Dubbi sul testimone che accusa Damasco

Dubbi sul testimone che accusa Damasco RIVELAZIONI DER SPIEGEL: E' INATTENDIBILE. ARRESTATO A BEIRUT UN UOMO CITATO NEL RAPPORTO ONU Dubbi sul testimone che accusa Damasco NEW YORK La resa dei conti con la Siria ah'Onu comincerà la settimana prossima, ma intanto Damasco ha iniziato a rispondere alle accuse del rapporto Mehlis sull'uccisione dell'ex premier libanese Rafik Hariri, mentre il settimanale tedesco «Der Spiegel» ha rivelato che la fonte principale del procuratore sarebbe un presunto agente dei servizi segreti già condannato varie volte per truffa. Il rapporto accusa il regime di Assad di aver ordinato e organizzato l'attentato del 14febbraio scorso a Beirut, con compheità che salgono fino al fratello del presidente. Le denunce del procuratore tedesco Detlev Mehlis verran¬ no discusse martedì dal Consiglio di Sicurezza, e la macchina diplomatica si è messa in moto per stabilire come reagire. Le autorità libanesi hanno intanto arrestato a Beirut Mahmoud Abdel Al, figura dirigenziale di al Ahbash, l'Associazione dei Progetti Filantropici Islamici, gruppo libanese «con legami storicamente forti con la Siria». L'uomo, secondo il rapporto deh'Onu, avrebbe telefonato al presidente libanese Emile Lahoud poco prima dell'attentato dinamitardo ad Hariri. Lahoud ha smentito di essere mai stato in contatto con AbdelAl. A fine settimana il Palazzo di Vetro riceverà un nuovo rapporto importante sulla Siria. Il documento è quello redatto da Terje Roed-Larson, incaricato dall'Onu di verificare il rispetto da parte di Damasco deha risoluzione 1559, approvata nel settembre del 2004 per spingere Assad a ritirare le sue truppe dal Libano. Il testo potrebbe accusare la Siria di aver lasciato apparati dei servizi segreti a Beirut, aiutando nello stesso tempo Hezbohah e i militanti palestinesi. Fonti del dipartimento di Stato hanno detto che i rapporti Mehlis e Roed-Larson vanno letti insieme, e quindi le decisioni potrebbero essere rimandate a quando entrambi gh atti di accusa saranno sul tavolo. Venerdì il ministro degh Esteri britannico Straw ha detto che il Consiglio di Sicurezza dovrà considerare sanzioni punitive contro Damasco, e secondo fonti del Palazzo di Vetro allo studio ci sono due risoluzioni, ima basata sul capitolo sei deha carta deh' Gnu che prevede misure diplomatiche, e l'altra sul capitolo sette che invece autorizza l'uso deha forza. Stati Uniti e Gran Bretagna sono dalla stessa parte, ma con loro stavolta c'è anche la Francia, che aveva già cosponsorizzato la risoluzione 1559. Gh analisti dicono che la durezza deha risposta dipenderà molto da quanto lontana è disposta ad andare Parigi. Fra le misure considerate ci sono il divieto dei voh intemazionah dalla Siria, l'embargo suh'importazione di materiah ad uso milita¬ re, e l'obbligo per Assad di costringere le persone sospettate dal procuratore Mehlis a cohaborare con l'inchiesta. Se queste direttive fossero adottate in base al capitolo sette deha Carta, in caso di mancato rispetto potrebbe scattare anche l'intervento militare. Sull'altra sponda ci sono alcuni paesi arabi come l'Egitto che frenano; la Russia, antico alleato di Damasco che può usare il potere di veto per bloccare qualunque iniziativa; e la Cina, sempre prudente in queste situazioni. Siccome il segretario generale Kofi Annan ha già esteso il mandato di Mehlis fino al 15 dicembre, ima soluzione di compromesso potrebbe dare ad Assad altri due mesi per cambiare atteggiamento e cohaborare con l'inchiesta. Se non lo facesse, a fine anno scatterebbero le punizioni. La Siria ieri ha risposto per bocca del vice ministro degh Esteri Ahmed Amus e del consigliere Riad Daudi. Entrambi hanno detto che il paese «resta impegnato a ■rispettare le decisioni deha legali- tà intemazionale e a cooperare», ma hanno bocciato il rapporto come un testo «senza fondamento, politicizzato per colpirci». Arnus ha aggiunto che l'atto d'accusa «è basato su testimoni libanesi noti per la loro ostilità verso la Siria». Il tedesco «Der Spiegel» gh ha dato una mano a sostenere questa linea difensiva, rivelando che il testimone principale di Mehlis è Suheir al Sadik, un presunto agente dei servizi segreti siriani già condannato per truffa e malversazione. Al Sadik tra l'altro si sarebbe contraddetto, perché prima aveva dichiarato di essere uscito dal Libano, e poi ha ammesso di aver partecipato all'attentato contro Hariri. Suo fratello ha detto che l'estate scorsa Suheir lo aveva chiamato da Parigi, dicendo che era diventato milionario, alimentando anche il sospetto che qualcuno lo avesse pagato per parlare. A presentarlo a Mehlis, poi, è stato Rifaat al-Assad, zio del presidente Bashar e dissidente da tempo in lotta col govemo di Damasco, [p. mas.] «E'mi presunto agente segreto siriano condannato più volte per truffa» Una donna regge un ritratto dell'ex premier libanese Rafik Hariri, l'altro ieri a Beirut durante un corteo per chiedere la verità sul suo assassinio