Quante cose non sapevamo 25 anni fa di Piero Bianucci

Quante cose non sapevamo 25 anni fa Quante cose non sapevamo 25 anni fa Piero Bianucci A «Prima conferenza mondiale sul futuro della scienza» segnerà uno spartiacque nella crisi della ragione che stiamo attraversando. Voluto da Umberto Veronesi, il più rimpianto dei ministri della Sanità, l'incontro svoltosi a Venezia in settembre si proponeva di accorciare le distanze tra mondo pohtico e mondo della ricerca, tra scienziati e cittadini. Il tema si respira neh'aria. Libri freschi di stampa come «La scienza negata» di Enrico Bellone (Codice Edizioni) e «Di nessuna chiesa. La libertà del laico» di Giuho Giorello (Raffaello Cortina) lo hanno ben disegnato. Ma la «Carta di Venezia» sottoscritta da duecento scienziati al termine del convegno supera la fase dell'analisi per passare a quella dell'azione. Si punta ad una Authority mondiale per la scienza che, senza trionfahsmi ma anche senza cacce alle streghe, svolga il ruolo di mediatrice nel mettere a disposizione della società civile le opportunità che la ricerca e la tecnologia stanno aprendo e che troppo spesso decisori pohtici e opinione pubblica stentano a cogliere. I progressi nella conoscenza degh ultimi decenni sono di enorme portata e saranno riconosciuti da chi verrà. Non sorprende che siano proprio i contemporanei a non vederh: è sempre stato così, è ima questione di prospettiva quasi inevitabile. Proviamo a misurarli, questi progressi. Avete tra le mani il numero 1200 di «Tuttoscienze»: il nostro supplemento entra nel suo venticinquesimo anno di vita. Bene. Venticinque anni fa sembrava irraggiungibile, per difficoltà tecniche, costi e durata dell'impresa, decifrare la mappa del genoma umano. Il traguardo è stato raggiunto nel 2001 e ora dà i primi frutti. Le mappe di altri genomi (beviti, batteri, piante, topi, scimpanzé) e le scoperte sulle cellule staminali stanno cambiando la visione della biologia e della medicina. Nel 1980 il microcosmo delle particelle elementari aveva un buon modello teorico ma attendeva decisive prove sperimentah: nel 1984 Carlo Rubbia ha scoperto le particelle che confermano l'unità profonda di due delle quattro forze fondamentah della natura e nel 1985 un gruppo del Fermilab ha scoperto il quark Top, l'ultimo che mancasse all'appello. Nel 1980 non conoscevamo l'aspetto dei pianeti Urano e Nettuno, dehe comete, degh asteroidi: le sonde spaziali ce h hanno svelati. Nel 1980 la teoria del Big Bang incappava in contraddizioni: il concetto di espansione inflattiva e le osservazioni dei satelliti Cobe e W-Map le hanno sciolte. All'epoca il cancro era una malattia quasi senza scampo, ora guarire da alcuni tipi di tumori è la regola. Progressi altrettanto significativi si sono avuti nelle scienze della Terra, in matematica, informatica, telecomunicazioni, scienze dei materiali (che ora approdano alle nanotecnologie). Tutte queste nuove conoscenze hanno un denominatore comune: il metodo scientifico. Gh scienziati sono spesso in disaccordo sui loro risultati prima che questi sì stabilizzino. Ma tutti si riconoscono nel metodo: osservare, fare ipotesi, verificarle con esperimenti ripetibili da osservatori indipendenti. Filosofia, religione, pohtica possono dividere. Il metodo scientifico unisce. E' una specie di carta costituzionale dell'intelligenza umana. Sì può partire di h, da ciò che unisce, da questo modello collaudato in quattro secoh dì ricerca e convalidato da risultati evidenti (basti pensare che la speranza dì vita è passata nei paesi sviluppati da 44 anni nel 1900 a 78 nel 2005) per affrontare in modo utile i conflitti del nostro tempo generati da questioni sociah, economiche, religiose, politiche.

Persone citate: Carlo Rubbia, Enrico Bellone, Giorello, Nettuno, Raffaello Cortina, Umberto Veronesi

Luoghi citati: Venezia