Il Dna lo scagiona dopo 16 anni di Grazia Longo

Il Dna lo scagiona dopo 16 anni AVEZZANO NON ERA SUO IL SANGUE TROVATO SUL LUOGO DEL DELITTO Il Dna lo scagiona dopo 16 anni Un ferroviere era sospettato di aver massacrato la moglie a martellate Grazia Longo AVEZZANO (L'Aquila) Prima la disperazione di scoprire il cadavere della moglie martoriato da 27 martellate. Poi l'orrore di essere accusato del defìtto. Solo ora, dopo sedici lunghissimi anni, l'imputazione è saltata grazie all'esame del Dna. Ma non potevano eseguirla prima quest'analisi? La domanda contìnua a tormentare Angelo Garrone, 56 anni, ferroviere in pensione. Ieri mattina è stato scagionato da un'accusa terribile: aver ucciso la moglie Annarita Di Domenico, massacrata a 40 anni in un casolare a San Donato di Tagliacozzo, nel 1989. Le tracce (abbondanti) di sangue ritrovate sulla scena del defìtto - sul pavimento, sotto la sedia, sul martello, su una bottiglia - non erano sue. Lui ha sempre urlato la sua innocenza, ma nessuno gli ha mai creduto fino in fondo. Prove certe non ce n'erano, e grazie a questo Angelo Garrone non hai mai fatto nemmeno un giorno dì carcere. «Ma non mi è stato risparmiato l'inferno - racconta al telefono dallo studio del suo legale, l'avvocato Alessandra Sucapane -, tutti ad additarmi come il colpevole, a non avere nessuna fiducia in quello che dicevo per aiutare a trovare il vero autore dell'omicidio. Al mio paese sono stato emarginato da tutti, gli unici a starmi accanto, convinti della mia innocenza, sono stati ì miei figli Paola e Marco». Non è facile per quest'uomo raccontare uno scampolo della sua vita al telefono in viva-voce. Le emozioni sono tante e contraddittorie, «certo final- mente non ci saranno più sospetti su di me, ma il dolore per la perdita dì mia moglie è ancora enorme e quello per un assassino che circola impunito pure. Non mi posso certo definire contento». La voce dei figli, che oggi hanno 30 e 32 anni, sì accavalla alla sua. ((Abbiamo sempre creduto in luì - dicono -, quello che abbiamo subito tutti è una vergogna». Ieri il colpo di scena. Secondo la perizia redatta da Piero Fucci dell'Università dì Roma Tor Vergata, illustrata nel corso dell'incidente probatorio davanti al Gip del tribunale di Avezzano, Giuseppe Grieco, il Dna di Angelo Garrone e Adelio Di Clemente (compaseano della vittima, anch'agli indagato per l'assassinio) non è compatibile con quello estratto dai reperti presenti nel casolare. Il Gip ha quindi chiuso l'incidente probatorio inviando gli atti al pm, Maurizio Maria Cerreto, il quale dovrà presentare la richiesta dì archiviazione nei confronti dì Garrone e Di Clemente, e quella di una nuova indagine sull'omicidio contro ignoti. Molto probabilmente l'assassino è un uomo, perché il Dna del campione ematico presente sotto al piede della sedia è risultato appartenere ad una persona di sesso maschile. «Ci auguriamo che la verità venga scoperta una volta per tutte - commenta l'avvocato Alessandra Sucapane -. Il mio assistito è stato vittima dì omissioni e carenze dì indagini nel corso degli anni da parte degli inquirenti e di chi era stato delegato a farle: oggi invece manifesta gratitudine nei confronti degU investigatori che hanno portato avanti l'ultima indagine. Stiamo valutando un'azione per il risarcimento danni, anche se è impossibile restituire ad un uomo sedici anni invivibifì». Un calvario a cui Garrone e i suoi figli non si sono mai sottratti, anzi dopo le archiviazioni del 1997 e del 2003 hanno sollecitato la riapertura del caso. Ieri finalmente, hanno ottenuto giustìzia. Un'analisi del Dna In un laboratorio

Luoghi citati: Avezzano, L'aquila, Roma, Tagliacozzo