L'impero celeste toma in orbita e sogna la Luna di Francesco Sisci

L'impero celeste toma in orbita e sogna la Luna PECHINO VUOLE DIVENTARE UNA POTENZA SPAZIALE L'impero celeste toma in orbita e sogna la Luna Due coloimelli a bordo del «Vascello divino» Partita la seconda missione dei «taikonàuti» Francesco Sisci PECHINO La Cina non si chiama impero celeste per caso. L'imperatore era il figlio del cielo, e quello che da noi si chiama «volere degli dei», qui è il «mandato del cielo». Così la nave spaziale cinese lanciata ieri verso l'empireo è il compimento di un destino millenario, la realizzazione di una vocazione iscritta nel nome stesso del Paese (oltre alla più banale ricerca di gloria e potenza). I due colonnelli Fei Junlong, 40 anni, e Nie Haisheng, 41, saranno nello spazio per una settimana, in un altro passo verso il viaggio del primo cinese sulla Luna, che dovrebbe avvenire entro il prossimo decennio. Sarà il culmine di una lunga corsa nello spazio proceduta negli ultimi 50 anni in modo discontinuo. E, nonostante ieri i leader di Pechino si siano affrettati a dichiarare le intenzioni pacifiche del programma spaziale cinese, è chiaro il profondo contenuto strategico di questo e dei prossimi lanci. I primi lavori per arrivare a un razzo cinese cominciarono con l'aiuto dei russi, nel 1956. Ma ì cinesi dovettero aspettare 14 anni per lanciare il loro primo satellite, r« Oriente è rosso», decollato al culmine della rivoluzione culturale, nel 1970. Nel decennio successivo il potente ministero dell'aerospaziale si concentrò nel lavoro per il controllo dei satelliti da terra. Tutto era improntato allo scopo di migliorare il sistema di lancio dei missili: se si potevano collaudare decolli accurati con i satelliti, allora lo si poteva fare anche con i vettori balistici per gli ordigni atomici. i Ma 3 salto tecnologico cominciò solo dal 1985, quando la Cina mise sul mercato i suoi razzi per portare satelliti commerciali nello spazio. Di lì cominciarono gli studi avanzati per passare dal carburante liquido a quello solido. Contemporaneamente avanzava il lavoro per aumentare la capacità di trasporto dei razzi. Nel 1990 si passava al «Lunga Marcia 2» con una capacità di trasporto di oltre 9 tonnellate, e si era in dirittura di arrivo per la navetta spaziale. Per evitare dubbi sullo scopo del lancio nell'ottobre di quell'anno due topolini, cavie cinesi, finirono in cielo, ad aprire lo spazio poi aliando umano. In quel momento cominciava anche una rivoluzione della dottrina militare cinese dopo le analisi della prima Guerra del Golfo. Fino a quel momento la strategia cinese era concentrata sulla guerra di fanteria, grandi masse umane che non avanzavano in maniera coordinata appoggiati da carri armati e cannoni. Era la grande guerra di movimento su modello sovietico, ripresa dopo che il modello delle ondate umane era stato provvisoriamente abbandonato con il fallimento del breve conflitto contro il Vietnam nel 1979. La Guerra del Golfo però aveva mostrato che gli Usa avevano vinto conquistando il controllo del cielo, lo spazio. Erano le teorie degli anni '20 del generale piemontese Giulio Douhet, della guerra dal cielo, che vennero rinfrescate e diedero nuovo potere di leva e di espansione per l'industria aeronautica. Quel decennio carico di ottimismo cominciò però per ima serie di insuccessi nei lanci dei razzi. La repressione del movimento di Tiananmen aveva bloccato il flusso di tecnologia dall'Occidente e solo intomo alla seconda metà degli anni '90 la Russia di Eltsin apri alla collaborazione militare, e aeronautica, con la Cina. Allo stesso tempo, pare che anche gli americani della Hughes e della Loral collaborassero con i cinesi nel miglioramento dei sistemi di controllo del lancio. Da allora finirono la serie di razzi che scoppiavano e missili che precipitavano a terra, e iniziò la marcia che portò il primo astronauta cinese nello spazio. Il «taikonauta» (tai kong in cinese significa spazio) Yang Liwei nell'ottobre del 2003 compì 14 orbite della Terra in 21 ore e 23 minuti sul suo Shenzhou (Vascello divino) V. Oggi Fei e Nie hanno un compito diverso, staranno in cielo più tempo e compiono un serio passaggio per la preparazione che poi dovrà portare un equipaggio cinese sulla Luna. Lo scopo sarà la gloria del cielo, ma intanto il lancio è avvenuto mentre era in corso il plenum del partito, e il giorno prima c'era stato un altro lancio, quello del nuovo piano economico quinquennale. Simbolicamente insieme, presidente e vice presidente dello Stato, Hu Jintao e Zeng Qinghong hanno seguito il decollo dalla sala di comando e controllo a Pechino. L'occasione fa pensare a una possibile promozione di Zeng a vice presidente dell'onnipotente Commissione militare centrale, re- sponsabile del programma spaziale. È il futuro che si riallaccia al passato. Oggi la Cina, adoratrice della storia, racconta che il suo viaggio verso il cielo è cominciato con i suoi primi razzi spinti da polvere da sparo. Spiega che il pri- mo inventore di una specie di prò- pulsore jet fu nel 1400 WanHu che esplose nel tentativo di farsi sparare in cielo su un aquilone montato su 47 tubi di bambù. Mentre l'Occiden- te si dimentica che il primo razzo prese volo da Taranto nel 400 avanti Cristo, costruito da Archita, tiranno- filosofo della città e modello di Platone per la sua Repubblica. Fei Junlong e Nie Haisheng, già In tute spaziali, salutano prima del decollo I due astronauti cinesi, Fei Junlong e Nie Haisheng, all'ultimo rapporto dai superiori prima di salire sulla navetta Shenzhou VI, al cosmodromo di Jiquan 'KM Uno strillone vende l'edizione speciale di un giornale dedicata al lancio spaziale

Persone citate: Eltsin, Fei Junlong, Giulio Douhet, Hughes, Platone, Yang Liwei, Zeng Qinghong