi, lei le anatre dove le prende? «In un supermercato specializzato nei pro dotti surgelati oppure da un impor tatore di Milano: "Fratello Hu"». E da dove arrivano? «Sono anatre allevate in Francia: nessun rischio per il consumatore. Sono di qualità ipei-garantita...». C/V .Lj ^xZ, G Cm mOSXl d le confezioni surgelate ai clienti ma sono prive r- ae eiICnena Dianca ■|""nr™™'~r" 6 già a CI garanzia

Persone citate: Jian Huang, Ling, Ling Kunag, Storace

Luoghi citati: Cina, Francia, Italia, Milano, Nanchino, Pechino, Torino