Italiani in Croazia, la vita nell'ombra di Emanuele Novazio

Italiani in Croazia, la vita nell'ombra DIRITTI DELLE MINORANZE LA QUESTIONE IRRISOLTA DEGLI INDENNIZZI Al PROFUGHI CONTINUA AD AVVELENARE I RAPPORTI Italiani in Croazia, la vita nell'ombra H contenzioso Roma-Zagabria condiziona anche la nostra comunità nel Paese Emanuele Novazio Inviato a RIJEKA (Fiume) Uno sputo, un calcio al cerchione dell'auto, una sgommata che in un attimo allontana la moto di media cilindrata e il suo giovane centauro col giubbotto fosforescente. L'episodio, complice una richiesta d'informazioni a un bivio della statale croata che da Fola risale verso Rijeka, non meriterebbe menzione (chi scrive è stato protagonista di incidenti analoghi mentre in Qlanda guidava un'auto con targa tedesca, e in Polonia un'auto con targa russa) se la spontanea intensità dell'insulto verbale gridato allVitaliano» non rischiasse di trasformarlo - quali siano state le motivazioni dell' aggressione - nell'emblema delle risorte incomprensioni fra Roma e Zagabria. A proposito dei diritti delle minoranze in territorio croato e a proposito del pagamento degh indennizzi agli esuli usciti dalla Jugoslavia fra il 1945 e il '56 lasciando case, terreni e aziende, come recenti prese di posizione del ministro degh Esteri Gianfranco Fini subito contraddette dal presidente Stjepan Mesic hanno confermato. Il contenzioso lasciato in eredità da due conflitti mondiali e dalle trasformazioni pohtiche successive al 1945 è certamente complesso, fra due Paesi bagnati dallo stesso mare e uniti da secoli di legami culturali e commerciali (l'Italia è oggi il primo partner della Croazia, l'interscambio è in continua crescita). Ma tre storie - scelte a caso fra le tante che bastano pochi giorni di permanenza a raccogliere, in questa terra preferita per le vacanze da milioni di italiani bastano forse a dare una sommaria idea della sovrapposizione di elementi conflittuali, personali e collettivi, che abitano una regione dove i confini non sono soltanto geografici o politijri ma diventano quasi- per il loro continuo intreccio - una metafora. IDENTITÀ'NASCOSTA Anna Z. (il nome che chiede di rendere pubblico non è quello vero, e se ne comprenderanno le ragioni), casalinga di una cinquantina d'anni con istruzione media inferiore, è iscritta agli elenchi dell'Unione degli italiani d'Istria. Ma se si consultano le tabelle preparate nell'ultimo censimento organizzato dalle autorità di Zagabria, la nazionalità dichiarata da Anna è un'altra: croata a tutti gli effetti, niente a che fare con la comunità degh italiani autoctoni alla quale si è riferito con orgoglio, di recente, anche il presidente Ciampi nel suo incóntro con Mesic. Perché, Anna? «Perchè non me la sono sentita di smascherarmi (dice proprio così, "smascherarmi") di fronte al governo». Per un senso di inferiorità di fronte all'etnia dominante dal punto di vista politico e ammistrativo, forse, che i tanti anni trascorsi qui non hanno attenuato? «Mi è sembrato di togliermi una soddisfazione men¬ tendo al governo», risponde. Il presidente dell'Unione, Maurizio Tremili, conferma: «Nei nostri elenchi risultano 35 mila italiani in Croazia e 4 mila in Slovenia, numeri superiori a quelli accertati dal censimento». A insistere un po' con Anna, la verità alla fine viene a galla: «Da quando non c'è più Tudjman (l'ex leader noto per le sue prese di posizione fortemente nazionaliste), con Sanader (l'attuale premier) le cose vanno megho. Ma, anche di recente, ho sentito qualche deputato del suo partito insistere nel dire che "gh italiani sono arrivati qui col fascismo e sono rimasti tutti fascisti"». IL PRESTANOME Franjo M. (anche lui non vuole che si renda noto il nome) ha due attività. La prima, aiuto part-time nel ristorante di un amico, gh rende poco. La seconda potrebbe consentirgli di «fare il salto, un giorno o l'altro»; da mesi Franjo cura la vendita di case e terreni agli italiani fornendo loro prestanome compiacenti. La legge croata infatti, nonostante le pressioni del govemo di Roma e l'esistenza di una commissione mista che tuttavia tarda a riunirsi, vieta nei fatti agli italiani di acquistare beni immobiliari. Una discriminazione della quale non sono vittime i cittadini di altri Paesi dell'Unione europea, alle porte della quale Zagabria bussa da tempo contando anche sull'appoggio di Roma, e con la quale dal 3 ottobre scorso ha avviato le procedure di adesione. «Le richieste degli italiani vengono esaminate, ma sono respinte o rinviate di continuo così da renderle vane, si tratti di esuli o di gente qualsiasi. L'unica via d'uscita è affidarsi a qualcuno che compri al posto tuo: naturalmente per il vero acquirente questo comporta un costo aggiuntivo». Nella sua recente visita a Zagabria, Ciampi ha insistito sulla necessità di risolvere il problema, se la Croazia ha intenzione di entrare nell'Ue. «Coi tedeschi, gli austriaci e i belgi c'è addirittura un accordo. Loro sì e noi no?», polemizza Furio Radin, deputato della nostra comunità al Parlamento croato. Non sarà facile risolvere il problema, sostiene il presidente dell'Associazione italiani di Fiume (6000 iscritti, la più numerosa dell'Istria), Alessan¬ dro Lukovic: «Il nazionalismo croato ha una diffidenza atavica nei confronti della presenza italiana sul proprio territorio, senza contare che il bagaglio negativo del passato è usato per tornaconto politico; l'economia non c'entra, i soldi italiani valgono quanto quelli tedeschi». LA LINGUA NEGATA Luisa T., impiegata trentenne, appartiene alla comunità italiana e in famiglia tutti parlano italiano. Ma quando scrive una lettera a un qualsiasi ufficio dell'amministrazione pubblica, sceghe il croato: nonostante il comune di Rijeka abbia riconosciuto il diritto di usare la lingua madre nei rapporti di questo tipo, considerando quella itahana l'unica etnia autocto¬ na fra le minoranze presenti sul proprio territorio. Perché allora le sue lettere ufficiali le scrive in croato, Luisa? «So che potrei usare la mia lingua ma non mi oso: chi le riceve in genere non sa l'italiano e potrebbe irritarsi. Non mi conviene espormi di fronte a loro». Gianfranco Fini non si riferiva certamente al caso di Luisa T. quando, pochi mesi fa, ha ammonito il govemo croato a rispettare i diritti delle minoranze; «A Zagabria devono capire che si può essere italiani e cittadini croati». Ma il messaggio era chiaro, e alla Farnesina il tono non sembra cambiato; «Se la Croazia ha bisogno dell' Europa», sostiene il capo della nostra diplomazia, «aiutiamola a liberarsi dei demoni del passato». Anna Z.f casalinga «Non me la sono sentita di smascherarmi di fronte al governo e mi sono dichiarata croata a tutti gli effetti Mentendo mi è sembrato di togliermi una soddisfazione» Franjo M., agente «Curo la vendita di case e di terreni ai vostri connazionali fornendo dei prestanome compiacenti La nostra legge vi vieta di acquistare beni immobiliari» tina bimba profuga giuliana dell'Istria Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi con il presidente croato Stipe Mesic durante una visita a Zagabria