Taittìnger, la guerra dello champagne di Domenico Quirico

Taittìnger, la guerra dello champagne DiNASTIE E DENARO SI SPACCA LA MAISON-MITO DELLA VITICOLTURA FRANCESE Taittìnger, la guerra dello champagne Domenico Quirico corrispondente da PARIGI Nelle prestigiose catacombe enologiche sotto piazza Saint-Nicaise a Reims il nettare continua, indifferente alle baruffe umane, a impreziosirsi giorno dopo giorno. In superficie invece è la guerra, un bolli bolli dinastico. Un po' di conti spiegano tutto: quattro mihoni e mezzo di bottighe vendute lo scorso anno, ventuno di riserve in cantina pronte a arricchire il palato planetario dei gaudenti, e i conti in banca dei proprietari, 280 ettari di vigneti da cartolina che provvedono a irrobustire di nuovi ettolitri l'aurea leggenda. Per Taittinger, una delle «maison» dello champagne, le cifre però non dicono tutto. Come si fa a conteggiare un mito che si lustra e si ingrossa da quando l'orgoglioso fondatore, Pierre-Alexandre comperò nel 1931 il castello della Marquettierie a Reims e si sedette sul suo trono di mihoni con l'energia e la maestà di un macigno? Epopea senza spade quella vinicola dei Taittinger, fatta semmai di grandi annate e buoni affari, anzi buonissimi. Per conservare questo patriarcale e gustoso fidecommisso le sette tribù della dinastia si stanno sparpaghando con rancore. Da una parte i nostalgici decisi a non smantellare lo stemma di famiglia, a non rassegnarsi a diserzioni seppure miliardarie. Dall'altra chi è tentato dal voltar pagina, impiegare i capitali in nuove avventure, allearsi con lo straniero ben provvisto, in questo caso belga. Tutto è cominciato in primavera quando i Taittinger, ancora uniti, hanno messo in vendita, con profitto, il loro impero del lusso comprendente alberghi. profumi e cristaheria. I golosissimi e arciricchi fondi americani «Starwood» hanno rastrellato tutto. Ma hanno subito rimesso lo champagne sul mercato. Mossa azzeccata perché possono realizzare almeno 450 mihoni di euro. Hanno visto giusto. Lo champagne dopo una fase di stanca trionfa: trecento mihoni di bottiglie vendute lo scorso anno di cui il 400Zo all'estero, siamo vicini al record del 1999, 327 milioni di bottiglie. Ma quello fu un anno unico, bisognava brindare alla fine del millennio. Un ramo dei Taittinger, quello guidato da PierreEmmanuel, 52 anni, ha deciso di approfittarne per ricomprare la perla del casato. Non vuole vivere di scialbi anche se ben remunerati ricordi, per lui lo champagne è qualcosa che non si vende, è un destino. Non si fa fatica a capirlo: il ricordo di famiglia conforta il cuore e rende annualmente il 140Zol Lo seguono nella sentimentale battaglia la sorella Anne-Claire, ex manager del gruppo, e altri parenti. Li attor- nia una alleanza patriottarda guidata da una banca, il «Crédit agricole du Nord Est», cassaforte dove i 20 mila vigneron dello Champagne tengono i depositi, pronta a fornirgli l'artiglieria monetaria per la riscossa. «Faremo di tutto perché il nome e la famiglia restmo nella Champagne» ha giurato battagliero Ber- nard Mary, che dirige la banca. Lo applaudono, commossi, parlamentari, consigli comunali, persino la giacobina Confederation generale di travail locale, i produttori. Viene il sospetto che non siano inteneriti dalla battaglia di Pierre-Emmanuel, ma non vogliano investitori stranieri a rovinare il mestiere, e i guadagni. A recitare la parte del «cattivo» in commedia è Claude, 78 anni, fratellastro del padre di Pierre-Emanuel, aureolato da trent'anni di guida dell'impresa di famiglia e istigatore della vendita totale. Scelta economica la sua, ma si dice anche di antiche ruggini con l'altro ramo della famiglia. Ha un alleato molto interessato, il barone belga Albert Frère. È uno dei grandi nomi della finanza europea, spunta con forza galvanica in decine di grandi gruppi, da Suez a Total, il blasone è irto di consigli di amministrazione. Ex socio, al 300Zo, del gruppo Taittinger, possiede già «Cheval blanc», uno dei grandi bordeaux. Vuole in cantina anche lo champagne, ma questa volta tutto suo. Qualcuno sospetta che abbia predicato ai soci di vendere per soddisfare i privati appetiti vitivinicoli. Ma contro di lui si sta raggrumando, di nuovo!, il patriottismo economico francese: viva la famiglia, giù le mani dallo champagne. Pierre-Emmamiel guida il ramo della famiglia che non vuole vendere agli stranieri ■'iSi:.' Pierre-Emmanuel Taittinger presenta con lo chef una bottiglia di Champagne in un ristorante di Parigi

Persone citate: Albert Frère, Cheval, Denaro

Luoghi citati: Parigi