Chador, pantaloni e Kawasaki Via libera alle iraniane in moto di Carla Reschia
Chador, pantaloni e Kawasaki Via libera alle iraniane in moto DOPO 25 ANNI CADE IL VETO IMPOSTO DA KHOMEINI Chador, pantaloni e Kawasaki Via libera alle iraniane in moto Carla Reschia Ebbene sì, potranno persino guidare la moto. «Entro i limiti del rispetto dei valori dell'Islam» s'intende. Anche mettendo in conto l'obiettiva difficoltà di trovare nel Corano traccia della corretta via maomettana alle due ruote, per le donne iraniane è una buona notizia. Ed è una nuova breccia nella stretta integralista che, sull'entusiasmo della rivoluzione khomeinista, aveva proibito loro, fra l'altro, la guida di ogni mezzo di trasporto. Biciclette e auto (tuttora off limits per le sorelle saudite) erano state sdoganate all'inizio degli Anni '90 quando, finita la guerra con l'Iraq, nel 1988, e morto l'anno dopo l'ayatollah Khomeini, i rigori si erano un po' stemperati e cose «borghesi» come imparare una lingua straniera erano lentamente ridi¬ ventate lecite. Ma la moto, feticcio virile per eccellenza, no. Ora, dopo 25 anni, il tabù cade. Le aspiranti centaure dovranno avere o prendere la patente e superare lo speciale test religioso. Ma poi via in sella, sperando che riescano a starci salde, intabarrate in un «abito ampio e non sagomato che copra a sufficienza il corpo, con sotto dei pantaloni». In cambio potranno davvero godersi il vento in faccia (se non fra i capelli per via del chador) perché fi il casco è un optional. Molte si stanno preparando all'evento fin dal 2002, quando per la prima volta fu ventilata l'abrogazione del veto e una casa produttrice aveva organizzato corsi di guida. Subito bloccati con una fatwa dal Tribunale di Teheran. Ora si riparte e l'Iran, che produce un milione di motociclette l'anno, ha materia prima sufficiente per rende¬ re «islamicamente corretto» pure l'acquisto. Non è stata, non sarà, una decisione indolore. Al-Sharq alAwsat, il giornale arabo che esce a Londra, riporta i dubbi di molti ulema fedeh alla consegna. Ma forse, superato lo shock, l'Iran si approprierà della novità per fini propagandistici e recluterà una squadra di donne-centauro pronta a sfidare il mondo e il pregiudizio anti-islamico, come ha già fatto organizzando una (vittoriosa) spedizione tutta femminile alla conquista dell'Everest. Del resto, anche nella vicina e odiata Arabia Saudita il liberalismo avanza e se le donne continuano a non guidare e a non votare potranno però candidarsi al Comitato direttivo della Camera di Commercio di Gedda, organismo che conta fra i propri iscritti ben 3 mila signore. Per la prima volta - scrive il quotidiano «Arab News» - ci sono 18 giovani imprenditrici saudite fra i 77 candidati che a novembre tenteranno di conquistare 12 delle 16 poltrone in palio. E a Riad ha fatto furore il convegno «Il sesso secondo l'Islam», tanto che «l'elevata e sorprendente affluenza di don¬ ne ha costretto gh organizzatori ad aumentare le sedie dedicate al settore femminile della sala». Tutto, beninteso, si è svolto «sotto una rigida e sana supervisione religiosa, capace di riflettere la comprensione dell'Islam verso un problema molto deheato». Ma c'è stato spazio per outing sorprendenti: «Mio mari¬ to non è pulito e non si lava, non riesco a reahzzare una reciproca intimità sessuale», ha rivelato una partecipante, mentre un uomo ha confessato di essere stato piantato in asso dalla signora (non si sa per gh stessi motivi di cui sopra) «proprio mentre erano sul letto coniugale». Non più solo passeggere: in Iraq le donne potranno anche guidare la moto (ma il vestito non cambia)
Persone citate: Arab, Kawasaki, Khomeini
Luoghi citati: Arabia Saudita, Gedda, Iran, Iraq, Londra, Riad, Teheran
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