Dieci anni fe

Dieci anni fe Dieci anni fe F^A una certa impressione a dirlo, ma | sono passati dieci anni. Il cortometraggio si chiamava «Amoureux Solitaires» ed era stato realizzato tra mille difficoltà e zero soldi. La sala di proiezione era il Cinema Massimo, e la speranza era quella di fare bella figura nell'Anteprima Spazio Torino, in modo da poter partecipare a quello che, all'epoca, ancora si chiamava Festival Cinema Giovani. La sala era quasi piena, naturalmente amici e parenti convocati in massa... ma non ce la si fece. Mi ricordo che c'era una specie dì classifica, voti dati dal pubbhco e da una giurìa, e qualcosa come i primi dieci venivano ammessi alla sezione Spazio Torino. Arrivammo attorno alla cinquantesima posizione, su quasi trecento partecipanti.,, non malaccio, ma non abbastanza. Pazienza. Era stato bellissimo lo stesso. Ma forse è bene procedere con ordine. Autunno 1994, università e servizio militare agli sgoccioli. Tra ì compagni di tesi (semiologia, a Lettere) c'era Roberto Ariagno. Indomito spadaccino di parole, gran sostenitore che quasi niente era da prendere sul serio, ma soprattutto membro fondatore di un collettivo che si chiamava «il commissario piero» (così, tutto minuscolo). Con lui c'erano Dario Cavallo, Fabrizio Daffare, Paolo De Leo, Marco Guarena e Enzo Linares. Avevano super-autoprodotto un corto che si chiamava «Poker di Morte», geniale ed esilarante, e stavano lavorando a un secondo intitolato «Romance in die Dark», metà del quale doveva essere un montaggio alternato di soggettive di due non vedenti. Schermo nero, per essere chiarì. Ma il resto era molto divertente. Gh chiesi se potevo dare una mano, e alla fine sono anche finito tra gh interpreti. Come tutti, del resto. Nel tcommissano» tutti facevano tutto. Gasati dall'esperienza, si decise di passare a un corto vero, di quelli con una stona e tutto. Nessuno aveva mai visto una sceneggiatura, nessuno sapeva da dove partire, ma eravamo ancora galvanizzati dalla visione di «Pulp Fiction», volevamo fare qualcosa da mandare all'Anteprima Spazio Torino e, con grande gioia, io ero stato ammesso come nuovo «commissario». Soldi zero, com'è forse giusto, tempo rubato, attori improvvisati, location senza permessi, un ciak su due interrotto dalle risate dei film-makers... ma erano giorni meravigliosi. Niente andava liscio. Per dire: alla sceneggiatura mancava il finale, girando solo i fine settimana c'erano delle discrepanze di continuità incredibili (a un certo punto quello che faceva il protagonista decise di tagliarsi i capelli!), e la data di consegna sì avvicinava disperatamente, In sala montaggio scoprimmo che su cinque nastri di seconda mano che avevamo utilizzato per rispanniare, tre avevano perso l'audio. Doppiammo lì per lì. Solo che qualcuno degh attori era irreperibile, e dunque nel corto ci sono personaggi che hanno due voci. Mancavano delle inquadrature, che girammo la notte stessa, lì in moviola. Alcune immagini erano traballanti, ma non c'era scelta e dunque parte del corto balla un po'. Uscimmo dalla sala montaggio alle nòve di mattina. «Amoureux Solitaires» era terminato. Un quarto d'ora di quello che ci sembrava essere il cinema più bello mai visto dopo le prime proiezioni di film muti in Via Po, un secolo esatto prima. Come detto, non andammo in concorso al Festival (giustamente, mi sa). Ma la sfida era stata vinta. Continuammo e pensare progetti per un po', realizzammo un altro corto per uno spettacolo teatrale, poi, succede sempre, la vita ci portò via, uno da una parte, uno dall'altra. Bisognava lavorare, e quello dei «cortisti» era ancora un hobby di lusso. Scrivere, pensai, costava meno, e ricordo con una precisione assoluta quei giorni di riprese avventurose in una Torino estiva, quando tornavo a casa e scrivevo una sceneggiatura sulla cui prima pagina c'era scritto «Santa Maradona». Ora sono passati dieci anni e, per quanto sia conscio del potere canagliesco della nostalgia, so per certo che se uno mi chiedesse qual è stato il momento più importante, e febee, e folle, della mìa carriera nel mondo del cinema, risponderei senza dubbi: ì giorni in cui col «commissario piero» giravamo ì corti da mandare all'Anteprima Spazio Torino. Marco Ponti

Persone citate: Dario Cavallo, Enzo Linares, Fabrizio Daffare, Maradona, Marco Guarena, Marco Ponti, Paolo De Leo, Roberto Ariagno

Luoghi citati: Torino, Via Po