Bush:«Teheran impari la lezione» di Maurizio Molinari
Bush:«Teheran impari la lezione» IL NEGOZIATO UN SUCCESSO MULTILATERALE Bush:«Teheran impari la lezione» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Cinque nazioni hanno fatto capire che una Nord Corea nucleare non è nell'interesse del mondo e cinque nazioni hanno avanzato una formula che la Nord Corea ha accettato dando vita a un processo che sottoporremo a verifiche». Le parole con cui il presidente americano George W. Bush commenta la rinuncia di Pyongyang al nucleare contengono un omaggio alla diplomazia multilaterale scelta come timone della pohtica estema nel secondo mandato alla Casa Bianca. Alcuni suoi consiglieri vanno oltre e spiegano che la svolta nel negoziato nordcoreano è avvenuta mercoledì scorso al Waldorf Astoria di New York, quando Bush ha incontrato il presidente cinese Hu Jintao concordando i dettagli dell'ultima stretta negoziale. Dan Fried, vice segretario di Stato per gli Affari Europei, esprime l'auspicio che adesso «Teheran comprenda bene il messaggio dell'accordo nordcoreano», ovvero l'impossibilità di resistere alle richieste della comunità internazionale quando riesce a operare insieme. Se con Pyongyang il multilaterahsmo si è espresso con il volto dei ministri di Stati Uniti, Cina, Giappone, Russia e Corea del Sud nel caso iraniano è rappresentato dai negoziatori di Francia, Gran Bretagna e Germania «a cui va il sostegno dell'America», aggiunge Dan sottohneando che «la reazione di Parigi al discorso all'Orni del presidente iraniano Abmadinejad sul nucleare è stata molto dura». L'altro fronte dell'offensiva di diplomazia multilaterale è la Siria. Al Palazzo di Vetro si è riunito per la prima volta il gruppo di contatto sul Libano Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Itaha, Russia, Epitto, Arabia Saudita e Nazioni Unite - chiedendo a Damasco di «porre fine a ogni tipo di ingerenza» e preannunciando una conferenza sulla ricostruzione che avrà luogo a Beirut a fine anno. «La stabilità del Libano può avere un impatto positivo su tutto il Medio Oriente», ha commentato il capo della Farnesina, Gianfranco Fini, alla conclusione dei lavori, sottolineando come il gruppo di contatto «sosterrà il governo libanese» nel procedere verso «il pieno rispetto della risoluzione 1559 che prevede anche il disarmo di tutte le milizie inclusi gh HezboUah». Per lltaha, primo partner commerciale di Beirut, la conferenza si annuncia come un appuntamento di alto profilo e in questo quadro Fini tiene a precisare: «Contiamo molto sul contributo che potrà venire dai Paesi arabi produttori di petrolio». Il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, ha colto l'occasione della riunione del gruppo di contatto sul Libano per lanciare sotto gh occhi del Segretario generale Kofi Annan un monito a Damasco su più fronti: «In Libano ci aspettiamo che ponga fine aUe interferenze politiche e ritiri l'intelligence, in Iraq ci aspettiamo che non consenta più ai jiahidisti di transitare con armi per andare a compiere stragi di civili, in Medio Oriente ci aspettiamo che cessi di ospitare quei gruppi palestinesi contrari al negoziato di pace». La pressione del gruppo di contatto su Assad sembra destinata a crescere in vista del 25 ottobre quando Detlev Mehlis, capo dell'indagine Onu sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafik Hariri, farà il proprio rapporto al Segretario generale presentando le prove finora raccolte che, secondo indiscrezioni rimbalzate sulla stampa di Beirut, chiamano in causa i vertici dell' intelligence siriana. Di questi temi Fini ha discusso in incontri bilaterali con i colleghi di Iran, Libano ed Israele.
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