Alessandro di Jugoslavia

Alessandro di Jugoslavia SERBIA E' POTUTO RIENTRARE A BELGRADO NEL DUEMILA E ORA VIVE GON LA SUA FAMIGLIA NEL PALAZZO REALE DI DIDINJE Alessandro di Jugoslavia «La monarchia tornerà di moda, parola di principe» intervista Ludina Barzini BELGRADO Il Principe Alessandro n di Jugoslavia, 60 anni, molto ben portati, racconta un giorno nella sua residenza, il Palazzo reale di Didinje. Il principe accoglie visitatori di ogni nazionalità, riceve associazioni, enti, un ministro o due, qualche parlamentare, molti ambasciatori. organizza ricevimenti. Viaggia attraverso il paese dove, con la seconda moglie (greca) distribuiscono aiuti umanitari. In questi giorni, il principe ha offerto, a palazzo reale, un grande cocktail di benvenuto per circa 900 imprenditori italiani presenti per le giornate di «Italia a Belgrado», stringendo la mano ad ognuno, con accanto l'ambasciatore italiano Antonio Zanardi Laudi. Nel salotto, di fianco allo studio, con quadri antichi alle pareti, tra cui un Poussain, mobili e poltrone dorate, il principe di solito, riceve gh ospiti. «La Sacra Conversazione» di Palma il Vecchio, acquistata a Londra dai Karadjordjevic nel 1927, è stata portata e esposta all'ambasciata d'Italia prima di essere restaurata sotto la guida di specialisti itahani dell'Istituto del restauro assieme al primo nucleo della nuova scuola di restauro serba. «Mio padre re Pietro II sposò la principessa Alessandra di Grecia e io sono nato, in esilio, il 17 lugho 1945, a Londra, nella suite 212 dell'albergo Claridge's dichiarato dal primo ministro Winston Churchill, per quel occasione, territorio jugoslavo», racconta il principe. Lei, Alessandro n, erede al trono quando è tornato in Jugoslavia? «Avevo da sempre un sogno, tomare. Già dal 1989, dopo la caduta del muro, ricevetti nel mio ufficio di Londra, dove vivevo, telefonate e visite dalla Jugoslavia che chiedevano aiuti e consigh. Allora lavoravo nel settore bancario, marittimo e nelle costruzioni. Nel 1991 ricevetti un messaggio con la richiesta di andare a Belgrado. La gente ci ha ricevuto con molto calore, c'erano mighaia di persone in piazza, ma per le autorità non esistevo perché nel 1947 quando avevo due anni ero considerato la terza persona più pericolosa, un nemico dello Stato, dopo mio padre e mia madre. Eravamo in cima alla lista di Tito. Dopo tre giorni siamo dovuti ripartire». A quando risale la dinastia dei Kar adj or djevic? In quei giorni andai a Oplenac a visitare il mausoleo di famiglia dove sono sepolti i miei avi. La dinastia ha duecento anai e il fondatore, Kàradjordje (Giorgio il Nero), guidò nel 1804 un'insurrezione contro l'impero ottomano che controllava i Balcani, stabilì un governo a Belgrado e nel 1811 creò il diritto alla successione per la sua famiglia. Nel 1934 mio nonno Alessandro I venne assassinato assieme al Ministro degh Esteri francese Louis Barthou, a Marsiglia per mano di un terrorista macedone. Mio padre aveva solo 11 anni, quindi diventò reggente suo zio il Principe Paolo, poi deposto con un colpo di Stato nel marzo del 1941. Mio padre aveva 18 armi quando fu dichiarato maggiorenne precocemente e divenne Re. Per pochi giorni perché la Jugoslavia fu invasa da tedeschi, bulgari, ungheresi e itahani e il governo costretto a dimettersi. Par¬ tirono tutti via Gerusalemme e il Cairo per Londra. Nel 1945 la monarchia fu abolita illegalmente. Mio padre, re Pietro n, non abdicò maiemorìnel 1970». Dopo vari tentativi è riuscito a tornare nel suo Paese, come è andata? «Nel 1992 per un mese partecipai alle molte manifestazioni di piazza cóntro il regime di Milosevic. Poi dovetti ripartire. Nel 1995 mio zio Tomislav, rientrato nel 1991, stava molto male e lo andai a trovare nell'ospedale militare a Belgrado. Ebbi problemi infiniti perché continuai a non esistere per le autorità e loro per me. Poi nel 2000 c'era ancora il regime di Milosevic, Tomislav morì e andai al funerale. Nel frattempo avevo lavorato da Londra e continuavo a comunicare con le personalità che volevano la democrazia tra cui Vojislav KoStunica oggi primo ministro della Serbia, e Boris Tadic, presidente della Serbia. Nell'ottobre 2000, quando Kostunica era Presidente della Jugoslavia da pochi giorni, andai a trovarlo nel Palazzo Federale: è stato l'inizio di una nuova era. Finalmente, dopo molti tentativi ebbi il permesso di visitare Palazzo reale di Didinje dove Tito aveva vissuto per poco tempo perché si fece costruire | un'altra residenza nel parco. Tito usava i due palazzi reali, uno per i ricevimenti e per i capi di Stato in visita e l'altro come ufficio. Mi fu restituita la mia nazionalità dal Ministro degh Interni Zoran Zivkovic e la cerimonia di consegna del passaporto è avvenuta a Londra prorio nella suite 212 dove ero nato. Si chiuse così un cerchio. E da quattro anni viviamo nel Palazzo reale. Vengo richiesto a molte funzioni pubbliche. Ricordo un ricevimento dato dal Presidente Tadic per alcuni senatori americani in visita e nel suo discorso di benvenuto disse: "Questo è l'unico Paese dove il re e il presidente sono così buoni amici». Quale può essere il ruolo di una monarchia o di un principe ereditario nel suo Paese? «Abbiamo fatto dei sondaggi e abbiamo visto che c'è, da parte della gente, grande interesse per la monarchia costituzionale. Oggi c'è ancora la vecchia Costituzione, una nuova è allo studio. Sipotreb- he pensare di seguire le linee di quella spagnola del 1980. Alcuni uomini politici come il ministro degh Esteri Vuk Drascovic credono nella monarchia costituzionale». Quah sono le principali preoccupazioni per il suo Paese? «Uno dei maggiori problemi ereditati dal passato è l'incapacità di gestire i problemi mentre sono sullo scaffale prima che cadano. Non ci possiamo permettere di rimanere ancora così indietro. In questi giorni sono iniziati i negoziati di associazione e stabilizzazione con l'Unione Europea. LEuropa si avvicina. La situazione in Montenegro è dehcata e saranno i cittadini a decidere con un referendum che potrebbe aver luogo in primavera prossima. Ma non è sicuro. Il Kosovo è la culla della nostra storia, la nostra Gerusalemme. Le persone di qualsiasi religione e etnia devono essere più rispettate. I serbi hanno perso le loro case, le chiese sono state bruciate. Circa centomila Rem sono stati cacciati. Per tutte queste situazioni bisogna trovare una soluzione, se voghamo andare avanti verso il processo di integrazione europea. Si potrebbe entrare nel 2014. Il passato «Ho sempre vissuto a Londra, ma avevo un sogno: tornare Dal 1947 eravamo "nemici dello Stato"» c'è ancora Il futuro «Oggi la vecchia Costituzione ma abbiamo fatto dei sondaggi e la gente è pronta a cambiare» Il principe Alessandro II di Jugoslavia tra la folla che lo acclama a Belgrado Sopra, Alessandro di Jugoslavia da piccolo in braccio alla mamma, la principessa Alessandra di Grecia e con il padre re Pietro II A fianco, all'età di 30 anni quando era pilota militare. Dopo la guerra passò all'aviazione civile