Solo in cinque su tredici contro il governatore di Stefano Lepri

Solo in cinque su tredici contro il governatore IL VERDETTO IL CONSIGLIO SUPERIORE DELL'ISTITUTO NON HA CONVOCATO UNA RIUNIONE STRAORDINARIA: «LA SITUAZIONE E' IMMUTATA) Solo in cinque su tredici contro il governatore Stefano Lepri ROMA Quella di ieri era stata una giornata di contrattacco per Antonio Pazio - e lui la stava concludendo con la Messa nella chiesa di Sant'Agata dei Goti - prima che uscisse dal tribunale la notizia che su di lui si indaga. La Banca centrale europea, pur non commentando in via ufficiale, se ne preoccupa; da Prancoforte trapela che lo si considera un fatto nuovo da prendere in esame. Il contrattacco del governatore è consistito in un comunicato concepito in modo tale da far dire a televisioni e radio che il consigho superiore della Banca d'Itaha gh ha riconfermato la fiducia. La realtà è più sfumata. Il consigho superiore, in una breve riunione dedicata come per sohto a materie del tutto amministrative come pensionamenti e assunzioni (inizio alle 11.30, dodici presenti su 13, un assente per grave lutto), non ha discusso l'argomento, che non era ah'ordine del giorno. Prima di cominciare, il consighere anziano, l'avvocato torinese Paolo Emilio Ferreri, ha sondato gli altri membri su due punti, con il risultato che «sentiti tutti i consigheri», «nessuno di essi» ritiene che il consigho vada convocato in seduta straordinaria, mentre «la gran parte» ha «colto l'occasione per manifestare espressioni di fiducia nei confronti del governatore». Ovvero: nessuno dei consigheri ha ritenuto che al momento esistano le condizioni per destituire il jovematore (a questo servirebbe a convocazione in seduta straordinaria); la «gran parte» si è schierata in appoggio di Pazio. Quanto é la gran parte? Secondo infonnazioni attendibili, hanno dubbi sull'operato del governatore cinque consigheri: oltre all'imprenditore mila- nese Giordano Zucchi, che l'ha rivelato, l'editore barese Paolo Al- terezza, e poi il bolognese Stefano Possati, il napoletano Paolo De Peo e il genovese Rinaldo Marsano, tutti imprenditori. Parrà forse bizzarro agh strame- ri che, dopo ima autodifesa impron- tata al rispetto formale delle leggi, ora la difesa del governatore sia affidata a un comunicato che riferi- sce fatti formalmente non awenu- ^ e della cui successiva emissione fa consiglieri erano stati informal- mente avvertiti prima dehariunio- ne. Uno dei consigheri, l'ex rettore deU'Università di Firenze Paolo Bla- ^ insiste che allo stato deUe cose mon ci sono elementi che cambia- no la situazione dei nostri rapporti con ^ governatore». Il rappresen- tante del ministero deU'Economia, Roberto Ulissi, che non ha diritto di T^^Z^ZT^ SSSn^conomiainter- ^ZtA^S^ZÌ. gho con richiesta di convocare una sedutastraordinaria,probabihnen- te sP0Sterebbe ^ P^ere di altri membri (forse tre) che sono incerti. Per una destituzione del governatore, però, bisogna arrivare a 9 voti su 13, perché la regola è che occorre una maggioranza dei due terzi. Quell'atto ufficiale non è in vista; benché il presidente del consigho la sfiducia l'abbia espressa a parole. Cosicché, commenta con sarcasmo l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, «si accorge Berlusconi che, dopo aver velleitariamente fatto adottare al Parlamento leggi-pasticcio per riportare l'ordine giudiziario nel suo alveo, sta precipitando la situazione istituzionale sulla china pericolosa della supplenza del potere pohtico da parte della magistratura?». Intanto a Prancoforte la preccupazione cresce, ma i tempi restano lunghi. Una voce anonima dall'interno della Bce ha affermato che l'iscrizione nel registro degh indagati, pur non essendo in alcun modo un giudizio di colpevolezza, è «sicuramente un elemento in più per aiutare il consigho direttivo della Bce a maturare la convinzione sulle decisioni da prendere». Ma salvo sorprese l'argomento non sarà discusso nella prossima riunione, giovedì 6 ad Atene; h si darà soltanto il giudizio sulle proposte all'esame del Parlamento italiano per la riforma della Banca d'Itaha. Proprio perché la riforma è urgente, ieri l'opposizione ha offerto di esentare il disegno di legge sul risparmio dalTostruzionismo adottato in Parlamento contro la nuova legge elettorale. Secondo il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius, «il pronunciamento del consigho superiore della Banca d'Itaha, e la contemporanea notizia giunta dal Palazzo di Giustizia di Roma, secondo cui il governatore sarebbe indagato dai primi di agosto, aggiunge ulteriore confusione alla crisi che investe Bankitaha». ™--™ 3 rvronrn ini^inno ^ .~.'.^^ d pi eULLUpdillUl le; fa f^aìi^R^nfsronfrs o m ^''^'z'r n oiirnnpa'^rii 1 iÌtÌmi d 5.!!:...!lC™!... ^.J.'M.;!:.. ^ ov/onti f arannn mati irarci m 5™..!..! ;.™.'.Z. ,"u " ldLUId'fc; n a nil icta Horkinno^ c d yiUiLd UtJLDlUllc» t L'opposizione spinge per la legge sul risparmio e propone di rinunciare all'rKtn i7Ìnnkmn dnnra ali OSirUZIOniSmO Sinora nratiratn in Parbmpn+n pi d LILd LU Ili rdlldri ieri LU DODICI ANNI DI RAPPORTI bmCILI r Euroscettico Tensioni con Prodi Fazio criticò le misure dell'Ulivo per entrare in Europa e nell'euro. Il governatore accusa il centrosinistra di aver fatto lievitare il fabbisogno. Prodi risponde: «Se fosse stato per Fazio l'Italia non sarebbe mai entrata nella moneta unica». I grandi crack Scontro con Tremonti li gennaio 2003 scoppia il crack Parmalat, che segue il fallimento della Orio. Decine di migliaia di italiani hanno in mano bond diventati carta straccia. Lo scandalo della famiglia Tanzi e il coinvolgente delle bancheè la scintilla dello scontro con Tremonti. La nomina .'addio di Ciampi Il 4 maggio del 1993 Antonio Fazio viene nominato governatore della Banca d'Italia, succede a Carlo Azeglio Ciampi, incaricato il 26 aprile di formare un nuovo governo dopo le dimissioni di Giuliano Amato. Candidati erano anche Padoa Schioppa e Modigliani. il risiko finanziario .a battaglia Mediobanca Duri gli scontri con il mondo della finanza. A partire dal no alle Opa del Sanpaolo su Banca di Roma e del Credito italiano sulla Comit, fino, alla battaglia per la guida di Mediobanca - che ha portato alle dimissioni di Vincenzo Maranghi - e per ii controllo delle Generali.

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