«Tutti a casa», i generali Usa contro Bush di Paolo Mastrolilli

«Tutti a casa», i generali Usa contro Bush GOLFO ANCHE IL WALL STREET JOURNAL, INSOSPETTABILE DI PACIFISMO, APRE IL DIBATTITO SUL RITORNO DELLE TRUPPE «Tutti a casa», i generali Usa contro Bush Molti sono per un ritiro dall'Iraq ma il Presidente insiste: «Resteremo finché sarà necessario» Paolo Mastrolilli NFWvnRic Si intitola «Exit Strategy», strate- gia d'uscita, l'articolo con cui il Wall Street Journal ha riaperto ieri in prima pagina il dibattito sul ritiro dall'Iraq. «Il presidente Bush - comincia il pezzo - teme che richiamare troppo in fretta le truppe americane incoraggi gli insorti. Un crescente numero di comandanti militari e leader politici civili sta dando voce alla preoccupazione opposta: essite- mono che in realtà l'ampia pre- senza dei soldati Usa stia aiutan- do a nutrire l'insurrezione e stia frenando la crescita pohtica del paese». Il Journal è una fonte al di sopra di ogni sospetto, perché ha sempre appoggiato la guerra, Eppure l'articolo di ieri ricalca argomenti usati anche dalla «Pe- ace Mom» Cindy Sheehan, per chiedere il ritiro: «In Iraq c'è già il caos. La presenza americana non lo frena, lo alimenta». leri gh insorti hanno colpito ancora adHUla, uccidendo alme- no 25 persone nell'attentato con- tro una moschea senta. Il Penta- gono ha lanciato tre offensive contemporanee, «IronFist»,«Ri- ver Gate» e «Mountaineers», per migliorare le condizioni di sicu- rezza in vista del referendum del 15 ottobre sulla nuova costitu- zione. Decine di insorti sono stati uccisi, ma almeno cinque soldati americani hanno perso la vita, avvicinando la soglia delle 2.000 vittime Usa proprio men- tre i sondaggi danno in calo l'appoggio alla guerra. Bush ieri ha riunito alla Casa Bianca gh architetti del conflit- t0i dal segretario alla Difesa Rumsfeld al nuovo capo degli stati Maggiori Riuniti Pace, per SnteSto^pSSS; gr ^'SSl S^ che i11161"*0110 deragliare il pro- cesso costituzionale e fermare il progresso della democrazia. Par te del modo in cui il Pentagono vuole affrontare il problema è stare all'offensiva». Quindi ha aggiunto: «Le nostre truppe ri marranno tutto il tempo necessa rio. Addestreremo i soldati ira cheni, e quando diventeranno più capaci di difendersi, saremo in grado di riportare a casa i nostri militari». Il presidente, dunque, resta determinato a cor^1et,are la missione, ma il giudizio sul livello dipreparazio ne dei reparti iracheni e sulle condizioni della sicurezza gh la scia un certo spazio di manovra, Secondo 0 Journal, fin dal principio molti militari condivi devano le opinioni del capo di Stato Maggiore dell'esercito Shinseki, e quelle di uno studio realizzato dalla Rand, secondo cui per stabilizzare l'Iraq seguendo la strategia impiegata nel Kosovo sarebbero serviti 512.000 soldati. Rumsfeld e il suo vice Wolfowitz avevano giudicato «completamente sbaghate» queste stime : i loro piani originari prevedevano di ridurre le truppe subito dopo la caduta di Saddam, facendo scendere il numero fra 30.000 e 50.000 entro la fine del 2003. L'insurrezione ha cambiato le cose e ora sul terreno ci sono 138.000 soldati americani, che saliranno a 144.000 per il referendum di ottobre e le successive elezioni di dicembre. Secondo il Journal, però, parlando la settimana scorsa al Congresso i generah Abizaid e Casey, comandanti della missione in Iraq, hanno detto che la presenza americana «alimenta l'idea deh' occupazione» e dovrebbe essere «gradualmente ridotta». Il rien¬ tro potrebbe iniziare a primavera, se il voto di dicembre andrà bene, ma al momento c'è un solo battaghone iracheno davvero operativo. Sul piano pohtico, Bush ha tutto l'interesse a cominciare il ritiro prima delle elezioni parlamentari Usa del novembre 2006. Sul piano militare, però, vive un dilemma: diminuire i soldati americani togherà motivazioni alla guerriglia, oppure spingerà l'Iraq alla disintegrazione? AIII UTTICiail CreCIOnO u IC Id fJItbtrf l^d dell'UsArmy sia più uno stimolo che non un HptprrPntP npr i rihplli uctcì i cine pel l l lucili Sospetti terroristi Iracheni trattenuti nel cortile del ministero dell'Interno a Baghdad

Persone citate: Abizaid, Bush, Cindy Sheehan, Rand, Rumsfeld, Wolfowitz

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Kosovo, Usa