Suspense sulla Turchia A Lussemburgo si arena il negoziato Uè di Enrico Singer

Suspense sulla Turchia A Lussemburgo si arena il negoziato Uè ADESIONE DI ANKARA DOPO LO STOP NELLA NOTTE, OGGI «TEMPI SUPPLEMENTARI» PER TENTARE DI SUPERARE IL VETO AUSTRIACO Suspense sulla Turchia A Lussemburgo si arena il negoziato Uè Il presidente britannico di turno Jack Straw «Corriamo il rischio di uno scontro di civiltà» Enrico Singer inviato a LUSSEMBURGO Che le trattative per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea sarebbero state piene di ostacoli era facile immaginarlo, ma la nottata di ieri ha superato ogni previsione. I ministri degli Esteri dei Venticinque dovevano definire il quadro negoziale da proporre, oggi pomeriggio, al loro collega turco Abdullah Gul che è in attesa di partire - oppure no - da Ankara per il Lussemburgo e si sono confrontati per sette ore in un'estenuante, inutile maratona. L'ultima possibihtà di trovare un accordo è ormai rinviata a questa mattina. Il capo della diplomazia britannica, Jack Straw, spera ancora di farcela e lancia un avvertimento: non cominciare nemmeno il processo di adesione, dopo quaunt'anni di promesse e dopo l'impegno formale preso nel dicembre del 2004, sarebbe un «fallimento per la Uè». Non solo: scaverebbe «un fossato tra il mondo cristiano e quello musul¬ mano» proprio adesso che c'è bisogno di dialogo per allontanare il pericolo di guerre di rehgione e di civiltà. Jack Straw, a nome della presidenza di turno britannica dell'Unione, ha molto insistito sul senso di responsabilità di tutti. E, in particolare, dell'Austria che è il solo Paese della Uè ad avere esplicitamente posto una pre-condizione all'avvio del negoziato con la Turchia. Ma Vienna non ha cambiato posizione. Vuole che sia messo nero su bianco un doppio sbocco alla trattativa: la piena adesione o un «partenariato speciale» da offrire ad Ankara. Ipotesi, questa, che il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha sempre scartato. Anche ieri, mentre i ministri europei cominciavano ad arrivare nel granducato del Lussemburgo, Erdogan ha detto che è l'Unione europea che deve decidere se vuole diventare un vero protagonista mondiale o se vuole ridursi ad essere un «club cristiano». Parole molto chiare pronunciate di fronte al congres¬ so del suo partito riunito nella località termale di Kizilcahamam, nel Nord deDa Turchia. In un intreccio di pressioni e di aperture, Erdogan ha anche telefonato al cancelhere austriaco, Wolfgang Schuessel, e ha, poi, definito positivo il colloquio, tanto che l'agenzia di stampa turca «Anatolia», già nel pomeriggio, aveva annunciato che Vienna avrebbe fatto cadere la sua pregiudiziale e che il negoziato, oggi, sarebbe finalmente cominciato. Da quel momento i segnali di ottimismo si erano moltiplicati. Anche il ministro degli Esteri austriaco, la signora Ursula Plassnik, aveva usato toni più distensivi del solito prima dell'incontro a tu per tu con Jack Straw che ha preceduto la discussione collegiale. Javier Solana, l'Alto rappresentante della Uè per la pohtica estera e la sicurezza, si era spinto a prevedere che l'accordo sarebbe stato trovato «entro la serata». E il sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione, aveva dichiarato che l'Italia avrebbe fatto «tutti gli sforzi possibili» per raggiungere l'inte- sa e aveva confermato che oggi in Lussemburgo arriverà il ministro Gianfranco Fini. Ma la cena a venticinque, cominciata alle 20 e finita due ore dopo, non è bastata per trovare un testo di compromesso che potesse soddisfare Vienna senza deludere definitivamente Ankara. Ed è toccato proprio ad Antonione annunciare che la trattativa sarebbe andata avanti «a oltranza». Così, sono cominciati nuovi incontri separati condotti da un sempre più teso Jack Straw che, all'una di notte, ha dovuto gettare la spugna. Forse oggi a convincere l'Austria ad ammorbidire il suo atteggiamento sulla Turchia potrebbe contribuire il risultato di un'altra partita: quella dell'adesione alla Uè della Croazia, di cui Vienna è grande sponsor. Lo sblocco della trattativa con Zagabria è legato a un caso preciso: la caccia aiU'ex generale croato Ante Gotovina, accusato di crimini commessi nella guerra civile che ha insanguinato i Balcani e ricercato dal Tribunale dell'Aja che sta giudicando anche l'ex presidente jugo¬ slavo, Slobodan Milosevic. Questa mattina i ministri degli Esteri dei Venticinque ascolteranno il rapporto della signora Carla Dal Ponte, procuratore generale del Tribunale intemazionale, che ha appena concluso ima missione a Zagabria e che dovrebbe riconoscere almeno la ((buona volontà» della Croazia nel collaborare alla cattura di Gotovina. Basterà per strappare il sì di Vienna all'avvio formale delle trattative di adesione della Turchia? Tutti gli altri ministri lo sperano. Ma anche in questo caso non sarà compiuta che la prima tappa di un percorso dall' esito per nulla scontato. Nel protocollo del negoziato è chiaro che la conclusione è «aperta»: come dire che l'ingresso della Turchia nella Uè non sarà automatico. E il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, ha già anticipato che per Ankara «sarà molto dura» perché deve adeguare la propria legislazione a quella dell'Unione nel campo decisivo della democrazia, del rispetto delle minoranze, della libertà religiosa. La manifestazione della destra turca ieri ad Ankara per protestare contro la Uè