I male e l'ingiustizia: filosofi, fate lumi!

I male e l'ingiustizia: filosofi, fate lumi! I male e l'ingiustizia: filosofi, fate lumi! Franca D'Agostini L'ultimo libro di Salvatore Veca, La priorità del male e l'offerta filosofica, appartiene a un genere oggi non molto frequentato, ma di cui si avverte la mancanza: b genere che si potrebbe definire (evitando altre etichette, più problematiche) di «teoria informale deba teoria». Una sorta di «die cosa significa pensare», a partire dai dibattiti pubblici e filosofici recenti. L'editoria itabana di oggi, specie queba intenta a emulare gb americani inseguendo un'idea discutibbe di divulgazione filosofica, trascura questo genere. Ma è un errore, perché l'esistenza di opere di questo tipo è ciò che crea e rafforza la comunità scientifica dei filosofi: e senza una simbe comunità non c'è filosofia, quindi né divulgazione, né buona ricerca che sia riconoscibbe come tale. Inoltre, la comunità scientifica dei filosofi si riconosce ed esiste in quanto opera in un territorio detto «ragione», ma l'esistenza e la natura di tale territorio neba fbosofia itabana recente sono state seriamente poste in dubbio, e anzi, è stato proprio lo scetticismo circa l'esistenza di un canone razionale (identificato neb'ibuminismo positivista e neba dialettica hegelomandsta) a fornire un teneno comune, una sorta di koiné. Su queste basi, inserire nel contesto itabano (più in generale europeo) criteri di demarcazione (come b dualismo di divulgazione e ricerca settoriale) in uso in contesti in cui b canone è (o ritiene di essere) più forte e consobdato, può essere rischioso. In un certo senso, è come se si volesse versare acqua bobente in un recipiente di plastica: si rischia di fondere b contenente, disperdendo con ciò tutto b contenuto. Non bisognerà lasciarsi ingannare daba forma elegantemente minimale scelta da Veca: raccolta di saggi, titolo educato e sempbcemente descrittivo, stbe consuetamente pacato. La posta è invece piuttosto alta, si tratta di ricostruire e ricostruirsi un'idea di sapere (umanistico e scientifico), indicare i compitipubbbci di una super-teoria o quasi-teoria detta filosofia, definire b teneno e gb strumenti su cui e con cui tale teoria opera, provare a metterla aba prova su questioni calde deba vita individuale e pubbbca. Il volume è diviso in quattro parti. La prima elabora b tema di una teoria pobtica adatta aba «costebazione postnazionale» in cui ci troviamo; la seconda cerca di definire come dovrebbe essere una simbe teoria, e che cosa potrebbe «offrire» alla sfera pubbbca; la terza si addentra neba vessata questione del «destmo deba scienza e deba tecnica», mostrando con pacati e risoluti argomenti come «una cultura matura» non dovrebbe «prendere sul serio» né i disprezzatori deba scienza né i suoi devoti (come dire: è mai possibbe che qualcuno perda ancora tempo su simib sciocchezze?). L'ultimo saggio elabora la questione nozickiana deba «vita pensata», appbcando l'analisi al caso dell'amore. L'insieme disegna un quadro minuziosamente coerente e controbato, in cui ogni presa di posizione - lo si avverte - è b risultato di analisi approfondite, e di un' esperienza di molti anni: perché anche come filosofo deba pobtica (oltre che in varie opere, di tono «leggero», benché non propriamente divulgativo) Veca non ha mai smesso di intenogarsi su questioni metateoriche generab. La linea argomentativa del libro è in fondo molto sempbce. L'evidenza («la priorità») del male, ossia b fatto deb'ingiustizia, deba sopraffazione, deba discriminazione, è l'avvio del lavoro filosofico, e decide l'utibtà pubbbca deba filosofia. Ciò posto: quale è «l'offerta filosofica»? che cosa effettivamente devepuò fare la filosofia? L'esame debe condizioni per cui la domanda pubbbca e scientifica di filosofia possa trovare risposta porta Veca a fissare uno dei risultati forse più interessanti del libro: la riconsiderazione di quel territorio deba ragione che viene alternativamente decostruito, o dato per scontato, dabe pobtiche filosofiche recenti. Elaborando originalmente i contributi di vari autori (in particolare Bernard Wilbams, Robert Nozick, Isaiah Berlin, b Wittgenstein di Della certezza), ma con una preoccupazione in fondo sistematica, schiettamente kantiana, Veca giunge a debneare b mondo deba ragione contemporanea, postnazionale, e tuttavia ancora ibuminista, come una specie di iperuranio dinamico, in cui esistono fondamenti, valori, ideabtà, ma in continuo dialogo e continua trasformazione. La geografia e la fisica di questo mondo vengono chiarite bene neba seconda parte del libro. Alcuni di questi valorifondamenti ci appaiono «insaturi», e pertanto mobbi, incerti, multiformi: per cogberb e comprenderb occonerà un lavoro interpretativo, ma altri sono i fondamenti che orientano i nostri dubbi e le nostre certezze, e rispetto ad essi è inevitabbe un lavoro di descrizione. A volte ciò che è mobbe diventa fisso, e ciò che è fisso diventa mobbe, a volte quel che è fondamento in un campo diventa epife¬ nomeno neb'altro, ciò che è saturo in un contesto si svuota in un altro. Ma è proprio la mobibtà del territorio deba ragione a rendere essenziale b lavoro filosofico: proprio perché i fondamenti-valori sono fragili e ne esistono diversi, e nonostante ciò ispirano ancora le nostre istituzioni, e la nostra speranza di giustizia, diventa essenziale b discorso che b esamina e ne . chiarisce (interpretativamente, descrittivamente) la natura. Hegel è un filosofo che Veca non frequenta. Eppure, questo iperuranio in movimento assomigba molto al «logico» hegebano. Ripetutamente l'autore (Schiara la sua fedeltà al programma ibuminista: ma forse bisognerebbe avere l'avvertenza di includere sotto l'etichetta «bluminismo» anche Hegel (b quale non l'avrebbe rifiutata), e almeno una parte degb begebani. Veca si accorgerebbe di avere più seguaci di quanto forse pensi. SALVATORE VECA CI INVITA A RICOSTRUIRE UN'IDEA DI SAPERE, A DEFINIRE E METTERE ALLA PROVA UNA TEORIA CAPACE DI RISPONDERE ALLE DOMANDE DELLA VITA PRIVATA E PUBBLICA Salvatore Veca La priorità del male e l'off erta filosofica Feltrinelli, pp. 188, ei4 S A G G Una tavola dell'Encyclopédie di Diderot-D'Alambert