Un ROBOT ci salverà

Un ROBOT ci salverà Un ROBOT ci salverà Rosalba Mieéli; 1 guardarli in televisione, appaiono come enigmatici aggeggi a I ruote che si muovono con circospezione. In realtà sono robot capaci di sparare e di rendere inoffensive armi micidiali. In gergo si chiamano robot antibomba. Li abbiamo visti nei giorni dopo gli attentati di Londra, a fianco delle squadre antisabotaggio inglesi impegnate nella ricognizione di ambienti sospetti. Immagini ancora più drammatiche giungono spesso da Israele. Pinze azionate da bracci meccanici trascinano quel che resta di un kamikaze dopo l'esplosione o armeggiano intorno al corpo di un terrorista bloccato prima che possa azionare il detonatore. Pensati inizialmente per la sicurezza delle centrali nucleari, i robot antibomba sono ormai indispensabili nelle città che vivono con l'incubo di attentati. In Italia, attrezzature antisabotaggio, robot compresi, sono utflizzate dagli artificieri della polizia e dei carabinieri nelle grandi città, ma anche negli aeroporti, nelle stazioni dei treni e della metropolitana. «Gh interventi sono più numerosi di quanto comunemente si crede - dice Pietro Lo Verde, responsabile del nucleo artificieri della polizia di Palermo, uno dei più attrezzati d'Italia dopo le stragi di mafia - ci chiamano per controllare macchine abbandonate, pacchi incustoditi, congegni sospetti, lettere». I primi a intervenire sono i cani, addestrati con il metodo americano che prevede una disciplina ferrea (la razione quotidiana di cibo in cambio del riconoscimento dell' esplosivo). Non appena il cane segnala - sedendosi - che ha trovato qualcosa, entra in azione la squadra artificieri, con un equipaggiamento da guerre stellari (tuta e casco pesano in tutto 60 chili) e se necessario, uno scudo protettivo e un piccolo furgone dove è alloggiato il robot, attrezzato di tutto punto. Polizia e carabinieri usano attualmente due tipi di robot, a seconda della situazione. Il primo è cingolato e filoguidato, simile a quello delle squadre inglesi; il secondo, filo o radioguidato, ha ruote gommate e dentate che gh permettono di salire gh scalini. Entrambi portano un sistema di telecamere e l'apparecchiatura radiografica per rilevare la presenza di esplosivi. Individuato il bersagho, il robot prende la mira con i puntatori laser e dai cannoncini spara acqua ad altissima pressione che come un proiettile "disarticola" la bomba, cioè interrompe il circuito del presunto ordigno. L'operazione finale di disinnesco è però sempre lasciata agli uomini, con i rischi immaginabili. L'intero intervento viene eseguito secondo le normative NATO. Gli artificieri inscenano ogni tanto simulazioni pubbliche e si tengono in esercizio almeno due volte a settimana cercando di immaginare cosa passi nella mente del terrorista. La squadra si divide in due gruppi: uno prepara l'attentato e l'altro deve trovare e disinnescare l'esplosivo. Preparazione e segretezza. Proprio come i terroristi. Lo Verde è andato più volte negli Stati Uniti ad addestrarsi in una località segreta che lui stesso non conosce. Ma molto importante è anche il trasferimento tecnologico che dai prototipi creati nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, porta alla realizzazione di attrezzatu- » re sempre più avanzate che possano sostituirsi all'uomo in situazioni. C'è anche chi pensa alle vittime di un attenta- j to o di una cata- . strofe. La tragedia delle Torri Gemelle di New York ha lasciato il segno. Quasi nessuno dei cani che scavarono per mesi tra le macerie fumanti è sopravvissuto a lungo e anche i pompieri hanno riportato gravi conseguenze. In (piell'occasione furono inviati dei piccoli robot semoventi dentro le travi d'acciaio - l'unico modo che poteva essere utilizzato per attraversare i detriti - ma purtroppo riuscirono a segnalare solo cadaveri. Il Politecnico di Losanna ha sviluppato aeroplani in miniatura equipaggiati con diverse configurazioni di sensori e microfoni, per volare dentro i condotti dell'aerazione, inviando immagini in remoto all'operatore. Sono ideali per una piccola ispezione in edifici sospetti o pericolanti. Più ambizioso il progetto di ricerca intemazionale RoboCup Resene (http://www.robocup. org) che promuove la sperimentazione nel settore dell'organizzazione di squadre di robot autonomi per il soccorso di popolazioni colpite da calamità naturali (terremoti, incendi, allagamenti) o atti terroristici. Il termine "rescue" significa mettere in salvo i sopravvissuti; "recovery" indica il recupero di ca- daveri. I robot cercano persone vive tra le macerie e lo fanno orientandosi sulle vittime (simulate) attraverso la visione, captando con microfoni il suono proveniente da urla o lamenti, il calore corporeo con la telecamera a infrarossi o l'emissione di anidride carbonica tramite sensori (un comportamento che ricorda quello dellj zanzare, che non colpiscono a caso). Ogni anno si svolge una competizione intemazionale e i robot totalizzano punti a seconda del numero delle persone che salvano durante le gare. La squadra italiana Alcor (Autonomous Agent Laboratory for Cognitive Robotics) guidata da Fiora Pirri, dell'Università "La Sapienza" di Roma, ha partecipato con i robot Doro e Shrimpo all'edizione 2005 che si è svolta ad Osaka in luglio, arrivando alle semifinali. La maggior parte dei team concorreva con robot telecomandati. C'erano solo sette team con robot autonomi. Neanche a dirlo, la gara è stata vinta dal gruppo giapponese, anche se il robot Doro, completamente autonomo, è stato l'unico a trovare una vittima utilizzando la visione stereoscopica. Il robot gira da solo, si costruisce una mappa della zona e quando trova una vittima la colloca nella mappa bidimensionale esattamente nella posizione in cui l'ha vista. Le squadre della Re- wm scue si allenano nel campo dell'Istituto Superiore Antincendi di Roma. Al Padiglione Italia dell' EXPO 2005 di Aichi ha riscosso grande successo una strana creatura simile a un ragno che si destreggia su un terreno accidentato o sul fondo del mare, ideata da Michele Guarnieri, un ingegnere italiano che si è specializzato al Tokio Institute of Technology e ha fatto fortuna in Giappone. Guamieri ha fatto anche un robot sminatore: il veicolo si muove tra i corridoi creati in un campo minato, analizza il terreno e esegue con il manipolatore le operazioni di bonifica, guidato a distanza o manualmente. E'stato richiesto da Bosnia, Afghanistan, ONU (i robot potrebbero essere anche usati a scopo militare per piazzare le mine, ma questo è un altro discorso). ne che regna m uno scenario di guerra o di catastrofe, un robot giornalista ci starebbe proprio bene. Il Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha presentato un prototipo (Afghan Explorer) in grado di realizzare reportage in aree a rischio, trasmettendoli via satellite. E' una sorta di vettura telecomandata che ricorda i veicoli della NASA, attrezzata con pannelli solari, telecamera, microfono e uno schermo a cristalli liquidi in modo che gli intervistati possano vedere, oltre che sentire, i loro intervistatori. E' più una curiosità che una possibilità reale. Di questi tempi, anche il robot sarebbe preso in ostaggio o ridotto a un colabrodo. ^^«ii01MaiM^ mmm dItalia dopo le chiamano per hine abbandotoditi, congere». 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Ma molto che il trasferio che dai protooratori di ricerndo, porta alla attrezzatu- » vanzate titu sii j . w il suava tra le è sopravo e anche i riportato gravi (piell'occasione ei piccoli robot ro le travi d'acodo che poteva mmm essere utilizzato per attraversare i detriti - ma purtroppo riuscirono a segnalare solo cadaveri. Il Politecnico di Losanna ha sviluppato aeroplani in miniatura equipaggiati con diverse configurazioni di sensori e microfoni, per volare dentro i condotti dell'aerazione, inviando immagini in remoto all'operatore. Sono ideali per una piccola ispezione in edifici sospetti o pericolanti. Più ambizioso il progetto di ricerca intemazionale RoboCup Resene (http://www.robocup. org) che promuove la sperimentazione nel settore dell'organizzazione di squadre di robot autonomi per il soccorso di popolazioni colpite da calamità naturali (terremoti, incendi, allagamenti) o atti terroristici. Il termine "rescue" significa mettere in salvo i sopravvissuti; "recovery" indica il recupero di ca- (gtory for Cognitive Robotics) guidata da Fiora Pirri, dell'Università "La Sapienza" di Roma, ha partecipato con i robot Doro e Shrimpo all'edizione 2005 che si è svolta ad Osaka in luglio, arrivando alle semifinali. La maggior parte dei team concorreva con robot telecomandati. C'erano solo sette team con robot autonomi. Neanche a dirlo, la gara è stata vinta dal gruppo giapponese, anche se il robot Doro, completamente autonomo, è stato l'unico a trovare una vittima utilizzando la visione stereoscopica. Il robot gira da solo, si costruisce una mappa della zona e quando trova una vittima la colloca nella mappa bidimensionale esattamente nella posizione in cui l'ha vista. Le squadre della Re- e segue con il manipolatore le operazioni di bonifica, guidato a distanza o manualmente. E'stato richiesto da Bosnia, Afghanistan, ONU (i robot potrebbero essere anche usati a scopo militare per piazzare le mine, ma questo è un altro discorso). ne che regna m uno scenario di guerra o di catastrofe, un robot preso in ostaggio o ridotto a un colabrodo. .^aiiSI^ ^^ wm. ■^0io^ S I robot anti-terrorismo sono dotati di: H un sistema dì telecamere B un apparato per radiografare gli oggetti sospetti e verificare se contengano esplosivo B puntatori laser B cannoncini che sparano acqua ad alta pressione per mettere fuori uso la bomba "^C,. s^Wfc^r" •Ir ^ v pKttQ.-mMa Il pressappochismo non è monopolio italiano. Nel maggio scorso im articolo del «New York Times» diceva che usando un manuale di sole 27 pagine disponibile online iMilBJjrrpttn durre abbastanza botulino da sterminare decine, se non centinaia di migliaia di persone. Eppure, come fa notare Steven Aftergood della Federazione degli Scienziati Americani, "nessuno scienziato che conosca bene queste cose sarebbe disposto a sottoscrivere uno scenario del genere". E' vero che le armi chimiche e biologiche sono relativamente faefli da costruire - gh agenti per quelle biologiche i possono essere prodotti nella maggior parte dei laboratori meoici - ed è anche vero che, per esempio, diffondendo il vaiolo in un aeroporto, si potrebbe scatenare una pande"mia, ma in generale trasformare quelle chimiche e biologiche in armi capaci di uccidere decine di migliaia di persone non è banale, perché tendono a "disperdersi" nell'ambiente, la loro letalità può essere fortemente ridotta da sistemi di diffusione dell'agente non ottimali o da condiziom climatiche avverse e, almeno in teoria, è possibile difendere la popolazione con maschere, tute, isolamento, vaccini e antidoti. Contro le anni nucleari, invece, non c'è rimedio. I media continuano a confondere le anni radiologiche, come la bomba sporca, con le armi nucleari vere e proprie, come l'atomica. La bomba sporca consiste essenzialmente di esplosivo convenzionale circondato da materiale radioattivo: nella deflagrazione il materiale radioattivo si disperde nell'ambiente e lo contamina. Quanto è distruttiva? Sui temi del terrorismo nucleare e radiologico, l'Italia può vantare un esperto di con quella dellashima ma il cregge: ad oggucciso mille peca 200 mila, 70.000 edifici su«L'opinione dice Calogero - un ordigno del tuna cosa molto ce non è così. terroristico decle informazionitroverebbe. Lgrande sarebbe teriale per costraltamente arricUna difficolterroristi, ma cpotrebbe rivelarabile: nell'ex Uca sono dlisponitonnellate di urte arricchito, alcuni casi, in spano dal puntosicurezza. E' mdifferenza dì qrio per la bombaltamente radimaneggiare seschi; non ne seenormi - l'atomma richiese 60ed è anche diffiduare se trascamion o su navale, propriessendo moltpuò sfuggire ainari fatti allterroristi potrre la bomba in città scelta cofarla esploderedo a distanza,bisogno di kamno accordi trRussia per la mza di questo moperazioni proto per difficolve, ragioni ecodenze reciprocQual è il rcittà americancolpita? «Io terischio sia moCalogero -. Eproblema dell'to non può dall'Italiacrucinetiresmstaun pdi un qmento perquesti temi? Carlo Jean, deper lo smaltimrie nucleari. Isi interessa dì»sn*!;,,,, Bfe i I robot anti-terrorismo sono dotati di: H un sistema dì telecamere B un apparato per radiografare gli oggetti sospetti e verificare se contengano esplosivo B puntatori laser B cannoncini che sparano acqua ad alta pressione per mettere fuori uso la bomba

Persone citate: Agent, Aichi, Carlo Jean, Fiora Pirri, Lo Verde, Michele Guarnieri, Pietro Lo Verde, Steven Aftergood