GIUSTIZIA ANCHE PER IL TIRANNO

GIUSTIZIA ANCHE PER IL TIRANNO UN PROCESSO EQUO A SADDAM GIUSTIZIA ANCHE PER IL TIRANNO John Keegan VORREI sapere da quale potere sono stato chiamato qui, e quando saprò quale sia questa autorità legittima, risponderò. Ricordatevi che sono il vostro re, il vostro legittimo re. I peccati che vi portate addosso, e il giudizio di Dio su questa terra. Vi dico, pensateci bene prima di commettere un peccato ancora più grande. Perciò ditemi quale autorità legittima mi ha fatto sedere qui e non mi rifiuterò di rispondere. Nel frattempo, non verrò meno alla mia fede». (Carlo I d'Inghilterra). «Chi siete voi? Voglio sapere chi siete. Cosa vuole questa corte? Io mantengo i miei diritti costituzionah come presidente dell'Iraq e non riconosco il potere che vi ha autorizzati». (Saddam Hussein). Processare un capo di Stato mette sempre alla prova più dura l'ingenuità legale del sistema giuridico. I processi di tutti i giorni vengono svolti in nome dello Stato, la Repùbblica in Francia, o nel nome del potere costituente, il popolo negli Usa, o in nome del governante, la Corona in Gran Bretagna. Praticamente in ogni sistema, perciò, un capo di Stato sotto accusa può rifiutarsi di riconoscere l'autorità della corte, come fece Carlo I di fronte al Parlamento nel 1649. Alla fine la corte semphcemente insistette sulla propria giurisdizione e lasciò il re a protestare invano. Venne condannato a morte il sabato e giustiziato il martedì successivo. Al Parlamento era stato intimato di essere perentorio: ogni rinvio avrebbe concesso tempo: ai dubbi di formarsi, a chi cercava di salvare il sovrano di organizzarsi, alla diplomazia di giocare le sue partite. Quando la prima Repubbhca Francese aveva ghigliottinato Luigi XVI e Maria Antonietta, ciò provocò una guerra lanciata contro la Francia da ima coalizione di monarchie europee. Anche ai parlamentari inglesi il loro voto non portò nulla di buono. Quelli che avevano votato per l'esecuzione del re vennero condannati come regicidi e Giuseppe Zaccaria A PAGINA 12 molti di loro vennero messi a morte quando Carlo II tornò con la Restaurazione. Perfino Crorawell, già morto e sepolto, venne riesusrsato e la sua salma impiccata in pubblico. Il suo cranio sopravvive ancora da qualche parte come reliquia macabra e avvertimento sui rischi che si corrono ad applicare la legge contro un sovrano. Saddam Hussein non può sperare che qualcuno intervenga in suo aiuto. Uno dei suoi numerosi errori è stato quello di aver allontanato tutti i suoi amici iracheni e stranieri. Si ritrova ora nella stessa situazione del maresciallo Pétain alla fine della seconda guerra mondiale, con la differenza che Pétain non era accusato di omicidio di massa ed era salito alla massima carica dello Stato con il voto della Camera e non con un golpe. Per giunta. De Gaulle non poteva firmare una condanna a morte al suo vecchio comandante, e il vegliardo ha potuto scontare la sua sentenza nella prigione della Ile d'Yeu. E' morto in carcere. E' impossibile predire l'esito del processo a Saddam, per quanto in Iraq esista ancora la pena di morte e l'accusa l'abbia chiesta. Se processai^ un sovrano crea delle difficoltà, imporgli la pena di morte le moltiplica. La Gran Bretagna fa parte ora di quella maggioranza di Stati che ritiene ingiustificabile la pena di morte, e il paradosso è che per quanto la Gran Bretagna sia una parte del processo, potrebbe trovarsi costretta a dissentire dal verdetto. Certamente non potrà più partecipare a un tribunale sul modello di Norimberga, i cui giudici (inclusi numerosi britannici) emisero dozzine di condanne a morte, molte delle quali vennero eseguite. CONTINUA A PAGINA 12 PRIMA COLONNA BAGHDAD, UCCISO UNO DEGLI AVVOCATI DIFENSORI Rapito dopo la prima udienza e la deposizione del raìss Dietro l'assassinio l'ombra delle «brigate» governative

Persone citate: De Gaulle, Giuseppe Zaccaria, John Keegan, Luigi Xvi, Maria Antonietta, Saddam Hussein