Università, scontri sulla riforma di Andrea Di Robilant

Università, scontri sulla riforma PROTESTE A ROMA DOCENTI, RICERCATORI E STUDENTI: DECISO IL BLOCCO DI TUTTE LE ATTIVITÀ DAL 10 AL 15 OTTOBRE Università, scontri sulla riforma H governo ha posto la fiducia sul testo, tafferugli davanti al Senato Andrea di Robilant ROMA Il governo ha posto la fiducia per il voto che si terrà oggi al Senato sul maxi-emendamento alla riforma dell'università. L'opposizione è insorta, gridando al «colpo di mano». E intanto docenti, ricercatori e studenti, reduci dal sit-in davanti a Palazzo Madama, hanno proposto il blocco di tutte le attività accademiche dal 10 all5 ottobre per protestare contro la riforma Moratti. Peggio di così non poteva finire. La travagliata riforma dell'università italiana, tassello fondamentale per il rilancio economico e sociale del Paese, sarà verosimilmente approvata in tutta fretta, con il minimo dei consensi in Parlamento, e contro il parere della stragrande maggioranza dei rettori e dei docenti. «Quella della fiducia è stata una scelta tecnica e non politica», ha assicurato Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia. «Dovevamo approvare questa legge prima della sessione di bilancio e l'opposizione ha presentato ottocento emendamenti. Non potevamo fare altrimenti. Tutti parlano di riforme ma poi quando si tratta di farle, le cose sono più complicate». Ma le giustificazioni di Schifani non hanno certo placato gli animi. Anzi, la Conferenza nazionale dei rettori ha denunciato l'iniziativa del governo come «una inaccettabile forzatura della prassi parlamentare», e ha ribadito che il testo non risponde affatto «alle esigenze di una riforma incisiva e organica, sostenuta da imprescindibili e adeguati finanziamenti». Per i senatori dell'Unione la decisione di porre a sorpresa la fiducia costituisce «l'ennesimo insulto alla democrazia» e «una vergogna per il Paese». L'annuncio della fiducia ha anche creato momenti di tensione tra la folla di docenti e studenti che protestava davanti a palazzo Madama. Al centro della disputa è il maxi-emendamento del governo sullo status giuridico dei ricercatori e sul reclutamento dei professori universitari. Per Letizia Moratti, la sua approvazione rappresenta «un importantissimo passo avanti per la crescita della qualità del sistema-università fondato in primo luogo sulla meritocrazia», che dovrebbe permettere al lacero sistema universitario italiano di ricollegarsi con l'Europa. Niente di tutto questo, replica allarmata la grande maggio¬ ranza dei rettori e dei docenti. La riforma non risolve il problema del precariato, la vera piaga del sistema, e semmai promette di peggiorarlo, togliendo prospettive concrete a migliaia di giovani ricercatori che da tempo esercitano attività didattica senza qualifica e in cambio di stipendi talmente irrisori da essere meramente simbolici. Per quanto concerne l'altro grosso nodo, quello del reclu¬ tamento trasparente dei docenti in base al merito, i rettori sono favorevoli ad un ritorno ai concorsi nazionali, come propone il governo. Ma per evitare gli abusi e il malcostume di una volta, chiedevano l'istituzione di una Agenzia di valutazione di prestigio e indipendente dal ministero. Ma i rettori hanno preso atto «con rammarico» che ogni riferimento all'Agenzia «è scomparso nel testo». Un altro aspetto che preoccupa la conferenza nazionale dei rettori è che la riforma viene varata praticamente a costo zero e non si capisce come possa essere attuata concretamente. «Una disegno di legge come questo lede la dignità dei docenti universitari», protesta Guido Fabiani, il retto- re di Roma Tre. «Tutti si sentiranno offesi da norme così riduttive. Il provvedimento è stato messo a punto senza alcuna concertazione. E contrariamente a quanto afferma il ministro Moratti, non rappresenta affatto la posizione dei rettori. Non c'è il merito, non c'è la ricerca, non c'è l'accesso dei giovani e sul finanziamento c'è lo zero assoluto». La riforma preoccupa più di tutti le migliaia di ricercatori precari che insegnano corsi universitari: prevede la messa in esaurimento della figura del ricercatore entro il 2013. «Di fatto la Moratti non fa che allungare il precariato senza riconoscere il ruolo docente alla nostra categoria», spiega Marco Merafina, portavoce della rete nazionale dei ricercatori. «E' una legge inutile e dannosa per il Paese». Questa mattina il voto Schifarti: scelta tecnica legge da approvare prima della sessione di bilancio L'Unione: colpo di mano I ricercatori: la Moratti non fa che allungare il precariato Y///J jjgg» i Un momento della manifestazione di studenti e ricercatori davanti ai Senato contro la riforma Moratti

Persone citate: Guido Fabiani, Letizia Moratti, Marco Merafina, Moratti, Renato Schifani, Schifani

Luoghi citati: Europa, Roma