Il Colosseo dei big di Silvia Francia

Il Colosseo dei big CAST DI RICHIAMO PER NUOVO Il Colosseo dei big Da Aldo Giovanni e Giacomo a Rossi ma non manca La Fura dels Baus SPETTACOLI «fuori dalle categorie». Così, nell'ideale vetrina del Colosseo vengono etichettati gli «articoli» esposti, i titoli della stagione 2005-2006, la ventiduesima dall'apertura della sala di via Madama Cristina. Una carrellata di proposte selezionate in base a criteri diversi e con lo sguardo fisso sul destinatario: non solo il cultore teatrale d'elite, ma un pubblico vasto. «Tutti coloro - spiegano al Colosseo, facendo un po' di autopromozione - die vogliano dilettare il proprio ego, fuori da un programma monotematico, stereotipato e commerciale». Tradotto: divertimento sì ma intelligente, secondo un linea-guida che già da anni ispira la programmazione di questo teatro, attivo senza finanziamenti pubblici. Va da sé che titoli e nomi debbano essere di richiamo. Senza trascurare qualità e varietà, jarantisce lo staff del Colosseo. Quest'anno, si spazia dalla comicità a arga presa di Aldo Giovanni e Giacomo ai virtuosisimi aerei dei Kataklò, dal tributo ai Blues Brothers al balletto Coppella, dall'inventiva lessicale farcita di paradossi di Alessandro Beigonzoni a una Leila Costa esule nel paese delle meravighe, dal tango a Paolo Rossi, dalla Fura dels Baus con le sue provocazioni, agli stafalcioni del terrunciello Franco Neri. Procediamo con ordine. L'inaugurazione, il 25 ottobre è affidata a Zuzzurro e Gaspare, protagonisti di «Ciò che vide il maggiordomo» di Joe Orlon (repliche sino al 19 ottobre): commedia brillante e ritmata in cui si scatena Ù caos attorno a un drappello squintenato: uno psichiatra, la sua consorte ninfomane, una segretaria ingenua, un fattorino maldestro e un poliziotto con scarsissimo talento investigativo. In scena con i protagonisti, anche Ennio Marchetto ed Eleonora D'Urso; la regia è dello stesso Brambilla. Dalle risate «per il gusto» alla comicità impegnata. A novembre arriva Giobbe C'ovatta con il suo «Melanina e varechina», spettacolo concepito «come una partita a Monopoh tra il Primo Mondo che osserva il Terzo Mondo e il Terzo mondo che scruta il Primo». Un gioco? Sì, ma con la partita truccata e regole diverse per i due contendenti. Leila Costa, diretta da Gioi^gio GaUione, quale novella Alice, s'intrufola invece nelle pagine di Lewis Carrai e da lì, dalla logica sbilenca della favola, sgambetta inseguendo la fantasia sino all'attualità, alla politica, all'assurdo e al surreale dei giorni nostri. Fantasia è parola d'online anche per Ennio Marchetto, il mimo e trasformista veneziano definito «il poeta dei sogni di carta»: usando cartone o velina, Marchetto crea mondi e si dà, di volta in volta, le fattezze di Marilyn, Janis Joplin, Bob Marley, ma pure da gheisha e da lottatore di Sumo. Segue Paolo Cevoli con un omaggio ardito e divertente al melodramma e a Rossini. Dopodiché, ilarità sfrenata con Franco Neri e il suo rattoppato presepe meridionale in tragicomica guerra con le drastiche certezze del Nord. Per ridere, si ride assai, al Colosseo, secondo le preferenze di ciascuno: ricordando assieme a Cochi e Renato, snocciolando paradossi e nevrosi con Albanese, facendo a pezzettini certezze e logica con Paolo Migone, ricordando i tempi del «Derby» con Teocoli, zompettando da una macchietta all'altra con Panariello. O scaricando il caricatore sul terreno, già minato della politica, come fa, da virtuoso, Luttazzi, mentre Paolo Rossi cita se stesso e un suo vecchio titolo con «Chiamatemi Kovalski. Il ritomo» e la Finocchiaro discetta sulla figura del «fornitore», ovvero «chi ci fornisce, in determinati momenti della nostra vita, ciò di cui abbiamo bisogno». Si ride pure con Paola Cortellesi e il suo nuovo spettacolo e con Simone Schettino, il «fondamentalista napoletano». Mix dì umorismo e riflessioni, invece, con Gianmarco Tognazzi in «Prima pagina», commedia brillante di Ben Hecht e Charles Mac Artur, che ha ispirato diverse pellicole, tra cui la notissima «Prima pagina» di Billy Wilder con Jack Lemmon e Walter Matthau (1974). In scena. Bruno Armando affianca Tognazzi: duetti spassosi, ma anche scambio di battute su temi per nulla bevi o risibili, come i limiti del diritto di cronaca e la pena di morte. Cambiando registro, in cartellone c'è pure la Fura dels Baus l'irriverente gruppo catalano, che presenta il recente titolo «Metamorphosis»: versione furerà del testo di Kafka. Nella stagione 2005-06 del Colosseo c'è^pazio pure per D balletto: a novembre, la Compagnia La Classique di Mosca presenta «Il lago dei cigni», mentre Raffaele Paganini è la star di «Coppella», in calendario a marzo. Non manca la musica: quella seria, semiseria, surreale, eclettica, imprevedibile della Banda Osiris, di scena a febbraio. H musical, invece, conta su ispirazioni diverse: da un lato il tango, inteso, dalla Compagnia Vientos del sur, come emblema di un'Aigentina di lotte e nostalgie, amori che volgono in passione o in tragedia; dall'altro l'indimenticabile avventura, in occhiali scuri, abiti rigorosamente neri e facce da schiaffi, dei Blues Brothers. Silvia Francia Dall'alto verso in basso alcuni degli artisti del cartellone 2005/6 del Colosseo: Aldo Giovanni e Giacomo, in scena a marzo al PalaRuffìni, Daniele Luttazzi, la compagnia La Fura dels Baus e l'attrice Paola Cortellesi

Luoghi citati: Gioi, Monopoh, Mosca