Casini attacca Prodi «Era alla Ue, faceva politica in Italia» di Antonella Rampino

Casini attacca Prodi «Era alla Ue, faceva politica in Italia» LO SCONTRO DOPO LE ACCUSE DI PARZIALITÀ' Casini attacca Prodi «Era alla Ue, faceva politica in Italia» Antonella Rampino inviata a CAPRI La maggioranza ha tutto il diritto di cambiare la legge elettorale, quanto la minoranza politica in Parlamento ne ha di opporsi. E Prodi non si preoccupi, «ho anch'io una certa passione politica, ma mai quanto chi da presidente dell'Unione europea faceva il capo dell'opposizione in Italia». Pier Ferdinando Casini coglie l'occasione del podio al convegno dei Giovani di Confindustria per marcare un altro segno della propria scesa in campo in favore del proporzionale. Lo fa sempre ricordando che da presidente della Camera egli è «il garante di tutti». Ma lo fa menando fendenti a Prodi e velando di tatto doroteo quello che è un chiarissimo messaggio a Ciampi: stia certo il Presidente della Repubblica, la legge elettorale vedrà la luce con tutti i crismi, «nel pieno rispetto della Costituzione». La giornata caprese di Casini era iniziata a colazione con l'esordiente presidente dei giovani di Confindustria, Matteo Colaninno, e col direttore generale di viale dell' Astronomia, Maurizio neretta. Colaninno, per cortesia istituzionale, aveva già fatto avere a Casini copia del discorso che avrebbe pronunciato di lì a poco. Un discorso di fuoco, si sa come sono i giovani, anche di Confindustria, con la Finanziaria, la riforma di Bankitalia, il mancato taglio dell'Irap, ma soprattutto con un no secco proprio alla legge elettorale, capace «di farci tornare indietro di dieci anni», ci vorrebbe invece un bel maggioritario a doppio turno. Praticamente, la stessa proposta dei diesse. «E ti pare, caro Matteo, che il maggioritario abbia garantito la governabilità?», ha detto Casini a quel tavolo di pranzo, «anzi, non è nemmeno vero che il proporzionale precluda la stabilità, basta guardare alla Germania». Uno scambio di battute, a un tavolo al quale sedevano anche le signore, e al quale poi si è aggiunta anche Annamaria Artoni. Ma in questi gior- ni in cui al piano alto di Montecitorio c'è una certa innegabile tensione, e ci si sente sotto i riflettori più del solito, specie da parte del Quirinale, subito corre la voce: stavolta Casini va giù duro. E lui lo fa, ma a modo suo. Soprattutto, a modo di Terza carica dello Stato. Dà ai giovani di Confindustria atto che la riforma del risparmio «si è cercato di farla a favore o contro, ma non nell' interesse di tutti». Aggiunge guardando il diessino seduto in prima fila «è possibile, caro Bassanini, che nella navetta tra Senato e Camera il testo migliori», e si fa garante di una celere approvazione. Riconosce che «è ora di smetterla di ostacolare la contendibilità delle imprese», sottolinea che tassare le rendite «è rischioso, farebbe fuggire capitali all'estero». Dice che per essere un leader servono «due cose sole, responsabilità e coraggio delle scelte», e pur essendo questo un tema ricorrente nei suoi discorsi sembra alludere a Berlusconi. Ma poi, quando arriva alla politica, smorza il tono. La riforma proporzionalista «sta causando contrapposizione aspra tra le forze politiche e incertezza nel paese», è il suo ragionare, e «come l'opposizione sta ricorrendo in Parlamento all' ostruzionismo, e questo è un suo diritto, così la maggioranza sta utilizzando gli strumenti di cui dispone per esercitare il suo diritto altrettanto fondato di decidere secondo i principi della democrazia. Non intendo certo entrare nel merito delle scelte che stanno maturando e che devono evidentemente attuarsi nel pieno rispetto della Costituzione». Poi, a braccio: «Qualcuno, a dire il vero, sembra rimproverarmi una certa passione politica», dice con il pensiero evidentemente rivolto al cenrtrosinistra che l'ha accusato di essere un presidente della Camera di parte, e proprio per aver favorito l'intesa nella Cdl sulla legge elettorale. «E' vero», ma ricordatevi di Fanfani e Spadolini «che mai, pur essenso arbitri inflessibi- li, dismisero il loro forte senso di appartenenza partitica». Infine, l'affondo: «Vorrei rassicurarvi, la mia passione è senz'altro inferiore a quella dell'allora presidente dell'Unione europea, massimo garante delle istituzioni comnunitarie, che accettò di guidare contemporaneamente l'opposizione nel suo paese d'origine». Raccontano che al quartier generale di Piazza Santi Apostoli abbiano tirato un sospiro di sollievo, «tutto qui?». Prodi infatti non replica. Manda avanti Enrico Boselli. «La maggioranza ha il diritto di approvarsi da sola la legge elettorale? Beh, ha anche il dovere di tener conto dell'opposizione, quando si accinge a modificare il meccanismo fondamentale che regola la democrazìa». Il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini

Luoghi citati: Capri, Germania, Italia