Il figlio di Mitterrand «Un passaporto e mi rifaccio una vita»
Il figlio di Mitterrand «Un passaporto e mi rifaccio una vita» JEAN-CHRISTOPHE VIVE GRAZIE AGLI AIUTI DELLA MADRE E DELLA COMPAGNA PITTRICE Il figlio di Mitterrand «Un passaporto e mi rifaccio una vita» E7 quasi un clochard, vuole tornare in Africa Domenico Quirìco corrispondente da PARIGI Essere «figlio di» è la sua tribolazione, U cognome lo pedina ormai negh anfratti più neri della esistenza. Jean-Christophe (figlio di) Mitterrand, trascma sul gobbone, grazie aUa solerzia dei giudici, una pancata di reati, gli hanno appiccicato un nugolo di infamanti capitoli del codice penale. Per non cacciare troppo la penna nel calamaio giudiziario si possono citare la complicità nel commercio iUegale di armi, l'appropriazio- ne indebita, l'appropriazione di beni pubblici, U miUantato credito. Un saturnale della tendenza a delinquere, direbbero ilombrosiani. Sarebbe comphce, consulente, fiancheggiatore di una gigantesca corruzione che germinava dietro le quinte della pohtica ufficiale, mescolato a una ciurma di faccendieri e brassuer. E' stato in prigione (per poco) nel duemUa, è braccato dahe banche che esigono soldi, condannato per frode fiscale per l'inezia di seicentotrentamila euro di imposte non pagate, a giugno hanno respinto la sua ennesima richiesta di riavere il passaporto. Ormai può andare solo in Corsica, a consultarsi con l'avvocato, lui che negh anni caldi e pecuniosi in cui saettava come «Monsieur Afrique» da una capo ah'altro del continente, si vantava di volare più che un pilota. Il figlio del presidente che la Francia, non solo di smistra, rimpiange come l'ultimo monarca repubblicano esibisce la sua caduta senza fine, il suo mediocre destino di liquidatore di una dinastia sul «Journal du Dimanche». Spolpato, incanutito, un avanzo di battagha, JeanChristophe declina una imbarazzante puree dove si mescolano dichiarazioni di innocenza, annunci di miseria e richieste di una chance per riscattarsi. E pensare che quando «consighere deh'Eliseo per gh affari africani» scendeva daU'aereo in uno dei tanti paesi che rispetto ai tempi dell' Empire hanno aggiunto aUa miseria soltanto una bandiera colorata, si srotolavano le guide rosse e rombavano le limousine presidenziali. In decine di Palazzi, dal Gabon aUa Costa d'Avorio, la sua foto era sistemata tra queUe degh amici più importanti. Ormai Ihanno gettata neU'immondizia, potrebbe essere una prova imbarazzante. Ora racconta che vive a spese deUa madre Danielle, che lo ospita neUa casa carica di storia di me de Bièvre. Non deve essere piacevole misurare, giorno dopo giorno, la propria caduta sfiorando stanze dove è passato un pezzo di storia della Francia, e non solo. «Non voglio piangere miseria» declina pudibondo, ma dipende daUa pensione di «maman» e dalla compagna, una pittrice, di cui cura il sito internet e accudisce le tele che ingombrano la cantina di casa. Tanto non ha nuU'altro da fare. Ha dovuto sottoporsi a una cura antidepressiva ed è tuttora in analisi. Per pagargli la cauzione la madre ha venduto i mobih, come succede neUe dinastie decadute, e ha ipotecato in parte della casa per trecentomUa euro. Cinque mihoni di franchi le è costato tirar fuori daUa Sante in quel Natale del 2000 quel figlio maneggione, pagare queUo che lei gridò essere «un riscatto». Disse, quando lo scandalo scoppiò, che «credeva neUa sua innocenza perchè sapeva come era stato educato». Frase terribile. Ma Jean-Christophe Mitterrand è davvero quest'uomo incancrenito dagh infortuni deUa vita come si racconta nel Journal du Dimanche? 0 un cinico bugiardo a cui U giudice rimprovera di aver ricevuto 2 mihoni di euro da un faccendiere di nome Pierre Falcone per una mascalzonesca di vendita di armi in cambio di petrolio? Il gozzovighatore di bustarehe descritto dal magistrato o l'ostaggio di postume rese dei conti pohtiche? «Voglio tornare a lavorare, in Africa naturalmente, che frequento dal 1969, U passaporto è il mio strumento di lavoro. Ridatemelo, quando ci sarà U processo ci sarò. Ormai come volete che possa nascondere prove o ostacolare le inchieste?» si lamenta. Ribadendo che è innocente, che è tutto un complotto, perchè un Mitterrand «non è uguale davanti aUa giustizia». Vorrebbe andare a vivere in Mauritania dove è compropieta- rio di una fabbrica per la lavorazione del pesce, sfuggita al naufragio giudiziario, vorrebbe ricominciare, forse farsi dimenticare. Prova erculea, come se fosse mai possibile non essere «figlio di»! «La fabbrica lavora, funziona. Anche se U mio ex socio ha approfittato dei miei guai e i fornitori francesi sono stati maltrattati dai controlli del fisco». Adesso cerca quasi di presentarsi con vestiti traducenti l'infinito sbadiglio del digiuno. Ma è stato sdraiato per un decennio neh'agiatezza, sazio di ghiottonerie. Ex giornalista deUa France Presse , quando U padre diventò presidente traslocò, con promozione nepotistica, nei più luccicanti uffici da consighere. Non ci vuole molta fantasia per capire come despoti, presidenti e intrallazzatori trovassero dehzioso scambiare informazioni, consigh e pareri con quel delfino deU'Eliseo. fl suo era senza dubbio un punto di vista persuasivo. Primi anni novanta: quando l'Africa francese, per l'ultima volta, era ancora lustra e obbediente, quando i buoni affari non mancavano. E quando molti riuscivano, neppur tanto furtivamente, a calarsi nell'intimità dei traffici e deUe bustarehe. Come consigliere per il continente nero del padre fu coinvolto in scandali di bustarelle e vendite di armi Invecchiato, dopo la (breve) prigione dice: «Non voglio piangere miseria Fatemi lavorare» Jaen-Christophe Mitterrand, figlio dell'ex presidente francese, mentre sta per entrare nel tribunale di Parigi (giugno 2001 ) Francois Mitterrand, a destra, con la moglie Danielle e il figlio Jean-Christophe
Persone citate: Christophe Mitterrand, Francois Mitterrand, Jean-christophe, Mitterrand, Palazzi, Pierre Falcone
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