Ddr, dolore e arroganza di Luigi Forte

Ddr, dolore e arroganza Ddr, dolore e arroganza Luigi Forte STORIE. Storie deb'altro mondo, verrebbe da dire, come entrando in una favola da incubo b cui titolo suona Cera una voltala Ddr. Ma l'immaginario qui è realtà, confluita in un libro dolente e terribbe scritto dab'austrabana Anna Funder e puhbbcato da Feltrinelb neba traduzione di Bruno Amato dove s'intrecciano voci dissonanti e s'ingarbugbano destini. Vittime e carnefici che sfilano insieme, uno dopo l'altro. E raccontano, com'era a quel tempo, prima che b Muro crobasse travolto da una rivoluzione incruenta. Ognuno dal suo punto di vista, come extraterrestri, abitanti di una nazione cancellata daba storia, ma inestinguibile neba geografia del surreale. Arma Funder è una brava giornalista, che conosce il mondo tedesco, produce documentari per la televisione del suo Paese e lavora anche per una rete berlinese, la Deutsche Webe. Insomma una con le carte in regola per andare in giro a scovare e intervistare responsabib deba polizia pobtica (la famigerata Stasi), ideologi, spie, imbonitori del sociabsmo irreale. Qualcuno ci sta, intona l'apologia dei bei tempi andati e vive neba propria paranoia; altri no. E poi ci sono le vittime, gente che b socialismo ha sbattuto in carcere per un nonnuba, destini spezzati, famiglie divise, giovani disillusi e perseguitati magari solo per qualche intemperanza. Roba vecchia, si potrebbe di¬ re, risaputa, rimasugb d'una vicenda pobtica che la guerra fredda racbcabzzò sui due fronti, a Est come a Ovest. Ma b merito deba Funder è di aver ascoltato la gente e trascritto le loro storie legandole ad un itinerario personale che si condensa in una sorta di romanzo. Sube fobie e le degenerazioni deba Stasi, suba minuziosa, prussiana pedanteria degb aguzzini si sono sparsi, da quel lontano 1989, fiumi di inchiostro. Eppure questo libro aggiunge qualcosa: b tratto individuale di una catastrofe cobettiva, la smorfia del dolore e b gesto deb'arroganza. E lo fa con una scrittura coinvolgente, diretta, ricca di sfumature, palpabbe. Anna Funder ha saputo ascoltare con intelligenza e rispetto, ed è già gran cosa. Poi ha costruito un puzzle incrociando esperienze diverse che ruotano intomo all'idea distorta di socialismo, uso ideologico deba menzogna come strumento di potere, plagio cobettivo, aber rante alienazione di un popolo. C'è la storia cb Miriam sbattuta in carcere a 16 anni, nel 1968, per un volantino. Poi tenta la fuga a Ovest, la beccano e altro carcere. Ma non finisce qui. Non potrà più studiare e suo marito, perseguitato daba Stasi, morirà in modo misterioso in prigione. E c'è Julia, che non accetta di fare l'informatrice per la Stasi che controba ogni minuto deba sua vita, e Klaus, che sta in un popolarissimo complesso rock un po' troppo ribebe, cancebato da un giorno ab'altro dalla burocrazia di Honecker. E c'è l'incredibile destino di Frau Paul: il suo baby ha una malformazione e viene curato a Berlino Ovest. Ma poi arriva b Muro e lei non può più vederlo. Tenta di fuggire e viene arrestata, interrogata, psicologicamente distrutta. Oggi organizza visite nel terribbe carcere di Hohenschònhausen, dove la rinchiusero. Ma anche chi stava daba parte del potere, i vari van Schnitzler, Christian, Koch, Bohnsack che qui sfilano, ci consegnano, quasi inconsapevolmente, un'immagine aberrante del regime. Più lo difendono e più esso cade a pezzi sotto gb occhi del lettore. Ma è grazie a loro che si entra in un paesaggio che nemmeno Orweb poteva prefigurare. Certo la Ddr non era solo questo e oggi talune nostalgie dei suoi ex cittadini per uno Stato sociale che garantiva aboggio, lavoro e assistenza non sono ingiustificate nel gran marasma del liberismo. Ma il sipario che la Funder ha sobevato mostra un Paese che ben poco aveva da spartire con b socialismo. Un Paese, come suggerisce l'autrice, «dove quebo che si diceva non era reale e quebo che era reale non era permesso». C'era una volta l'altra Germania: storie di una catastrofe raccolte da Anna Funder Anna Funder Cera una volta la Ddr trad. di Bruno Amato Feltrinelli, pp. 250. «75 N C H ESTÀ La caduta del Muro di Berlino

Luoghi citati: Berlino, Berlino Ovest, Ddr, Germania