Anp-Hamas, rotta di collisione

Anp-Hamas, rotta di collisione GAZA ABU MAZEN SEMBRA DECISO A RIPRENDERSI IL CONTROLLO DELLA STRISCIA ORA NELLE MANI DEGLI ULTRA Anp-Hamas, rotta di collisione Fiamma Nirenstein Sono severi dolori del parto «^pép portando AbuMazen ad affrontarel'inevitabile guerra contro i suoi estremisti islamici. E sono sostan- zialmente tre le ragioni per cui si è scatenata la battaglia di Gaza fra le due fazioni trasformatasi successi- vamente nell'attacco alla sede del Parlamento nella striscia da parte della polizia di Abu Mazen e ades- so in atto come scontro generale, Tutte e tre hanno un valore epoca- le: la prima è certo la causa storica. Israele se ne va da Gaza, Hamas e la Jihad Islamica cercano di istaurarvi un regime estremista in alternativa al governo dell'Autono- mia Palestinese. Roghi di sinago- ghe, lanci di Kassam, slogan che proclamano la vittoria del terrori- smo, odierna e ventura disegnano subito un'ipotesi opposta a quella di Abu Mazen: progresso e ritomo alla trattativa. Ma la strategia di Hamas non funziona: Israele è fuori dai confini, la gente Palestine- se si accorge che la continuazione delllntifada, serve solo allo scopo di provocare una durissima reazio ne dell'esercito, con molti prigionie ri e diverse uccisioni mirate, men tre i coloni non ci sono più. Dentro Gaza, manca il nemico e seguita la guerra. Hamas ancora tuttavia non si rende conto che la gente vorrebbe godere della nuova situa- ^TecoSTa^L incidente ^ lavoro' come lo si chiama P u-omeo slang, causa a Gaza lo scoppio dell'esplosivo dei lancia- missiU di Hamas e fa 21 morti e 80 feritì ^ J^^^ jj^g g^^ ^ colpevole in Hamas stesso, mentre Hamas si sbraccia nello scagliarsi contro i soliti «assassini sionisti». Ma la verità la sanno anche i parenti delle vittime. Dice Fawzi Wadee , padre di Salameh, un ragazzino di dieci anni ucciso nella strage: «1 gruppi armati devono smetterla: è cambiato il mio senti- mento e anche quello del popolo», Il ministro per i detenuti Sofian Abu Zaide, quando, subito dopo la strage, Hamas lancia su Sderot, nella linea verde, quaranta missili Kassam in una notte per fingere di vendicarsi, dice: «Hamas spara per coprirei suoi errori». E' il momento in cui, dopo che Israele ha ucciso tre persone nel West Bank, Abu Mazen giovedì scorso, lancia la sua campagna di raccolta delle armi. Ne nasce poi la sparatoria di Gaza quando i militari cercano di disarmare Mohamad figlio di Abdel Aziz Rantisi, leader di Hamas eliminato dopo Yassin, e ne ricevono pallottole. Qui lo scontro si fa durissimo e tuttavia consa¬ pevole: si conclude la fase «un solo popolo una sola forza armata» lanciata da Abu Mazen all'apertura della fase dello sgombero, quando ancora pareva possibile controllare Gaza. Hamas è ormai un nemico dichiarato. Quando dopo l'uccisione del loro capo i poliziotti di Gaza vengono a protestare violen- temente in parlamento, Abu Ma- zen dice «adesso il caos deve finire, avete ragione, . on resteremo in silenzio», e si prepara ritoccare il governo per renderlo più coeso contro Hamas. La terza ragione sta nella pohti- ca intemazionale. Condy Rice com- prende che è il momento di fornire il suo appoggio al processo di pace bloccando Hamas. E da Princeton qualche giorno orsono fa sapere che se Hamas non disarma e non rinuncia alla distruzione dello sta- te d'Israele, non potrà partecipare alle elezioni palestinesi di Genna- io. Intanto Abu Mazen, che a sua volta all'inizio aveva concesso a Hamas una discreta sponda estre- mista, annunciando, dopo il disim- pegno da Gaza, una «grande Intifa- da» dopo la «piccola Intifada», tele- fona a Sharon alla vigilia del capo- danno ebraico dell'altro ieri, gh dice che ha desiderio di vederlo che comimque un incontro è immi- nente (ieri re Abdallah di Giorda- nia ha anticipato la data, l'il ottobre). Ovvero: Sharon sente il bisogno di consolidare il recupero del suo potere e quindi intende muovere avanti. Abu Mazen, che fin qui aveva valutato che gh convenisse tenere fenna la linea unitaria pensando che con Sharon alla fine non si sa mai, adesso è comunque costretto ad affrontare uno scontro effettivo. Per lui la vita (in senso pohtico e anche letterale) è seguitare a contare e vincere le elezioni a gennaio; per Hamas e anche per la Jihad Islami- ca, ambedue coadiuvate dal sup- porto siriano e iraniano, è vero il contarlo. Sopravvivranno solo se il processo di pace non si apre, dun- que se Abu Mazen fallisce. La loro vittoria o sconfitta è basilare anche per la strategia ame- ricana della democratizzazione del Medio Oriente e per converso, per la Siria, l'Iran e i movimenti terrori- sti, in Iraq in primis. Dunque, scontro grande e inevitabile, tant'è vero che è stato, pare Abu Mazen a lasciare uscire la notizia che a Damasco Bashar Assad, sotto il fuoco deh'attenzione americana per il suo aiuto ai terroristi, ha incitato (e non solo a parole) Ha- mas e gli altri a muoversi con attentati, e ha incitato il suo ospite Ahmad Jibril a trasferirsi a Gaza, con il suo Comando Generale del Fronte Popolare. E si tratta di un terrorista con dozzine di attentati sulle spalle. Dopo il ritiro israeliano la non+o à ctanra Id ytMILt; tildi ILd dr^nr+i p v/in Qnvp mOm e VIO enze V UUIt: ld IIUI II Idll Ld !.y.!E..™..™..™™.:™." ™ '^qV"ij'«rpciHpntP ^-u->, " fJIcblUtfllLt: najpctinpcp phhflnHnna fJdlciLIIIKie dUUdllUUIld l^^^^ry^r^^n^nAa ld ^Uci d[ | lUiyUI Ld t! LI llfcJUt! HJ inrnntraro "sharnn ul " 1LUI ILIdlc Jl IdIUI I ij .^r+j^ l'i T n4-tnUro '^^ .l ^.'.....U. u ~~ La protesta, nei giorni scorsi, degli agenti palestinesi contro lo strapotere di Hamas