Il pentito batte la banda del pizzo di Lirio Abbate

Il pentito batte la banda del pizzo PALERMO LE ESTORSIONI VENIVANO EFFETTUATE NEL CENTRO E NEI CANTIERI EDILI CHE PAGAVANO IL307o DEL VALORE DEI LAVORI Il pentito batte la banda del pizzo Parla, segnala le vittime e fa arrestare due boss della sua ex famiglia Lirio Abbate corrispondente da PALERMO Dopo essere stato arrestato mentre riscuoteva il pizzo da un imprenditore nel centro di Palermo, Francesco Famoso, 45 anni, ha iniziato a collaborare con i pm: segnala le vittime del racket e indica i nuovi responsabili della cosca mafiosa che gestisce le estorsioni. Grazie alle dichiarazioni del pentito la polizia ha eseguito ieri sei ordini di custodia cautelare. Dalle dichiarazioni di Famoso emerge che commercianti e imprenditori sono sempre più soggetti al racket del pizzo imposto dai boss. Il pentito si è autoaccusato di settanta estorsioni effettuate nella zona in cui ricade il mandamento di «Palermo centro». In particolare, secondo Famoso, quasi tutti gli imprenditori edili che stanno effettuando ristrutturazioni nel centro storico sono sottoposti a estorsioni e vengono obbligati al pagamento del pizzo per la «protezione» dei cantieri. I pm della Dda, Maurizio De Lucia e Roberta Buzzolani, hanno constatato che i boss hanno imposto le estorsioni nello stesso periodo in cui a Palermo le associazioni antiracket organizzavano manifestazioni e iniziative contro il pizzo. Ai boss queste iniziative non avrebbero fatto alcun effetto. Il blitz della squadra mobile ha portato in cella quelli che vengono ritenuti dagli inquirenti come i nuovi reggenti del clan: Nicolò Ingrao, 44 anni, appena uscito dal carcere, e Gaetano Badalamenti, 36 anni. Quest'ultimo è solo omonimo del patriarca di Cinisi morto due anni fa in un penitenziario americano: appartiene a ima diversa famiglia dei Badalamenti. Con loro sono stati arrestati Carlo Cardella, 53 anni, Salvatore Sorrentino, 40^ anni, e Nino Salvo, 33 anni. È invece riuscito a sfuggire alla catttura Antonio Lauricella, detto «Scintillone». quando a capeggiarla c'era Pippo Calò. Ma sostituito l'an- ziano boss, che sta scontando l'ergastolo, il pizzo è diventa- to una delle fonti di guadagno cu^ ^ nuovi capi hanno fatto ricorso per rimpinguare le casse del clan. Le indagini hanno fatto luce anche su diversi casi di intimidazione compiuti ai danni di cantieri e negozi, soprattutto con bidoni di ben- zina lasciati davanti all'in- gresso. Emerge anche un fino- ra inedito «prestito» di nomi- ni d'onore: la famiglia di Corso dei Mille in alcune occasioni aveva infatti «di- staccato» suoi membri presso quella di Porta Nuova, con l'incarico di partecipare alla gestione delle estorsioni. Secondo il senatore Carlo Vizzini, componente della Commissione antimafia, «dai l'operazione emerge uno spac cat0 a ^ÌT Poco preoccupante: la mafia, nonostante i succes ^ investigativi, mantiene il controllo del territorio e ri scuote i1 pizzo da imprendito ri e commercianti come se niente fosse». Per il deputato Beppe Lumia (Ds) «non basta no i successi giudiziari par che il fenomeno è troppo diffuso, ma se ci sarà una vasta ribellione e le istituzio ni l'accompagneranno costi tuendosi parte civile nei pro cessi assieme alle associazio ni di categoria, si potrà inver tire la rotta». Franrocrn Famncri ni al H-tSUJ idi I ItoU ci A ai rtnarriica+n bl tJdUUJdLCUbdLU rji cot+an+a ÌntimÌ^27ÌnnÌ Ul beUdllld IIILimiUdZIUMI In rolla anrhQ^ ,,n\rr\ràVi* 111 LCIId dllUICO «piLUULLI» i ,n «i ,artrt à rii-tìr^a+r» un MUdl LU ^ ' 1^=1 LdLU Finora all'inchiesta non hanno collaborato commercianti e imprenditori che venivano taglieggiati. Ma, rilevano gli inquirenti, le vittime non sono state ancora sentite perché l'attività investigativa ha preso avvio non da denunce ma dalle dichiarazioni dì Famoso. Il pentito ha accompagnato gli inquirenti lungo l'itinerario delle attività economiche sottoposte a estorsione per conto della famiglia di Porta Nuova. Il pizzo veniva imposto di preferenza alle imprese edili, ha spiegato il procuratore della Repubblica, Pietro Grasso. I boss volevano il 3 per cento dell'importo totale dei lavori, una percentuale che in diverse occasioni dava luogo a cifre considerevoli. Le estorsioni, ha detto Grasso, non rientravano tra le attività tradizionali della famiglia mafiosa di Porta Nuova fino a

Luoghi citati: Cinisi, Palermo