All'ex segretaria del premier «Non vado in galera per tutti»

All'ex segretaria del premier «Non vado in galera per tutti» LE INTERCETTAZIOWi ECCO PERCHE E SCATTATO IL PROVVEDIMENTO All'ex segretaria del premier «Non vado in galera per tutti» Nel mirino dei giudici le fatture per contratti ^Qultali,a 7 Gold, per condizionarla MILANO «Io non finisco mica in galera per tutelare una verità che nessuno vuole tutelare... omissis. A me hanno messo le manette sul tavolo. Questa è la situazione. E quella mi ha detto: "Io intanto la posso imputare per bancarotta fraudolenta e la posso trattenere". Ha detto. Il che è vero...». Era il 3 giugno del 2004 e Luigi Crespi alzava la voce al telefono con ((tale Deborah», che nel provvedimento d'arresto scattato ieri, viene individuata più precisamente come Deborah Bergamini «ex segretaria personale deh'onorevole Silvio Berlusconi» passata poi ad assistere Alfredo Messina, uno dei manager chiave del Biscione, attuale vicepresidente di Mediolanum. Ma perché Crespi, che già immaginava la possibilità di un arresto (la sua Hdc era fallita appena un anno prima e i contomi della bancarotta si stavano delineando con chiarezza) si arrabbia in questo modo? A quale ((verità da tutelare» si riferisce parlando con l'ex segretaria del presidente del Consiglio? La risposta sta in un paio di episodi che gh vengono contestati per la distrazione di 15 di milioni di euro in tutto dal fallimento Hdc. Uno è relativo a un pagamento ((preferenziale» di Hdc, in stato prefallimentare, a Publitalia per 17 milioni di euro in relazione a un credito per spazi pubbhcitari venduti alla Giochi Preziosi tramite la mediazione di Crespi. L'altro invece riguarda una storia più complessa. Si tratta di 500 mila euro pagati da Hdc a favore di Telelombardia e Antenna Tre «a fronte di fatture per operazioni inesistenti in quanto relative a fittizi contratti di acquisto di spazi pubbhcitari, ovvero di consulenza». Denaro pagato ((per conto di Mediaset e che gh veniva parzialmente restituito dopo la dichiarazione di fallimento». Tutto nasce dalla circostanza che tra la fine del 1999 e i primi mesi del 2000, Mediaset avrebbe fornito all'emittente Italia 7 Gold programmi di qualità a un prezzo particolannente vantaggioso, penalizzando così le concorrenti Telelombardia e Antenna Tre. In cambio, risulta da un memorandum firmato da Massimo Momigliano, consulente della rete tv e padre del manager di Pubblitalia Carlo MomigUano - appunto che Crespi fece avere a dei giornalisti ma non non agli investigatori - l'emittente Italia 7 Gold avrebbe tenuto «un indirizzo pohtico favorevole alle no¬ stre idee». Prosegue l'appunto: «S.B. (ovvero Silvio Berlusconi, ndr) dà un assoluto benestare chiedendo di attivare l'operazione il prima possibile...». Le elezioni del 2001 sono alle porte e tutto sembra andare a meraviglia. Ma ecco che dell'operazione vengono a conoscenza anche Antenna Tre e Telelombardia, «lamentando una distorsione del mercato che in modo surrettizio poteva condurre al controllo di Mediaset di un'emittente locale». Circostanza che, scrive il giudice, «giunse a comporre la vicenda in termini economici, concordando con Crespi un investimento pubblicitario di 450 milioni di lire», per ciascuna emittente. Non è chiaro a che titolo (d'indagato sia intervenuto per definire tali contenziosi», fatto sta che se per Telelombardia in qualche modo Crespi riuscì a trovare della pubbhcità, per Antenna Tre i magistrati sospettano che ci sia stato un giro di false fatture. Seguì un contenzioso, perché Crespi in realtà non riuscì a garantire completamente il tetto pubblicitario concordato e alla fine l'ex mago dei sondaggi decise di rivolgersi proprio ad Alfredo Messina, vantando un credito «di almeno 500 milioni». Illuminante una telefonata intercettata, dove Crespi fa esplicito riferimento alla storia delle televisioni locali che va «definita possibilmente in maniera ineccepibile» attraverso fatturazioni che una nuova società di Crespi avrebbe emesso nei confronti di Rti, cosicché «anche se questa cosa qui va in mano al peggiore dei giudici... Diciamoci la verità... non abbiamo nulla da nasconderci., è un fatto... ho fatto una prestazione di lavoro personale». Non la pensa così Messina che ((invita il Crespi a smettere di parlare così e lo interrompe bruscamente ripetute volte fino ad alzare la voce esclamando: "perché continua a insistere su 'sta cosa!?"». Vincerà Crespi visto che Mediaset, poco dopo, disporrà un bonifico per la cifra destinata ad Antenna Tre e che invece, sostengono i giudici, si sarebbe intascato sempre lui, «il Crespi», [p. col.) Il contenzioso Le «rivali» Antenna Tre e Telelombardia intervenirono sentendosi danneggiate

Luoghi citati: Antenna, Italia, Messina, Milano