La cure omeopatiche? Placebo della discordia

La cure omeopatiche? Placebo della discordia La cure omeopatiche? Placebo della discordia UNO STUDIO DENUNCIA LA MANCANZA DI PROVATA EFFICACIA: E GRAZIE AD ALCUNI POLITICI SI SCATENA LA DEMAGOGIA SULLA «LIBERTA' TERAPEUTICA» Enrica Pugno I AUTOREVOLE rivista scientifica «Lancet» ha i pubblicato un ricerca «h. secondo la quale ì rimedi omeopatici avrebbero un'efficacia illusoria, pari a quella del placebo. L'editoriale della rivista fa il punto non solo sulla debolezza scientifica dell' omeopatia, ma anche sulle ragioni del suo successo, ricondotto essenzialmente alla depersonalizzazione della medicina moderna: in sostanza, se qualcuno dice di essere guarito con l'omeopatia, il mento non è del prodotto omeopatico, ma dell'approccio personalizzato di questa terapia. Non è una grande novità, e se ne parla da anni in questi termini. Habnemann, il fondatore dell'omeopatia, ha messo il paziente al centro dell'assistenza sanitaria, sostenendo che fattori per' sonali ed emotivi hanno un impatto fondamentale sulla sua salute. Il messaggio dell' omeopatia che vale ancora oggi è proprio questo. Ciò che invece sorprende è lo stato di fibrillazione che lo studio uscito su «Lancet» ha scatenato nei media. Immediata e prevedibile la risposta della Boiron, la maggiore industria del mercato omeopatico, il cui fatturato (1 miliardo di euro all'anno) corrisponde ad una frazione non indifferente (0,50/*.) dell'intero mercato farmaceutico mondiale: "si tratta di una nuova strumentalizzazione indegna della medicina e dei milioni di pazienti che ogni giorno beneficiano dei trattamenti omeopatici.. Qualcuno sta facendo pressione all'OMS, che ha recente- mente presentato un rapporto preliminare favorevole all'omeopatia, screditando i rimedi omeopatici, prescritti da 150.000 medici a 300 milioni di pazienti in tutto il mondo con una pubblicazione che poggia su basi scientifiche quanto meno dubbie e criticabili". Nessun commento, invece, sul fatto che attualmente non esistano ricerche che provino l'efficacia dell' omeopatia, e che il rapporto dell'OMS sia stato a sua volta criticato da autorevoli esperti proprio delle terapie non convenzionali. Meno prevedibili le uscite dì molti pohtici. Il ministro Storace, riferendosi a «Lancet», ha affermato che "esistono altri studi autorevoli che affermano il contrario". Il sottosegretario alla sanità, Cursì, ha detto: "rispetto il parere dei Premi Nobel contro l'omeopatìa, ma francamente credo sia più importante rispondere alle richieste di dieci milioni di italiani. Gli scienziati esprimono il loro punto dì vista, ma non sono la Cassazione". Ancora più elusivo l'intervento di Del Barone, il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, che ha addirittura affermato che "se molti cittadini trovano riscontri positivi nell' omeopatia, e se ì medici ottengono risultati soddisfacenti sul piano professionale, occorrerà non esagerare con dubbi e perplessità". Siamo al trionfo del relativismo e del populismo terapeutico: misurare la validità di una cura in base al numero delle persone che la utilizzano è affidarsi a un'evidenza sociologica e non scientifica. E' fondamentale garantire la libertà di scelta terapeutica dei cittadini e la scelta professionale del medico, ma il principio vale anche per le terapie dì efficacia non provata? Nell'interesse del paziente, è meglio che il medico dia consigli basandosi su dati scientifici piuttosto che su aneddoti, preconcetti e nozioni non provate che tendono inevitabilmente a trasformarsi in medicina basata sulla "provvidenza", sulla "propaganda" e sulla ciarlataneria. E' poi importante proteggere quella parte di pubblico meno critica e più vulnerabile, che, nel nome della libertà di cura, è facile preda di maghi e guaritori di ogni tipo. Proprio per questo, si tenta da anni di creare in Italia una legge dì riordino dell'intero settore delle medicine non convenzionah. Gli enormi interessi economici e l'autorevolezza autoreferenziata dì noti esperti sembrano più forti di una corretta informazione, e la proposta continua a giacere in parlamento. L'omeopatia funziona davvero? E' difficile rispondere in modo non negativo, e senza appellarsi al placebo. In ogni caso, se il placebo è dovuto all'effetto del credere, questa è una realtà di portata tutt'altro che trascurabile, con un ruolo attivo in ogni fase della cura, e un effetto reale, misurabile e fisiologico. Negli studi sperimentali clinici, il placebo ha un connotato negativo, e un impat- to economico enorme: se un farmaco non funziona meglio del placebo, non ha ragione di essere messo in commercio. Ovvio cpindi che sul placebo stesso gh studi siano molto pochi: la sua efficacia non ha ricadute commerciali. Alla luce di queste considerazioni, in base a quali criteri il nostro sistema sanitario nazionale dovrebbe concedere l'erogazione gratuita dì una terapìa come l'omeopatia che è sovente più un desiderio del paziente che una scelta razionale? Più in generale, chi decide sul futuro della medicina? Secondo alcuni, la medicina è al servizio del pubblico, e deve adattarsi a un sistema dì domanda/offerta. La medicina non con¬ venzionale, percepita come sicura e naturale, deve essere disponibile per tutti e dovunque, indipendentemente dalla sua efficacia. Tuttavia, in un mondo reale con risorse limitate, è essenziale avere un modello razionale di riferimento. E' logico, quindi, che ógni trattamento sanitario sìa basato sull'evidenza, e che i fondi limitati a disposizione siano utilizzati per raggiungere i massimi benefìci. Se la medicina non convenzionale vuol far parte del sistema sanitario pubblico o privato (c'è una forte richiesta in questo senso) dovrà accettare dì essere osservata da vicino e validata. Le nuove norme europee per la registrazione dei farmaci dovranno gestire questi dilemmi, costringendo l'omeopatia a provarsi scientificamente od a finire nel numero delle grandi illusioni. La sfida per ì ricercatori interessati alle medicine non convenzionali è quella dì dimostrare che l'evidenza può avere orìgine diversa da quella concepibile al momento. In fin dei conti, la scienza consiste proprio nel cercale di spiegare un'osservazione senza dover ricorrere al soprannaturale. Al di là di tutte queste considerazioni, non dimentichiamo che la bagarre sull'efficacia o meno dell'omeopatia è in fin dei conti marginale per il cittadinopaziente. La sua vera insoddisfazione è rappresentata dalla scarsa attenzione che troppe volte riceve dal proprio medico curante, a sua volta, riconosciamolo, vittima dei mille intoppi burocratici imposti da un sistema sanitario teso talvolta a giustificare così la sua stessa esistenza. Esistono solo la medicina che funziona e quella che non funziona. Il pluralismo scientìfico è auspicabile, ma il relativismo terapeutico no, e bisognerebbe avere il coraggio di ammetterlo. MA LA MEDICINA «UFFICIALE» DEVE RECUPERARE IL RAPPORTO PERSONALE CON IL PAZIENTE

Persone citate: Boiron, Del Barone, Enrica Pugno I, Storace

Luoghi citati: Italia