Disinfettante sul paese fantasma La Turchia piegata corre ai ripari

Disinfettante sul paese fantasma La Turchia piegata corre ai ripari CONTROMISURE UN ENORME DANNO ECONOMICO IN UN'AREA GIÀ DEPRESSA E ORA RIDOTTA ALLO STREMO Disinfettante sul paese fantasma La Turchia piegata corre ai ripari A Kiziksa abbattuti e bruciati in due giorni tutti i volatili, sani e infetti reportage GABRIELE BECCARIA inviato a KIZIKSA (Turchia) . Sono entrato nella Zona Zero, quella della camera a gas e delle fosse comuni, e un pollo impettito mi ha accolto. Niente appare come dovrebbe dopo il passaggio del virus più celebre del mondo, l'HSNl. Kiziksa, un villaggio della Turchia nord-occidentale di case di mattoni e legno affacciate su strade fangose, è il luogo delle sorprese prima che degh orrori. Dovrebbe essere sigillato da una rigida quarantena e invece il checkpoint della polizia mi lascia passare senza simulare nemmeno un controllo, la disinfezione dovrebbe essere radicale e invece si limita a ima primitiva pozza di lavaggio, tutta la popolazione dei 20 mila polli, tacchini e oche dovrebbe essere stata eliminata e invece c'è ancora un super-pollo biancastro che sbuca in piazza; si esibisce in segno di sfida davanti al palazzetto verde e ocra del Comune e poi allunga il passo, mentre Mehmet, Ah e Hasan si scuotono dalle sedie di plastica, si spintonano e cominciano un inseguimento che si perde subito tra un cespuglio, un ciuffo di alberi stentati e un campo di frumento. «Ehi! Ma di chi è quello?». La domanda si perde tra sguardi opachi e frasi smozzicate. H sopravvissuto fa impressione e ispira un impulso di solidarietà. In fondo si scherza a Kiziksa - il mighore amico dell'uomo resta sempre un pollo, in un paesino e in ima provincia dove il suo allevamento è un'attività universale, dai capannoni bianchi dei giganti industriali «Banvit» e «Seker» fino ai poveri recinti open air di Mustafa e Ahmet. E' difficile, per tutti loro, accettare che anche l'ultimo scampato possa essere malato e che prima di cadere con i polmoni intasati possa dare un contributo all'inarrestabile avanzata dell'influenza aviaria. Ma se c'è un barlume di pietà, il resto è orrore perle 2600anime che aspettano domani, il giorno della verità, davanti a un team di medici, un inviato del governo e un altro dell'Oms più l'annunciato gruppo di reporter. Nella stanza satura di fumo che fa da bar, davanti a un tè ustionante, Recep Aydemir non parla volentieri della mini-came- ra a gas parcheggiata a una decina di metri dal municipio e le sue rughe di contadino si fanno più profonde. E' un rozzo parallelepipedo grigio caricato su un pickup: fino all'altro ieri ha (processato» 20 mila polli, oche e piccioni e soprattutto tacchini, che sono stati seppelliti nelle fosse alle porte del paese, circondato da campi di grano e barbabietole. «Ho paura e non donno: lunedì ed faranno i test e scoprirò se ho la peste aviaria. Hanno promesso che ci vaccineranno». «Ma adesso vieni, è megho se ti presento Mehmek e Sikti». Sono loro i due controversi protagonisti della Zona Zero e tra le sorprese che racchiude ci sono le loro sto¬ rie. Mentre nella microscopica Kiziksa tutti tengono qualche pollo davanti alla porta di casa, loro sono gh unici due ricchi e, fino all'altra settimana, invidiati allevatori di tacchini (2500 a testa). «In Turchia hanno avuto il coraggio di chiamare la mia fattoria la fabbrica della morte! Ma le sembra possibile? Per me sono stati avvelenati dai fertilizzanti della risaia. H virus se lo sono inventato quelli di Ankara o voi dell'Europa - si infervora Mehmet -. Mi hanno costretto a farli ammazzare dal primo all'ultimo, sennò mi sbattevano in prigione per sei mesi». E Sikti ribatte: «Imiei stavano benissimo eppure li hanno fatti fuori. Io non li ho mai fatti avvicinare alla risaia! Che assurdità. E così una vita di lavoro è cancellata. Non so se ce la faccio a ricominciare, anche se il governo ha promesso i rimborsi; 12 euro a tacchino e tre per un pollo». Svanita la squadra della camera a gas e delle fosse con le inquietanti tute integrali, ieri Kiziksa ha subito quella della disinfestazione: dai bidoni trainati da trattori si è comintìiato, con molta lentezza, a vaporizzare disinfettante nelle aie deserte e nell'unica piazza, una mezzaluna che in meno di cento metri raccoglie, nell'ordine, un bar dai tavoli sgembi, un inaccessibile ambulatorio rosa confetto, il Comune a due piani in stile simil-socialista, la micromoschea grigio sporco, il salone dei matrimoni e l'unica aiuola con il (parco della tecnica»: l'esibizione permanente degh attrezzi agricoli ricevuti in dono a inizio Novecento dal padre della patria, Kemal Ataturk. Sembra un surreale diorama esplicativo sui disastri prossimi venturi del virus : decorato da una trentina di uomini nullafacenti qhe si riputano di sorridere, (le donne - rru assicurano con soddisfazione - «sono nei campi»), rappresenta un paese dall'economia a pezzi, arrabbiato con le autorità («ri sindaco, Ekrem Gohtish, non ci ha detto nulla per due giorni interi») e ostaggio di un'angoscia rabbiosa, tanto da far sussultare i giovani a ogni cavernoso colpo di tosse dei vecchi. Fa freddo e inizia a piovere e il cielo è attraversato da stormi di corvi e piccioni. «Volevano ammazzare anche quelli, ma quelli sono intelligenti e sono scappati. Ora finalmente tornano», mi dice Recep Aydemir, il più spaventato. Non vuole sapere se si sono rifugiati nel vicino Lago Manyas, un paradiso naturalistico che atgioghe 266 specie di migratori che arrivano periodicamente dall'Asia e soprattutto in queste settimane. Anche per l'HSNl è un paradiso: è l'equivalente di un congestionato aeropor- . to intemazionale da cui spiccare nuovi e spericolati voli, stavolta verso l'Europa allarmata e l'Africa indifesa. Come ili un film spunta all'improvviso nella piazza runico sopravvissuto L'importazione di polli dalla Turchia è vietata dai Paesi dell'Unione Europea. Ma analoghi provvedimenti sono stati decisi anche da molti governi asiatici

Persone citate: Kemal Ataturk, Recep Aydemir, Zona Zero

Luoghi citati: Ankara, Asia, Europa, Turchia